di Andrea Zhok – Sul tema della corsa al vaccino si sta svolgendo un’interessante competizione propagandistica. In perfetta indifferenza a tutti gli inviti alla prudenza che provengono dai ricercatori direttamente coinvolti, tutti i maggiori attori politici internazionali (USA, Russia, Cina e UE – Germania) annunciano che il vaccino sarà pronto e somministrato entro l’anno.
Ora, il timore che molti avevano manifestato all’inizio, ovvero che l’incremento di profitti di questa o quella azienda farmaceutica sarebbe stata un’occasione da sfruttare (o addirittura il movente) della pandemia, lascia il posto ad un timore molto più concreto. I veri attori nell’arena internazionale sono e continuano ad essere gli Stati (per quanto ciò sia stato ideologicamente dissimulato) e gli Stati (non scevri comunque da alleanze con interessi economici privati) si lanciano in una partita d’azzardo. Resta da vedere se o in che misura i rispettivi governi saranno in grado, o realmente disposti, ad usare di fatto le proprie popolazioni come cavie (perché di questo si tratterebbe con un vaccino in autunno, che di fatto salta la fase 3), o se invece tutto si risolverà in una guerra di annunci per rimanere al centro della scena di fronte ai propri elettorati.
Incidentalmente, due cose possono essere notate. La prima – ma non è certo una novità – è il deprimente livello propagandistico della quasi totalità dell’apparato mediatico. Può occasionalmente cambiare tra una testata o l’altra il soggetto propagandistico cui si aderisce, ma una cosa è atrocemente evidente: le notizie vengono date oramai sistematicamente ed esclusivamente in forme atte a suscitare adesione o ripulsa.
Nel caso dei vaccini la cosa è quasi divertente, perché ci siamo ritrovati nell’arco di poche settimane a sentire esperti consultati per spiegare come fosse assurdo parlare di un vaccino sicuro in autunno quando l’annuncio proveniva da Russia o dagli USA trumpiani, mentre la medesima notizia è stata recepita con fiducia e senza commenti quando a ripeterla è stata il ministro Speranza come portavoce UE.
Ora, invito gli amici giornalisti a riflettere, ogni qual volta partono i deliri complottisti, a quanta parte di responsabilità portano per queste derive (magari non personalmente, ma come categoria): un’informazione la cui tendenziosità si annusa a un miglio di distanza lascia la massa della popolazione, che non ha accesso ad altre fonti informative qualificate, sola in mezzo al guado, trasportata dalla corrente e pronta ad afferrarsi a qualunque relitto galleggiante che si distingua come “non mainstream”.
La seconda osservazione è relativa all’evoluzione economica. Questa crisi è atipica. E’ una crisi massiva di domanda legata al rallentamento o arresto di molte attività, ma al contempo è una crisi che di per sé lascia intoccate la capacità produttive dei singoli paesi, che possono riprendersi molto rapidamente una volta superato lo scoglio pandemico.
Per superare lo scoglio ci sono due strategie principali (semplificando molto): la prima è quella di fare un ponte creditizio con erogazioni pubbliche che consenta all’economia reale di scongiurare crisi di liquidità e riprendere poi le attività; la seconda strategia sta nell’accelerare la riprese accelerando la fase di superamento della pandemia con un vaccino magico. Qui chi arriva primo può guadagnare 3-4 mesi rispetto agli altri, anche se poi cede magnanimamente il proprio vaccino ad altri. E 3-4 mesi sono un differenziale economico potente.
La prima strategia ha il difetto di tendere a ridurre la profittabilità del capitale privato, che si trova a competere con grandi quantità di denaro pubblico immesso nel sistema a costo zero. La seconda strategia ha il difetto di giocare alla roulette russa con la propria popolazione, visto che giocare con il sistema immunitario di una popolazione non è uno scherzo.
L’AUTORE
Andrea Zhok – Filosofo e accademico italiano, professore di antropologia filosofica e filosofia morale presso l’Università degli Studi di Milano.