di Maurizio Montalto – Gli Animalculi nel mondo dell’invisibile sono rimasti nell’ombra per lungo tempo. Li scoprì un uomo nel 1677 e ne diede notizia alla Royal Society di Londra. Ma per il solo fatto che era un illetterato, non ricevette la dovuta attenzione dal mondo accademico. Eppure Antoni van Leeuwenhoek ebbe una straordinaria intuizione. Bisognava attendere il 1875, appena 200 anni dopo, perché la scienza ufficiale riscoprisse gli spermatozoi.
Fece un’esperienza simile il “medico dalle “mani pulite”. Fu chiamato così il giovane dott. Ignaz Philipp Semmelweiss che sostenne che i clinici dovessero usare l’acqua e lavarsi le mani, per evitare di trasmettere le malattie da un paziente ad un altro. Il suggerimento fu considerato offensivo e per la sua scoperta subì gravi angherie, perse il lavoro e fu persino internato. L’avessero ascoltato, avrebbero salvato un mucchio di vite.
Quanto avvenuto spiega come le relazioni umane si fondino su convinzioni radicate, cosicché anche quando cambiano le condizioni esterne e aumenta la sofferenza in maniera evidente tendono a non modificarsi. Talvolta l’immobilismo ci spinge fino a un punto di non ritorno. (P. Watzlawick)
Gli esempi che ci offre la storia sono numerosi. Quando riusciremo a decifrare il Rongorongo inciso sulle pietre, forse comprenderemo precisamente cosa pensassero i polinesiani, che abitavano l’isola di Pasqua (1000 d.C.), quando giunsero a sfruttare le foreste, per trasportare i Moai a valle su tronchi d’albero, fino a non disporre più del legno necessario a produrre le canoe per la pesca d’altura. Un migliaio di statue, secondo le teorie più accreditate, auguravano prosperità e sviluppo ai territori verso i quali sono rivolte. L’usanza di procurarsi buoni auspici in questo modo, ha indotto a far prevalere questa pratica sulla necessità di procacciarsi il cibo. Hanno provocato un disastro e quella civiltà è collassata. (J. Tainter)
Secondo alcune teorie i Moai avevano la funzione concreta d’indicare le fonti d’acqua dalle quali rifornirsi. (PLOS/One) Neanche questa ipotesi, però, vale a giustificare un impegno così spropositato e controproducente.
Lo spiega invece una costante umana: a fronte delle criticità crescenti, v’è la tendenza ad applicare in dosi sempre maggiori lo stesso rimedio.
La storia ci insegna che quando il rimedio è proprio la causa di problemi, bisogna fermarsi a riflettere, altrimenti i sistemi implodono. Alle volte situazioni spinte agli estremi possono volgersi nel loro contrario. Il fenomeno era già noto a Eraclito (535-475 c.C.) che gli diede il nome di enantiodromia.
Nella nostra epoca, le privatizzazioni dei sistemi pubblici, in particolar modo dell’acqua, dovrebbero liberare l’economia migliorando la qualità dei servizi e favorendo le classi meno agiate. Nella pratica, la scelta spasmodica di privatizzare la gestione dei beni essenziali ha prodotto disastri su scala planetaria a detrimento dei più deboli. Eppure in tanti hanno difficoltà ad abbandonare l’idea per aprirsi a soluzioni nuove. Gli interessi in gioco sono enormi, ma i vantaggi sono solo per un’élite; numeri troppo risicati per riuscire a formare una corrente di pensiero contraria al cambiamento.
La paura di abbandonare la strada già percorsa crea ostacoli difficili da sormontare.
La ricerca delle soluzioni passa anche attraverso il superamento delle sicurezze collaudate e sperimentate e può offrirci prospettive nuove e vantaggiose.
L’evoluzione umana è anche la somma dei rischi che alcune persone hanno corso nel proporre la propria utopia: è la sintesi di tentativi, di errori e buone idee. “I nostri sogni e desideri cambiano il mondo” diceva Karl Popper. E la storia c’insegna che val la pena provarci.
Fino a qualche anno fa era impossibile immaginare che le apparecchiature di casa comunicassero tra loro, che le auto potessero viaggiare senza una persona alla guida, che i medici potessero fare interventi a distanza, che nelle fabbriche la maggior parte dei lavori fosse affidata ai robot, che un computer potesse monitorare la quantità d’acqua necessaria alle piante e provvedere all’irrigazione riducendo gli sprechi, che le soluzioni bioniche potessero cambiare la qualità della vita di tanti.
Nel settore idrico l’evoluzione tecnologia è straordinaria. Oggi è possibile utilizzare un apparecchio piccolo come un tablet per produrre in piena sicurezza e con l’aiuto del sole acqua potabile dal mare o da fonti inquinate. E’ stata persino creata una tecnologia in grado di convertire l’aria in acqua e sarà applicata nella Hungua Primary School di Opuwo in Namibia, per migliorare le condizioni igienico sanitarie dei bimbi.
Bisogna liberare le energie positive.
L’Italia può fare da capofila nel rinnovamento. Il referendum del 2011 ci pone in una posizione di vantaggio. L’impegno per una gestione pubblica del servizio idrico e per la salvaguardia delle fonti d’acqua deve essere sostenuto costruendo un’alleanza tra le forze in campo. E nel superare i confini locali, possiamo guardare là dove la mancanza idrica genera tragedie, consapevoli del “potere dei sogni” e della forza che possono esprimere gli uomini che vogliono cambiare il mondo.
L’AUTORE
Maurizio Montalto – Avvocato e Giornalista pubblicista specializzato in “diritto e gestione dell’ambiente”. Presidente dell’Istituto italiano per gli Studi delle Politiche Ambientali. È stato Presidente dell’azienda per l’acqua pubblica di Napoli ABC (Acqua Bene Comune). È attivista del Forum Italiano per i Movimenti per l’acqua e ha fondato la Rete a Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia. Ha pubblicato: Le vie dell’acqua, tra diritti e bisogni ed Alegre, La guerra dei rifiuti ed Alegre, La Casa Ecologia ed Simone, L’acqua è di tutti ed L’ancora del Mediterraneo, La rapina perfetta ed libribianchi di stampalternativa. Ha avuto incarichi tecnici in Governi tipo Comitato Ministeriale sul diritto all’acqua, cd. Comitato scientifico del Ministero dell’Ambiente C.O.V.I.S. e ha lavorato sull’emergenza rifiuti per la Presidenza del Consiglio dei Ministri col Generale Jucci.