Nel mondo il traffico di specie selvatiche raggiunge un giro di affari che sfiora i 200 miliardi di dollari – stime Ipbes , Comitato Scientifico ONU par la Biodiversità – ed è secondo solo al traffico di esseri umani e di droga. L’ interpool segnala che annualmente è in crescita circa del 5/7%.
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Il traffico illegale non risparmia la ‘civile’ Europa e anche il nostro Bel Paese è un crocevia di traffici illeciti. In questo contesto drammatico si inserisce la storia che seguirà. In Italia si contano più di cento allevamenti di cani lupo cecoslovacchi, l’ attività dei Carabinieri Forestali ha portato alla luce la prassi illecita praticata da alcuni allevatori di incrociarli con esemplari di lupi selvatici importati illegalmente. Si è disposti a spendere fino a 5.000,00 € per possedere un ‘lupo’ o quello che più gli somiglia. E tutto questo, appunto, ‘in barba’ alle leggi.
IL TRIBUNALE DI VITERBO DISPONE IN BARBA ALLA LEGGE IL TRASFERIMENTO DI 15 IBRIDI DI LUPO IN UN CANILE
Sono trascorsi più di due anni da quando 18 esemplari di ibridi di lupo sono stati sequestrati nell’ambito dell’ operazione condotta dal Raggruppamento Carabinieri CITES di Roma denominata “Cappuccetto Rosso”. Per l’allevatore, deferito alla Autorità Giudiziaria con le accuse di detenzione illegale di esemplari di specie selvatica pericolosa ed in condizioni incompatibili con la loro natura, è in corso il processo presso il Tribunale di Viterbo.
Mentre l’ investigazione precedente chiamata AVE LUPO, da cui prende spunto il sequestro di Viterbo, si è conclusa con una sentenza esemplare presso il Tribunale di Modena, l’andamento del processo, di cui il 7 luglio prossimo si svolgerà la quarta udienza, è a dir poco sconcertante.
Con una sorprendente ordinanza del Tribunale di Viterbo il 19 aprile 2023 è stato disposto e quindi eseguito il trasferimento di 9 esemplari di Canis lupus dal Parco Faunistico del Monte Amiata, dove erano ospitati sotto sequestro preventivo, ad una struttura nella disponibilità dell’imputato situata nella località S. Egidio del Comune di Orvieto dove sono detenuti da tempo altri 6 esemplari di ibridi di lupo sequestrati, ponendo così in essere un trasferimento contrario alla legge ed una detenzione illegittima ( in particolare L. 150/1992 – abrogata dal d. lgs. 5 agosto 2022 n. 135 entrato in vigore il 27 settembre 2022- L. n. 157/1992; d. lgs. 73/2005 ).
ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali – si è costituita parte civile.
La dottoressa Carmen Aiello della Associazione no-profit Salviamo gli Orsi della Luna, dopo mesi di instancabile lavoro iniziato nel gennaio 2022 per assicurare agli esemplari sequestrati la tutela e il benessere a cui hanno diritto, esprime profonda amarezza e grande preoccupazione.
Nonostante fossero disponibili due strutture qualificate (l’Area faunistica del lupo nel Parco Nazionale della Maiella e il Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena), di cui il Tribunale aveva chiesto al Raggruppamento Carabinieri CITES di verificare idoneità ed autorizzazioni, e benché il trasporto fosse già stato organizzato e programmato, il Tribunale, su semplice richiesta degli avvocati dell’imputato, e senza verifica alcuna, ha ordinato il trasferimento nella struttura indicata dall’imputato pur essendo questa sprovvista delle necessarie autorizzazioni per la detenzione di animali selvatici e pericolosi, e quindi nella impossibilità di poterli detenere.
Conseguenti al trasferimento illegittimo si configurano una serie di pesanti criticità.
Il grave pericolo di nuove ibridazioni diventa verosimile e concreto.
La struttura di S. Egidio infatti è pubblicizzata nella pagina facebook Wild Instinct kennel come un allevamento di cani da lupo cecoslovacco in piena attività. L’ allevamento è costituito da box che si aprono su spazi recintati comuni, la convivenza nella stessa struttura di cani da lupo cecoslovacco e lupi è inaccettabile. Tanto più che l’ imputato in passato ha pubblicizzato la vendita di “cuccioli di European Wolfdog ad alto contenuto di lupo” (vedi foto sottostante) e la nascita del “…primo vero progetto di selezione dell’ european wolfdog in Italia … con soggetti ad alto contenuto di sangue di lupo che può arrivare ad una percentuale dell’ 80-90% …” in un video pubblicato su Tiktok.
Il trasferimento degli ibridi di lupo in una struttura concepita come canile/allevamento determina la detenzione degli esemplari in condizioni incompatibili con la loro natura e li costringe a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche ponendo in essere, volontariamente o meno, una grave situazione di maltrattamento.
Inoltre, la custodia dei lupi sotto sequestro deve garantire la non riproduzione degli esemplari, la sicurezza da possibili fughe, la sicurezza per gli animali e la pubblica incolumità, tutti elementi a rischio in un allevamento di cani da lupo cecoslovacco, dove esemplari adulti non sterilizzati di sesso diverso dividono lo stesso recinto .
Dopo mesi di impegno per garantire e tutelare il benessere degli esemplari, ci si chiede perché animali già profondamente provati siano stati riconsegnati nelle mani di chi li ha sfruttati e maltrattati.
Ci si chiede perché il Tribunale di Viterbo abbia agito in netto contrasto con la normativa vigente pur essendo stato più volte destinatario di note del Ministero dell’Ambiente e del Ministero della Salute in cui si avvertiva che gli animali oggetto di sequestro possono essere custoditi solo in strutture autorizzate; ci si chiede perché la segnalazione fatta pervenire al Giudice dal Ministero della Salute sia per le vie brevi, sia con specifica nota a riconferma della mancanza di autorizzazioni della struttura in Orvieto, sia stata completamente disattesa, generando di fatto un trasferimento e una detenzione illegittime.
Perché dopo aver accolto la richiesta dell’imputato di evitare il normale processo penale ricorrendo al rito abbreviato, nella prossima udienza sia stata ammessa l’audizione solo del suo consulente tecnico di parte (e senza necessità alcuna visto che il tecnico ha già ampiamente disquisito sull’ argomento in una relazione annessa agli atti del procedimento penale), invece di promuovere una nuova perizia al di sopra delle parti?
Le modalità di cattura e trasferimento, affidate dal Giudice all’ imputato, si sono svolte in modi tali da arrivare a configurare un vero e proprio maltrattamento. Il ‘team veterinario’, in realtà composto da un solo medico veterinario non esperto in animali selvatici, dopo ore è riuscito a sedarli con il rudimentale espediente dei bocconi contenenti il tranquillante, tanto che le operazioni di cattura/trasferimento hanno richiesto due giorni; gli animali storditi, senza nessun controllo, sono stati caricati su un mezzo autorizzato solo al trasporto di cani e gatti ; le autorità preposte al controllo del benessere degli animali e alla loro tutela hanno abdicato completamente al loro compito/dovere , consentendo pratiche veterinarie discutibili, permettendo anche che l’ imputato inserisse i microchip ad alcuni esemplari
La buona pratica veterinaria, la deontologia professionale e il buon senso avrebbero dovuto evitare una operazione che non è stata né pianificata né organizzata; e nonostante l’ imputato avesse dimostrato tutta la sua incompetenza e superficialità ( in uno dei precedenti tentativi di riprendersi gli animali si era addirittura presentato con un camion per trasporto bovini pieno di letame e con un autista talmente qualificato da non avere neppure la patente di guida valida) , il Giudice, oltre ad avergli affidato la custodia gli animali, lo ha formalmente incaricato dell’ organizzazione del trasferimento.
Infine, come risulta dagli atti del processo, ecco in che condizioni vennero rinvenuti alcuni esemplari il giorno del sequestro; animali utilizzati per alimentare un traffico illegale che risponde a una sconsiderata crescente domanda da parte di chi ha ‘voglia di selvatico e esotico’ , incurante di quello che tutto ciò comporta per il benessere degli animali, per l’ ambiente, per la biodiversità.
OLIKA: “esemplare femminile detenuto, insieme a tre cuccioli, nel seminterrato dell’edificio (al chiuso). Le condizioni igieniche dei locali a cui gli animali avevano accesso possono descriversi come decisamente precarie, con detriti di vario genere e feci non rimosse da tempo, comunque in condizioni incompatibili con la loro natura …”
FAMELIKA: “esemplare di sesso femminile detenuto al piano superiore, in una stanza anch’ essa in condizioni igieniche e spaziali inadeguate assieme a 6 cuccioli di circa 30 gg …”
“I vari esemplari presenti nei box all’esterno erano detenuti in condizioni discutibili: uno presentava una evidente frattura metacarpale non curata, due individui erano detenuti in un box singolo di dimensioni inadeguate. A breve distanza dai box era presente un accumulo di rifiuti e a pochi metri i resti di una carcassa …”
Queste le condizioni di detenzione per Olika, Famelika e i loro cuccioli nella struttura di Viterbo dove sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine.
Dopo il sequestro e il trasferimento al Parco Monte Amiata hanno vissuto con i propri cuccioli in un angolo di bosco recintato, nel rispetto delle loro natura.
Oggi Olika, dopo essere stata brutalmente catturata, separata dalla sua vera famiglia – che non è certamente quella ‘amorevole’ dell’ imputato – è rinchiusa in un box di un canile. La stessa sorte è toccata a Famelika e ai suoi figli.
Animali ‘manipolati’, allevati in pessime condizioni, sfruttati e mercificati, usati come macchine da riproduzione per vendere cuccioli fino a 5.000 € ciascuno, sono ritornati nelle mani dell’ imputato a S. Egidio, in una struttura non autorizzata, non idonea a garantire il loro sacrosanto diritto alla tutela e al benessere,
PERCHE’?
Abbiamo attivato, con le opportune procedure e nelle sedi deputate, le attività necessaria per avere risposte. Sull’ operato del Tribunale di Viterbo continueremo a pretendere chiarezza e trasparenza.