da Linkiesta
“Bottiglie, piatti, bicchieri. E soprattutto piccoli rottami di plastica che galleggiano sulla superficie del Mediterraneo. Il Mare Nostrum è sempre più invaso dalla plastica. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista PLoS ONE ad aprile 2015 da un team di ricercatori spagnoli, tra le onde del Mediterraneo si trovano tra le mille e le tremila tonnellate di plastica galleggiante. Un frammento ogni quattro metri quadrati. Piccoli pezzi di plastica, che sono stati trovati anche nello stomaco di pesci, uccelli, tartarughe e balene.
Ogni anno nel mondo si producono circa 250 milioni di tonnellate di plastica. Una parte si disperde sulla Terra, ma una grande fetta finisce in mare e lì resta. Per fare qualche esempio, i frammenti di una bottiglia di plastica resteranno nellambiente tra i 450 e i mille anni. Quelli di una busta persistono dai 100 ai 300 anni a seconda dello spessore.
VIDEO Il mare di plastica che distrugge l’ecosistema
Legambiente ha condotto questanno un monitoraggio su 54 spiagge del Mediterraneo, di cui 29 in Italia e 25 negli altro Paesi costieri. Da noi, si trova più plastica. Nei litorali italiani, i rifiuti di plastica costituiscono l80% della spazzatura (contro il 65% dello scorso anno), ben sopra la media del 50% degli altri Paesi. Le prime in classifica sono le bottiglie di plastica (12,5%), a seguire tappi e coperchi sia di plastica sia di metallo (8,6%), shopper di plastica (7,3%), mozziconi di sigarette (5,5%), rifiuti da pesca (3,8%), bottiglie di vetro (3%), lattine di alluminio (2,4%), piccole buste di plastica per alimenti (2%), contenitori di plastica (1,9%) e per finire siringhe (1,6%).
VIDEO Cosa succede quando getti a terra una bottiglia di plastica?
I frammenti e i resti di plastica e di polistirolo dalle dimensioni minori di 50 centimetri sono i rifiuti più trovati (23,5%). Mentre tra i rifiuti integri rinvenuti da Legambiente prevalgono bottiglie di plastica per bevande (10,3%), tappi e coperchi di plastica e metallo (6,9%), nasse, reti, strumenti da pesca e cassette per il pesce (6,5%).” Leggi l’articolo integrale su Linkiesta