Immaginiamo che le crepe nel calcestruzzo possano essere riparate quando sono ancora molto piccole e che quindi non possano espandersi tanto da diventare grandi e causare il collasso di strutture come i ponti. Non sarebbe fantastico?
È proprio in quest’ottica che negli ultimi anni sono stati sviluppati vari tipi sperimentali di calcestruzzo autorigenerante. Ma uno degli ultimi utilizza un tipo di fungo per autocurarsi.
Ispirato dalla capacità del corpo umano di guarire se stesso, il calcestruzzo è stato creato da Congrui Jin, Guangwen Zhou e David Davies della Binghamton University di New York, insieme a Ning Zhang della Rutgers University. Incorporando spore del fungo Trichoderma reesei insieme a sostanze nutritive che vengono poste all’interno della matrice di cemento mentre viene miscelata il calcestruzzo
Questo crea le condizioni per cui ciò che ne viene fuori, è un materiale in grado di riparare da solo le crepe che si creano con il tempo.
Infatti una volta che il calcestruzzo si è indurito, le spore rimangono inattive fino a quando compaiono le prime micro-crepe. Queste crepe fanno, ovviamente, entrare acqua e ossigeno. Ed è qui che il fungo trova le sostanze nutritive e le condizioni per entrare in azione.
Infatti ciò provoca la germinazione, la crescita e la precipitazione delle spore nel carbonato di calcio, che a sua volta sigilla le crepe.
“Quando le crepe saranno completamente riempite e alla fine non entrerà più acqua o ossigeno all’interno, i funghi formeranno di nuovo le spore dormienti, pronte a rientrare in azioni quando necessario”, afferma il dott. Jin.
La ricerca è ancora nella prima fase di sviluppo, ma si sta dimostrando davvero efficace. Sarebbe una scoperta incredibile, che potrebbe risolvere l’enorme problema della manutenzione delle infrastrutture nel mondo. Problema che solo in Italia ha provocato 100 morti in 6 anni.