Ogni volta che gettiamo via bucce di banana, grappoli d’uva scartati o fango algale potremmo star buttando via più che semplice spazzatura. Potremmo star buttando via il futuro. La scienza sta sperimentando nuove soluzioni che trasformano rifiuti e materiali considerati pieni di difetti ambientali in alternative sostenibili e sorprendenti.
Le bucce di banana sono state al centro di diversi studi che hanno portato alla produzione di pellicole biodegradabili. In Sud Dakota alcuni ricercatori le hanno trasformate in film plastici compostabili, trasparenti e resistenti, capaci di degradarsi nel suolo in poche settimane. In Brasile i tecnici dell’Embrapa hanno sviluppato un metodo semplice che, trattando le bucce con acqua o soluzioni acide, produce pellicole bioplastiche con proprietà particolari come protezione dai raggi UV e azione antiossidante.
Anche i residui di potatura della vite hanno dimostrato un potenziale inatteso. Trasformati in laboratorio, sono diventati film plastici con resistenza meccanica superiore ai sacchetti tradizionali, trasparenza soddisfacente e una biodegradabilità rapidissima che li porta a sparire nel suolo in poco più di due settimane senza lasciare tracce dannose.
La spirulina, un’alga blu-verde oggi usata come integratore alimentare, è stata trasformata in bioplastica da un gruppo di ricerca dell’Università di Washington. Con calore e pressione si ottiene un materiale con proprietà simili a quelle delle plastiche usa e getta convenzionali, ma capace di degradarsi in condizioni domestiche come se fosse una buccia di frutta.
Non mancano gli ostacoli. I costi di produzione sono elevati, la scalabilità resta una sfida, le proprietà tecniche non sempre sono stabili e le normative sul significato di biodegradabile o compostabile cambiano da paese a paese. Alcuni materiali si degradano solo in impianti industriali e non in natura.
La produzione globale di bioplastiche è di circa 2,2 milioni di tonnellate all’anno, su un totale di oltre 400 milioni di tonnellate di plastica. Si prevede che la capacità produttiva globale passi da 2,18 milioni di tonnellate nel 2023 a 7,43 milioni di tonnellate entro il 2028. Il mercato globale delle bioplastiche nel 2024 è stato valutato attorno ai 15,57 miliardi di dollari e potrebbe arrivare a 44,77 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita del 19,5 % annuo.
Queste ricerche mostrano che il concetto stesso di rifiuto può essere messo in discussione. Quando bucce, rami di vite o alghe diventano imballaggi, contenitori o film protettivi, il ciclo si chiude e ciò che era scarto rientra come risorsa in un sistema circolare.





