di Maurizio Montalto – “Due venditori di scarpe statunitensi vengono mandati dalla propria azienda nel sud del Messico per procacciarsi clienti e tentare l’apertura di un nuovo mercato. Dopo qualche giorno uno dei due manda alla direzione commerciale il seguente fax: “qui la situazione è disastrosa, non c’è assolutamente mercato, nessuno porta le scarpe in questo dannato Paese. Vi rimando il campionario e ritorno a casa!” Qualche giorno più tardi, il secondo commerciante fa una telefonata dai toni piuttosto diversi: “ragazzi, mandatemi il campionario completo, qui c’è un mercato impressionante, nessuno ancora possiede le scarpe!” (Nanetti 2017).
La crisi ambientale del nostro tempo è una grande occasione per reinventarsi e gettare le basi di un nuovo modello sociale. La storia ce lo insegna. In Mesopotamia alcune migliaia di anni fa i Sumeri inventarono e costruirono le prime città. Lo fecero realizzando un innovativo sistema di reti idriche, che favorì lo sviluppo esponenziale dell’agricoltura e di un sistema sociale complesso. Una rivoluzione che ha cambiato il mondo. Oggi quel luogo si chiama Iraq e vive una fase di grave siccità. Così prova a reinventarsi. Per evitare una grande carestia, trasforma il metodo per la produzione del riso: dal consueto allegamento dei campi, passa a un modello di produzione più compatibile, che prevede la combinazione di semi di riso resistenti con moderni sistemi di irrigazione, con un risparmio del 70% di acqua.
Bisogna essere coraggiosi e intraprendenti per produrre il cambiamento. Lo sapeva Danilo Dolci.
Quest’anno corre il centenario della sua nascita. Fu l’inventore dello sciopero al contrario. Preferì alla protesta, la condivisione delle sofferenze e della vita delle fasce più vulnerabili della popolazione. Fece della difesa del diritto all’acqua come bene comune lo scopo della sua vita. Lo fece con azioni che portarono alla realizzazione delle dighe dello Jato e di Roccamena in Sicilia con l’obiettivo di elevare la produttività, il reddito e la qualità di vita delle famiglie, ma anche come occasione per un cambiamento strutturale del potere e della politica. Una lezione che deve indurci a osare.
La tendenza all’adattamento a scelte politiche non adeguate risponde al bisogno primario di sicurezza e stabilità, rendendoci ciechi rispetto alla necessità del cambiamento. Ma se il coraggioso movimento studentesco in Bangladesh ha portato al Governo del Paese il Nobel Mohammad Yunus, il popolo italiano può ben ottenere di dar seguito al referendum del 2011.
È il tempo delle visioni e delle realizzazioni concrete, del superamento della delega totale a chi non ne ha riconosciuto il valore. Nel Belpaese la costituzione del Ministero dell’acqua e per la pace potrebbe essere un passo importante. Essenziale il programma dei primi 100 giorni: riconoscimento del diritto all’acqua per le fasce disagiate e superamento delle discriminazioni, costituzione della Polizia idraulica, della Protezione Civile dell’Acqua e avvio del primo grande progetto al mondo di costruzioni di infrastrutture idriche compatibili con la natura.
L’Italia si è già reinventata nel secondo dopoguerra. Una visione del bene comune e uno sforzo collettivo garantisce ancor oggi la disponibilità d’acqua nel centrosud; è l’eredità dei nostri avi. Questo è il momento di costruire la nuova eredità, da lasciare alle generazioni future.
L’AUTORE
Maurizio Montalto – Avvocato e Giornalista pubblicista specializzato in “diritto e gestione dell’ambiente”. È il Presidente dell’Istituto italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali e del MovimentoBlu. È stato Presidente dell’azienda per l’acqua pubblica di Napoli ABC (Acqua Bene Comune). Medaglia al merito dell’Ordine forense “per l’impegno profuso in favore dell’ambiente” è membro del Committee on Environment and Climate Change del CCBE (The Council of Bars and Law Societies of Europe). Dal 2018 cura la versione italiana del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sulla gestione delle risorse idriche.