L’Europa si trova oggi a fronteggiare una delle fasi più delicate della sua storia recente. Il panorama internazionale, che per decenni ha rappresentato un quadro stabile e familiare per il continente, sta cambiando radicalmente, costringendo l’Europa a ripensare la sua collocazione globale. Questo processo di ridefinizione sarà inevitabilmente complesso e accompagnato da difficoltà.
Questi sono alcuni dei temi trattati nell’intervista con Ivan Krastev, noto politologo bulgaro, che ha recentemente partecipato a un dibattito organizzato dalla rete televisiva Arte a Bruxelles. Krastev, che guida il Centro per le Strategie Liberali di Sofia e collabora con l’Istituto di Scienze Umane di Vienna, è riconosciuto come uno degli studiosi più autorevoli in Europa. La sua carriera è caratterizzata da un approccio rigoroso e da un distacco dalle dinamiche polemiche tipiche del dibattito pubblico. Pur evitando toni accesi, Krastev si è sempre concentrato su questioni fondamentali come la crisi delle democrazie liberali, l’ondata migratoria, l’ascesa del populismo e il crescente nazionalismo in Europa.
Il suo approccio analitico, spesso originale e fuori dagli schemi, lo ha reso un interlocutore privilegiato nelle discussioni più rilevanti del nostro tempo. Krastev sa coinvolgere il pubblico con la sua calma comunicativa, arricchendo i suoi interventi con storie e aneddoti che rendono i concetti più accessibili e immediati. Uno dei suoi principali contributi intellettuali è stato quello di integrare l’analisi dell’Europa orientale e centrale, ex area d’influenza sovietica, nelle riflessioni complessive sulle dinamiche politiche e sociali del continente, offrendo così una visione più completa e sfaccettata delle sfide europee attuali.
Per lungo tempo, la visione occidentale ha teso a tracciare una netta separazione tra le due Europe, relegando i Paesi dell’Est al margine delle dinamiche che governano l’Occidente. Questo approccio ha spesso trascurato di interpretare le realtà dell’Europa postcomunista attraverso una lente aggiornata, continuando a utilizzare schemi ormai superati. Tuttavia, i fenomeni che attraversavano questi Paesi erano in realtà già parte di un contesto paneuropeo, sebbene con specificità locali.
Ivan Krastev, con le sue opere – come “Gli ultimi giorni dell’Unione” (2019), “La rivolta antiliberale” (2020), e “Lezioni per il futuro” (2020) – e con i suoi articoli sui principali quotidiani, ha contribuito a cambiare questa prospettiva. Ha offerto al pubblico occidentale una visione più chiara dell’Europa ex comunista, in particolare nel delicato periodo di transizione dal socialismo alla democrazia. Ha inoltre reso familiari concetti nati in quella regione, ma utili a spiegare dinamiche che si manifestano su scala continentale. Tra questi, la “paura di scomparire” (fear of disappearance) che caratterizza molti Paesi dell’Europa centrale e orientale, spingendo il nativismo e il nazionalismo in nazioni come Ungheria, Polonia, Bulgaria e Slovacchia.
Alcuni di questi temi tornano nell’intervista rilasciata a Arte, registrata nei suggestivi ambienti art déco del Flagey, ma rivisti alla luce degli ultimi sviluppi geopolitici. Krastev affronta questioni come la vittoria di Donald Trump, le tensioni nel Medio Oriente, il conflitto ancora irrisolto in Ucraina e le frizioni ai confini dell’Europa tra forze europeiste e filorusse.
Secondo Krastev, la crisi della democrazia liberale ha raggiunto un punto tale da rendere quasi indistinguibile il confine tra democrazia e autoritarismo. Egli osserva come la combinazione di polarizzazione e frammentazione politica abbia reso diversi Paesi europei, tra cui Francia e Austria, sempre più difficili da governare. A destra, le paure legate alla crisi demografica e alla percezione della “mortalità della comunità nazionale” alimentano l’insicurezza; a sinistra, soprattutto tra i giovani, domina l’angoscia per la distruzione ambientale. Parallelamente, il consenso ideologico che ha sostenuto per decenni la democrazia statunitense – storico alleato dell’Europa – appare oggi in declino, sostituito da una nuova realtà politica e sociale.
Questi sviluppi hanno amplificato l’ansia collettiva, ponendo l’Europa di fronte a sfide che nessun Paese può affrontare da solo. È necessaria una risposta comune, non limitata ai soli ventisette membri dell’Unione Europea, ma estesa anche a quelle nazioni che aspirano ad avvicinarsi al suo modello politico e sociale. Secondo Krastev, gli europei devono smettere di cercare soluzioni nel passato e affrontare il futuro senza timore. “La democrazia”, afferma Krastev, “può esistere solo se c’è un futuro aperto. Alimentare la paura del futuro significa paralizzare la democrazia stessa”.