di Torquato Cardilli – In Medio Oriente da 10 mesi, dopo l’aggressione terroristica di Hamas contro la popolazione israeliana al confine, è saltata ogni regola, persino quella tipicamente semitica, pratica tanto vituperata in Occidente, dell’occhio per occhio, dente per dente. Non c’è stato più freno alla violazione del diritto internazionale e della proporzionalità della rappresaglia, anzi Israele ha aperto le cateratte alla vendetta più cieca.
Tutto nell’assoluta impotenza delle Nazioni Unite, nell’ignavia dell’Europa e nell’ipocrisia degli Stati Uniti che, pur partecipando da mesi ai negoziati ad altissimo livello per il rilascio degli ostaggi israeliani, non hanno emesso un fil di voce per condannare l’assassinio del caponegoziatore di Hamas avvenuto a Teheran.
Gli stessi che hanno fatto la spola tra Cairo, Doha, Roma (capi della Cia, del Mossad, del mukhabarat egiziano e qatarino, Segretario di stato Usa, Consigliere per la sicurezza ecc.) per un finto negoziato che serviva solo a far guadagnare tempo a Israele per poter mettere a segno gli omicidi mirati dopo aver raso al suolo Gaza con oltre 45.000 morti.
Netanyahu, sotto incriminazione della Corte Penale Internazionale come criminale di guerra, ricevuto dal Congresso americano non come uno statista criminale di uno stato diventato canaglia, ma con tutti gli onori riservati all’alleato di ferro, continua imperterrito, irresponsabilmente, nella sua guerra di sterminio di massa e di assassinii individuali.
Il monito di Biden “adesso basta” e gli inviti ancora più patetici di Blinken alla moderazione sono già svaniti come bolle di sapone, mentre il premier israeliano sta condannando il suo paese al tracollo e all’isolamento internazionale con il sollevamento dell’opinione pubblica mondiale di ogni ceto, fascia lavorativa o culturale, sempre più contraria alla sua politica e a quella di chi lo appoggia vigliaccamente.
Perché nessuno lo ha fermato impedendogli il massacro di 16.000 bambini? Chi osa ancora accampare la tesi che Netanyahu si batte per l’esistenza di Israele senza rendersi conto che invece, mentendo, lo condanna ad una guerra permanente che è già quasi secolare?
Riconoscere il diritto di Israele a difendersi non equivale ad approvare la carneficina in atto a Gaza e le continue conquiste territoriali con la forza, relative espropriazioni e assassinii in Cisgiordania.
Nella galassia mediorientale sono stati in molti (governi e organizzazioni fondamentaliste, trasformatesi col tempo in organizzazioni terroristiche) a sostenere sin dal 1948 di voler distruggere Israele. Per questo la difesa alla sua esistenza (non il sostegno all’espansione continua) è un dovere sancito dal diritto internazionale, cui nessuno può sottrarsi. Con il tempo poi molti stati arabi (Egitto, Giordania, Qatar, Emirati, ecc. inclusa l’OLP, di cui Hanieh è stato primo ministro) hanno scambiato con Israele il reciproco riconoscimento nella speranza di fermare il continuo espansionismo israeliano. Ma quel governo non sta difendendosi dalla distruzione. Sta applicando un criminale disegno politico preciso: l’eliminazione del popolo palestinese e la conquista dell’intera Palestina storica. E quelli che in questa fase cruciale si schierano dalla sua parte, facendo finta di volere la pace, sono degli ipocriti (munafiqun) che credono di ingannare gli altri, mentre ingannano solo se stessi.
Se vale il principio che Israele deve difendere la sua esistenza lo stesso principio deve valere anche per la Palestina. Quanti nel mondo dichiarano a parole di essere in favore della soluzione due popoli e due stati sono sempre gli stessi ipocriti a cominciare dagli Stati Uniti, dalla Nato, dalla UE.
Israele ha appena approvato una legge in parlamento che proibisce il riconoscimento di uno stato palestinese senza che la politica occidentale, i cosiddetti difensori del diritto internazionale, abbiano fatto non dico una dichiarazione di fuoco, ma almeno una smorfia di disgusto.
Risulta forse che il nostro governo, i nostri media, il nostro parlamento, quello europeo, la commissione Ue, la Nato, gli Usa abbiano detto nulla? Questa è la prova che, quando parlano di Israele e Palestina, di pace, di due popoli due stati, mentono.
Dopo l’ennesimo assassinio mirato a Teheran, da parte dei servizi segreti su odine di Netanyahu, oltre a quelli già compiuti illegalmente a Beirut, Damasco, Baghdad, è scattato l’allarme rosso.
Tutte le cancellerie europee, al seguito di quella Usa, si affrettano a lanciare inviti ai loro connazionali ad abbandonare l’area con ogni mezzo. È come l’abbandono della nave al grido “si salvi chi può”. Cioè, i potenti d’Europa e d’America, quelli che si arrogano il diritto di fare e disfare in politica internazionale, non secondo le regole, ma secondo i loro interessi, gli interventisti sempre pronti al sangue, anziché utilizzare tutto il peso politico, diplomatico, economico, finanziario a disposizione si limitano a patetiche richieste dirette a entrambe le parti perché diano prova di moderazione, ma di fatto continuano a sostenere in armi una sola parte, e abbandonano l’area del Medio Oriente al suo atroce destino di vendetta sempre più atroce, sempre più cieca, ad una contabilità orripilante in continuo aumento di morti, feriti, mutilati, orfani, distruzioni e miliardi bruciati in armi inutili da loro prodotte e fornite.
Siamo ad un passo dalla catastrofe e a Washington come a Bruxelles, a Roma come a Parigi, a Berlino come a Londra, è un coro unanime per condannare Maduro di brogli elettorali come se questi fossero suscettibili di far esplodere una guerra catastrofica.
L’AUTORE
Torquato Cardilli – Laureato prima in Lingue e civiltà orientali e poi in Scienze politiche per l’Oriente. E’ stato Ambasciatore d’Italia in Albania, Tanzania, Arabia Saudita ed Angola. Opinionista e pubblicista su temi politici ed economici su varie testate ed agenzie di stampa, in Italia e all’estero.