di Giovanni Currò – L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui lavoriamo e viviamo le professioni, che non sono esenti da questo cambiamento. L’intelligenza artificiale e le sue applicazioni stanno rapidamente trasformando molte professioni.
Calando il tema prettamente nell’ambito specifico delle professioni legali, commerciali e fiscali, l’intelligenza artificiale sta introducendo decisamente nuove opportunità e sfide.
Uno degli utilizzi più interessanti dell’IA per gli Avvocati, ad esempio, è l’analisi predittiva dei risultati legali. I sistemi possono esaminare migliaia di sentenze e casi simili per determinare l’esito più probabile di un nuovo caso, inclusa la decisione finale di un tribunale.
Per i Commercialisti e i revisori contabili, l’IA offre strumenti potenti per l’audit, l’esame di bilanci complessi e le segnalazioni di possibili frodi. Stesso discorso vale in ambito fiscale, i sistemi possono esaminare le dichiarazioni fiscali, i pagamenti e altri dati per identificare anomalie e modelli sospetti che potrebbero indicare casi di evasione.
I robot possono inoltre essere utilizzati come “assistenti virtuali” per rispondere alle domande di base dei clienti, fornire informazioni su adempimenti, scadenze e normative fiscali in continua evoluzione.
Tutti questi svariati tipi di supporto chiaramente fanno sorgere una domanda spontanea sulla utilità o meno di alcune attività lavorative oggi poste a carico se non dei professionisti direttamente dei loro stretti collaboratori.
Il report The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth (Briggs/Kodnani), realizzato da Goldman Sachs pubblicato il 26 marzo 2023 stima che circa 300 milioni di posti di lavoro sono a rischio a causa della diffusione della IA. Nei prossimi 7 anni le professioni maggiormente in pericolo saranno quelle che richiedono competenze ripetitive, i lavori manuali, ma anche quelli altamente specializzati. La ricerca ha però evidenziato che l’adozione dell’AI potrebbe portare a una crescita del PIL globale del 7% nei prossimi 10 anni, creando nuove opportunità di lavoro in altri settori.
Analizzando un database di oltre 900 attività, gli economisti di Goldman Sachs stimano che circa due terzi delle occupazioni sono esposte alle automazioni di processo dell’IA. Le possibili sostituzioni di processo vanno da un quarto, a circa metà del carico di lavoro.
Nel grafico sottostante, vengono riportati i settori che hanno maggior esposizione all’impatto dell’automazione della IA nell’area Euro, i professionisti e più in generale il mondo professionale saranno colpiti al 34% e al 31%.
Nello specifico delle professioni, negli Stati Uniti il reparto amministrativo sarà il più colpito con il 46% di impatto e l’area legale si attesta subito dopo con il 44%, mentre l’area finanziaria al 35%.
Non tutto quel lavoro automatizzato si tradurrà in licenziamenti, afferma sempre il rapporto. “Sebbene sia probabile che l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro sia significativo, la maggior parte dei posti di lavoro e delle industrie sono solo parzialmente esposti all’automazione ed è quindi più probabile che vengano integrati piuttosto che sostituiti dall’IA”, scrivono gli autori.
Nonostante gli evidenti vantaggi nell’implementazione dell’IA, infatti, restano nodi critici relativi alla responsabilità, alla mancanza di trasparenza e all’esclusione del giudizio umano che l’IA può generare. L’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle professioni legali, finanziarie e fiscali richiede, come nel resto dei lavori, quindi un approccio pensato e consapevole. Se implementata responsabilmente, l’IA può tuttavia diventare uno strumento estremamente utile per migliorare l’efficienza, ridurre gli errori e approfondire le analisi a beneficio dei professionisti e dei loro clienti.
Ai Governi spetta l’onere di interpretare al meglio questo fenomeno che già sta impattando sul mondo del lavoro, a loro il dovere di affrontare tale cambiamento, non solo dal punto di vista della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, ma anche supportando i mondi professionali che fino a oggi hanno interpretato un ruolo cardine nel dialogo tra cittadino e la Pubblica Amministrazione.
L’AUTORE
Giovanni Currò, Dottore Commercialista e Revisore Legale con studio in Como e Roma, già vice Presidente della VI Commissione Finanze Camera della XVIII Legislatura. Da Deputato e attualmente continua a battersi per la semplificazione della Pubblica Amministrazione attraverso l’utilizzo dell’innovazione tecnologica. Da sempre attento ai fenomeni economici europei e agli strumenti di politica fiscale.