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Passaparola – Rifiuti, inceneritori e ecomafie – Walter Ganapini

beppegrillo.it - Giugno 3, 2013
Intervista a Walter Ganapini
(28:10)

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>>> Oggi, martedì 4 giugno, sarò a Grammichele, ore 18 e a Riesi, ore 21. Domani, mercoledì 5 giugno, sarò a Paceco ore 17 e a Menfi, ore 21. Le dirette saranno trasmesse su La Cosa <<<

“Dobbiamo batterci per “Rifiuti Zero“. Una tariffa puntuale che premi il cittadino. Se faccio molta raccolta differenziata, produco meno rifiuto devo pagare meno e non aggiungere la Tares o la Tarsu, per cui uno paga in base ai metri quadrati o addirittura mettendo altre imposte dentro i rifiuti. Così scoraggi un atteggiamento amico dell’ambiente da parte dei cittadini.” Walter Ganapini

Il Passaparola di Walter Ganapini, ambientalista

Buongiorno agli amici del blog di Beppe Grillo, che ringrazio per l’opportunità.
Mi chiamo Walter Ganapini, sono un chimico, ambientalista, e mi occupo al livello scientifico e tecnico da molti anni del tema dei rifiuti. I rifiuti sono da un lato il frutto della termodinamica, poiché nessuna trasformazione avviene in natura con rendimento uno e in ogni azione che noi compiamo sul sistema Terra c’è entropia, disordine, che può essere sotto forma di energia, calore disperso, o come nel caso in cui parliamo, con emissioni solide di rifiuti, sottoprodotti, scarti, residui, della nostra attività.
Con i rifiuti l’umanità ha sempre saputo convivere, l’atteggiamento classico, antropologicamente parlando, è la rimozione e dell’occultamento. C’è una materia molto fascinosa, l’archeologia dei rifiuti, che dimostra come già in realtà preistoriche le popolazioni espellessero dal loro luogo di vita, questi sottoprodotti, rifiuti. E’ soltanto con l’epoca del consumismo che i rifiuti diventano un problema serio da gestire, e grandi maestri dell’ecologia, come Giorgio Nebbia, dagli anni 70 dicevano “Società dei consumi uguale società di rifiuti“.
La società dei consumi è quella materialistica in cui viviamo, dove perdiamo di vista i principi e le valenze etiche del nostro modo di stare sul pianeta e ci occupiamo soltanto di consumare. Nel Nord del mondo, 600 milioni di persone vivono un modello di sviluppo dissipativo possibile solo perché per decenni hanno vissuto alle spalle di 6 o 7 miliardi di altre persone derubandole delle loro risorse.
In Italia il tema è diventato oggetto di ricorrenti “emergenze”.
Innanzitutto va chiarito che la questione rifiuti non è una questione da esperti perché attraversa trasversalmente tutto il nostro modo di vivere, produrre e consumare e quindi la questione rifiuti va affrontata in una lettura di tipo sistemico, a partire da un approccio globale di prevenzione.
L’Unione Europea dal 1976 indica la gerarchia di priorità, cosa bisogna fare per non avere problemi seri con i rifiuti? Ridurne all’origine la quantità e la pericolosità, ripensare alle merci, ai cicli produttivi, fare in modo che si producano pochi rifiuti anche nelle attività domestiche e che se ne limiti fortemente la pericolosità. Non scordiamo che il nodo dei nodi sono i rifiuti nucleari, i rifiuti radioattivi, industriali, tossici, molto pericolosi, per la salute dell’uomo e la bio diversità.
Quindi, in primis, prevenzione.
La seconda priorità è recuperare il massimo di materie dai rifiuti, per un motivo molto semplice: la trasformazione carta carta, ferro ferro, vetro ha un bassissimo consumo energetico ed è molto più efficiente di ogni altra trasformazione. Come si fa a recuperare al massimo materia dai rifiuti? Innanzitutto attraverso il riuso e quindi realizzare delle fabbriche dei materiali. Milano fu la prima a metà anni 90 a fare officine ecologiche dove recuperiamo dai tessuti alle biciclette, auto, ecc. Tutti i materiali possono essere riusati. Poi dobbiamo recuperare e riciclare il massimo attraverso la raccolta differenziata. In particolare, anche in Italia ci sono esperienze straordinarie a riguardo, conta la raccolta differenziata “porta a porta“, domiciliarizzata, portare il servizio vicino alle famiglie. In questo modo anche nelle situazioni più critiche, si raggiungono risultati di raccolta sempre superiori al 70% dei rifiuti. Vuol dire che prodotto 100 , 70 viene deviato verso il riciclaggio industriale, e in particolare è molto importante in questo settore la raccolta e il recupero dei rifiuti organici, alimentari. Noi sprechiamo una quantità enorme di cibo in virtù di questo regime consumistico e materialistico , dobbiamo assolutamente evitare questo spreco, stare molto più attenti anche qui all’origine, e dove comunque produciamo uno scarto alimentare o un rifiuto organico deve essere raccolto a parte perché se ne può ricavare un ottimo fertilizzante di cui abbiamo assolutamente bisogno perché le pratiche agricole e il cambiamento climatico stanno impoverendo la fertilità dei nostri suoli. Una volta questo ciclo si chiudeva con le deiezioni degli animali, con la zootecnia di fianco alle pratiche agrarie, oggi può dare un grosso contributo il recupero dei materiali organici.
Terza priorità, del 30 per cento dei rifiuti che resta cosa facciamo? Conviene fare come la Germania da 15 anni, come molte regioni italiane, a partire dalla Lombardia, Veneto, adesso anche in Emilia, in altri luoghi, in Toscana. Bisogna togliere l’umidità residua dal rifiuto del rifiuto, quello che avanza dopo la raccolta differenziata. Vuol dire togliere il 40% del contenuto di questi rifiuti, quindi il 40% del 30%. Possiamo arrivare a un 18 per cento di rifiuto secco rispetto al 100 iniziale, con questo rifiuto e è la grande filosofia che oggi anche l’Unione Europea ha sposato, “Rifiuti zero“, posso produrre materiali, materiali speciali per l’edilizia. Se del caso posso utilizzare il contenuto calorico, ma la UE dice che si può parlare di recupero energetico soltanto se questo combustibile da rifiuti deve andare in impianti già esistenti a sostituire combustibili fossili. La UE dice da 10 anni, con due sentenze della Corte di Giustizia, che per diminuire le emissioni che alterano il clima e restare nei protocolli di Kyoto devo eliminare le emissioni gassose addizionali, posso al più averne delle sostitutive e che siano migliorative delle preesistenti. Significa che il combustibile derivato dai rifiuti, certificato, che non contenga materiali pericolosi, deve andare in forni industriali già esistenti.
Da ultimo quello che dovesse restare può andare a discarica, ma la Commissione Europea con la direttiva discariche da molti anni, impone la minimizzazione del ruolo della discarica, perché la discarica di rifiuti è la forma insieme all’incenerimento dei rifiuti più emettitrice di gas e di riduzione delle strato di ozono, questo perché i composti metanici aggrediscono l’ozono.
In Italia, nonostante passi avanti siano stati fatti, prevale la discarica, anche se l’Europa lo proibisce. In questo momento abbiamo una procedura di infrazione costosissima, quando ci poniamo in tema di dove siano i soldi per gli esodati, il lavoro o per le piccole imprese, dobbiamo ricordarci che pagheremo decine o centinaia di milioni di euro di multe perché abbiamo discariche inquinanti, senza adeguata protezione delle falde, senza captazione di bio gas che aggredisce l’atmosfera, Abbiamo impianti arretrati, un 13% dei rifiuti vanno in inceneritori, e solo di recente abbiamo intrapreso la strada del cosiddetto trattamento meccanico biologico e della raccolta differenziata. Perché è così difficile praticare ciò che l’Europa ci indica come la strada vincente? Purtroppo in Italia, attraverso i rifiuti, così come i lavori pubblici, si passa da sempre una interfaccia molto delicata tra affari e politica, lo dicono centinaia di sentenze passate in giudicato a partire dagli anni ’60, ma soprattutto nell’epoca di Mani Pulite dove è conclamato che dai rifiuti e nell’assegnazione appalti per gli impianti, in ambito rifiuti circola un flusso grigio o nero di risorse che finiscono in politica. La cosa si è andata aggravando negli ultimi venti anni. In Italia c’è un terzo attore che entra in gioco oltre agli affari e alla politica, è la criminalità organizzata, che già dagli anni ’80 è impegnata a trarre profitto dalla gestione rifiuti, a partire dai rifiuti industriali, che vengono prelevati al Nord, a basso costo, poi scaricati in campagna selvaggiamente a inquinare in modo devastante il territorio, a essere bruciati come dimostra la “Terra dei fuochi” con roghi quotidiani. Negli ultimi 15 anni abbiamo abbassato la guardia, anziché potenziare il nucleo operativo ecologico, il corpo di Polizia ambientale, il Corpo forestale dello stato, di avere aiutato la Guardia di Finanza, Polizia di Stato, abbiamo indebolito queste strutture, pesantemente. Lo dimostra in maniera palese il caso Lombardo, con arresti di assessori regionali, di dirigenti. Stiamo distruggendo le agenzie regionali per l’ambiente, le Arpa, abbiamo eliminato l’Anpa, abbiamo tolto di mezzo gli organi di controllo.
Uno dei casi più lampanti è Parma dove senza gara è stato attribuito un appalto, si è realizzato un impianto dissennato, pensate a che biglietto da visita sarà per Parma capitale della Food Valley arrivare in autostrada con la Barilla e l’inceneritore! Una montagna di procedure sono state bypassate, ci sono procedimenti penali in corso, indagini di ogni tipo, addirittura il fondo F2I della Cassa depositi e prestiti ha rinunciato a entrare in alcune società della struttura che controlla quell’inceneritore perché i legali ritengono a altissimo rischio la realizzazione stessa del opera e la sua gestibilità nel tempo. Dobbiamo batterci per “Rifiuti Zero“. Una tariffa puntuale che premi il cittadino. Se faccio molta raccolta differenziata, produco meno rifiuto devo pagare meno e non aggiungere la Tares o la Tarsu, per cui uno paga in base ai metri quadrati o addirittura mettendo altre imposte dentro i rifiuti. Così scoraggi un atteggiamento amico dell’ambiente da parte dei cittadini. Passate parola!
Ps: Nessuna festa nazionale è stata organizzata dal M5S e pertanto non c’è stato alcun flop.

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