di Carlos Moreno – La velocità di diffusione del coronavirus dalla Cina e le azioni radicali che ne sono seguite hanno messo in evidenza i rapporti di dipendenza che si sono creati negli ultimi decenni nell’economia mondiale. Come un domino, la questione di quali misure adottare nei vari paesi colpiti ha gettato tutti nell’incertezza. La caduta dei mercati azionari, il forte calo dei prezzi del petrolio, l’impatto sui dati di crescita, lo stop ai voli e le gravi minacce al turismo sono solo alcune delle cattive notizie che continuano ad accumularsi. Siamo di fronte a un futuro complicato ed è ancora troppo presto per prevedere quando tornerà la calma.
In un mondo con uno stile di vita basato sulle interdipendenze, abbiamo davanti agli occhi la dimostrazione dei principi chiave della complessità delle nostre relazioni a livello planetario. Abitiamo città vive che sono, allo stesso tempo, imperfette, incomplete e fragili.
“Nulla sarà più come prima”, ci sentiamo dire. Questo mondo vuole sempre muoversi più velocemente, con più produttività, più globalizzazione e redditività e improvvisamente si scontra con una barriera virale, un avvertimento severo e domande cui dare risposte.
Secondo l’opinione unanime di tutti gli specialisti, la “distanza sociale” è l’arma per rallentare la diffusione di questo virus. Per la prima volta nella storia moderna, condividiamo l’approccio unico messo in atto, ovvero quello di prendere le distanze come elemento chiave nel contenimento di una malattia virale, presente contemporaneamente in tutti e cinque i continenti, anche se in misura diversa. Tutti gli altri virus in passato hanno mantenuto una posizione specifica, presentandosi ai nostri occhi come una minaccia lontana come Ebola, Zika e persino H5N1, per esempio.
Ciò che cambia con il coronavirus è l’espressione del potere delle città, che sono al centro di questo violento stravolgimento del sistema. Sebbene l’origine del virus sia a Wuhan, ciò che colpisce è la quarantena di diverse città cinesi colpite dal virus, che in meno di 10 giorni ha significato il blocco di 70 milioni di abitanti.
Vedere città del mondo come Shanghai con la sospensione di ogni entrata o uscita, l’assenza di voli e di contatti fisici, mostra un altro aspetto senza precedenti di questo mondo urbano, generalmente produttivo, stressato, sempre accelerato. Le immagini satellitari della riduzione dell’inquinamento mostrano anche l’impatto sulla qualità dell’aria, a causa dello stile di vita urbano fatto di produzione, di consumo, di viaggi.
I timori per la crescita globale sono direttamente legati al calo di attività nelle città. Per la prima volta su scala globale, il PIL è messo a dura prova dallo stile di vita urbano, che deve cambiare brutalmente ritmo. I responsabili delle politiche devono far fronte alla necessità di spostare la produzione, limitare le dipendenze bilaterali tra i paesi, trovare stili di vita più resilienti.
L’isolamento forzato delle città Cinesi o le zone rosse in Lombardia ci portano ad alcune considerazioni. L’auspicata delocalizzazione degli Stati non può che essere accompagnata da una duplice azione: massiccio decentramento verso città e territori e all’interno di ciascuna città; policentrismo come modo di pianificare la vita urbana e territoriale.
La vera resilienza urbana e territoriale sarà quella della vita policentrica, quella della vera riscoperta della prossimità in tutti i suoi aspetti; del potenziamento della “città delle brevi distanze”, delle regioni e dei territori.
Sì, la città dei 15 minuti, il territorio di mezz’ora, il territorio di prossimità: riscoprire il quartiere, ciò che ci è vicino, riscoprire strade tranquille e verdi, l’utilizzo di mobilità ciclabile o pedonale, fare acquisti nelle vicinanze, accedere a più servizi, avere a portata di mano una varietà di possibilità per affrontare la vita quotidiana, lavorare da casa o vicino casa, fare in modo che lo stesso luogo abbia diversi utilizzi e ognuno di essi un nuovo campo di opzioni, sono approcci per costruire un altro modo di vivere di fronte alle inevitabili sfide che ci troveremo in futuro.
La sfida davanti a noi, di fronte alla crisi del coronavirus, è cambiare radicalmente il nostro stile stile di vita, qui ed ora.
(Articolo di Carlos Moreno, professore e specialista in intelligenza urbana e smart city all’Università di Parigi, pubblicato su El Pais)