Non gli si sta più dietro. Tra indagati e arrestati al giorno il Pd sta battendo ogni record. Al posto della procura antimafia, ci vorrebbe una procura antipd. Sarebbe più immediata la ricerca delle responsabilità. C’è un problema però. Nel pd non ci sono pentiti e nessuno va mai in galera, ma quando mai? E soprattutto chi glielo fa fare di pentirsi? Dai tempi di Greganti e del “conto gabbietta” il silenzio è prassi, è d’oro, è cooperativo. Passata la bufera ritorni più candido di prima e un posto in Parlamento per te c’è sempre se tieni la bocca chiusa. Un Buscetta nel pd, ma anche negli altri partiti, non ci sarà mai.
*** Ieri 31 marzo, alle ore 16.30, una delegazione del M5S, guidata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, si è recata dal Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, per segnalare gli stretti collegamenti tra i vari scandali di corruzione che infestano lItalia delle Grandi Opere e chiedergli unindagine coordinata a livello nazionale sulle cooperative legate ai partiti ***
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La coop sei tu. Ma quando si tratta di pagare mazzette e beccare appalti sono sempre loro. Sempre gli stessi. Da Milano a Molfetta, dallacqua alta di Venezia agli immigrati in Sicilia. Il partito della bustarella è trasversale, non conosce steccati politici. Rossi, bianchi, neri, parlamentari, imprenditori, funzionari pubblici, criminalità organizzata. Naturalmente non tutte le imprese coinvolte sono cooperative, ma negli atti dei magistrati, da Nord a Sud, ricorrono molto, troppo spesso le sigle del mondo imprenditoriale con fiscalità di vantaggio legato alla politica. E si tratta quasi sempre del solito giro.
CPL Concordia
Gli ultimi a finire nei guai sono stati i vertici della Cpl Concordia, la coop rossa emiliana dellenergia, un colosso da 460 milioni di fatturato e 1800 lavoratori. Lo scandalo è quello dellappalto per la metanizzazione di Ischia che ha portato allarresto del sindaco, Giuseppe Ferrandino, guarda caso un esponente del Pd.
I vini di D’Alema
La figura chiave dellinchiesta è, però, quella di Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali di Cpl: un consulente furbo e rapido, in grado di procacciare affari più o meno loschi alla Concordia. Ex socialista, vicinissimo alla famiglia Craxi.
La Cpl Concordia sapeva e sa come ringraziare la politica, finanziando ad esempio (in modo del tutto legale, va precisato) la fondazione Italiani Europei di Massimo DAlema. Paradigmatica lintercettazione ambientale in cui Simone parla di Baffino con Nicola Verrini, responsabile commerciale di area della Cpl: dobbiamo investire negli Italiani Europei dove DAlema sta per diventare Commissario Europeo, perché lex capo del governo mette le mani nella merda come ha già fatto con noi
ci ha dato delle cose....
La cooperativa avrebbe poi acquistato “alcune centinaia di copie dellultimo libro” dell’ex premier “nonché alcune migliaia di bottiglie del vino prodotto da una azienda agricola riconducibile allo stesso DAlema“.
COOP e mafie
Secondo i pm i vertici della Cpl avrebbero stretto accordi anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti. Nessuna sorpresa: si sa che le dirigenze coop non disdegnano, quando serve, di scendere a patti pure con le mafie. E, salendo da Ischia a Roma, il sistema di Mafia Capitale è uno spaccato perfetto dellincrocio malato tra politica (giunta Alemanno, ma anche fior di esponenti del Pd e Sel), cooperative rosse e bianche, ambienti legati allantica eversione nera capitolina, mala romana e criminalità organizzata, soprattutto campana e calabrese.
Buzzi è uomo di sinistra, ma lex terrorista di destra Massimo Carminati saldava pezzi dei neri, malavita e servizi deviati. E soprattutto ci è andato di mezzo lattuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti, allora presidente della Legacoop, la lega delle cooperative di sinistra cui aderiva la 29 giugno di Buzzi. Una cena conviviale dello stesso Poletti con esponenti di spicco del clan Casamonica è roba che, al di là dei profili giudiziari, rimane negli annali.
La cena di Poletti rimasta negli annali
Le COOP bianche
In quel Mondo di mezzo, poi, tutti conoscevano Tiziano Zuccolo e Francesco Ferrara, i reggenti dellArciconfraternita del Ss. Sacramento e di San Trifone, protagonista bianca del sistema dellaccoglienza nella Capitale. Con loro Buzzi aveva stretto un patto dacciaio che non si può tradire e nun se move d’un millimetro, diceva lo stesso cooperatore rosso. E pensare che persino per il Vicariato, Zuccolo e Ferrara erano due intrusi che hanno sfruttato il nome dellArciconfraternita per mettere in piedi una serie di cooperative, per esempio la Domus Caritatis, che non si distinguevano di certo per la loro connotazione spirituale.
E come dimenticare la onnipresente La Cascina, gruppo cooperativo bianco legato ad ambienti vicini a Comunione e Liberazione? Il colosso della ristorazione e del catering compare in Mafia Capitale e fa capolino anche nellordinanza sul Sistema Incalza in riferimento al nome di Salvatore Menolascina e agli appoggi elettorali ricercati dallex ministro Maurizio Lupi.
COOP rosse e COOP bianche, insieme si magna
Da Roma alla Sicilia, poi, il passo è breve. Una sorta di accordo tra le coop rosse di Buzzi e quelle dellArciconfraternita viene evocato dai magistrati anche in relazione al business dellaccoglienza degli immigrati nellIsola (Cara di Mineo in testa): una torta da circa 100 milioni di euro su cui linchiesta Mafia Capitale apre diversi squarci.
Se Buzzi è rosso, non meno di sinistra è il compagno G, quel Primo Greganti che, dopo i fasti di Tangentopoli, torna alla ribalta grazie alla cupola degli affari dello scandalo Expo, con l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l’ex senatore del Pdl Luigi Grillo e un ex notabile ligure dell’Udc-Ncd, Sergio Cattozzo. Le larghe intese fioriscono allombra del magna-magna e quando limprenditore principe dello scandalo, Enrico Maltauro, decide di parlare, confessa di aver guardato alla Manutencoop e alla Cefla di Imola per avere una copertura a sinistra. A Milano, però, coop rosse e bianche hanno sempre lavorato bene assieme, soprattutto sotto lala protettrice del formigonismo dominante. Il nuovo ospedale di Niguarda sorge grazie alla coop Cmb (Cooperativa muratori e braccianti) di Carpi con i servizi erogati dalle imprese della Compagnia delle opere. E che dire della nuova faraonica sede della Regione Lombardia? Infrastrutture lombarde, in veste di stazione appaltante, ha assegnato commesse ancora alla Cmb di Carpi, alla celebre Ccc (Consorzio Cooperative Costruzioni) di Bologna e, tra gli altri, a Montagna Costruzioni, azienda vicina a Cl e affiliata a Compagnia delle opere.
Il “sistema illecito nazionale”
Tornando a Maltauro, limprenditore è il primo a raccontare di un sistema illecito nazionale e a fare i nomi dei presunti referenti politici della cupola Expo: Greganti mi parlava di Bersani, Fassino, Burlando e Sposetti; Frigerio aveva come riferimenti Berlusconi, Letta, Lupi e Maroni. Nessuno è indagato, non è stato accertato alcun versamento diretto ai partiti. Ma in Expo lassegnazione degli appalti sembrava calibrata al millimetro sulla necessità di sfamare tutte le bocche del sistema.
E lo stesso Maltauro, nelle intercettazioni, lascia intendere i motivi della rinuncia a cercare lappoggio di unaltra coop, la Cmc d Ravenna: Abbiamo un problema molto pesante, molto serio, con i nostri amici di Cmc… Cè stata una richiesta del pm di bloccare loperatività dellazienda. Quindi, se vedi Primo (Greganti) gli dici: scusa, adesso vediamo come fare.
La Cooperativa Muratori & Cementisti (una rossa di Legacoop) appare in effetti nei guai in quella intercettazione perché nel frattempo è finita a piè pari nello scandalo del Porto di Molfetta . E tuttavia ha le mani in pasta anche nel Tav Torino-Lione. In Puglia, con la coop di sinistra finisce nei pasticci anche lex sindaco della cittadina Antonio Azzolini, senatore Udc-Ncd. Le intese daffari non hanno colore politico, ma un voto in Parlamento nega lautorizzazione allutilizzo delle intercettazioni e blocca i magistrati. Anche il Pd, ovviamente, vota contro.
Da Milano a Venezia, dall’Expo al Mose…
Torniamo però al gruppo vicentino Maltauro, anello di congiunzione tra malaffare in Expo e scandalo Mose, un trionfo lombardo-veneto della mazzetta. E molto breve, infatti, il cammino che ci conduce dai mega-appalti della rassegna milanese (le vie dacqua o la piastra, ad esempio) al Consorzio Venezia Nuova (Cvn). E in questo tragitto lasse Legacoop-Compagnia delle opere rimane saldissimo.
Nel Cvn, che cura la realizzazione del Mose, si piazzano bene tutte le coop venete riunite nel Coveco, ma spicca la presenza del gigante bolognese Ccc (toh! Chi si rivede) guidato da Omer degli Esposti.
Guarda caso la procura di Monza aveva messo nel mirino il Consorzio Cooperative Costruzioni anche per la vicenda Penati (un altro illustre esponente Pd finito nei guai) e la riqualificazione dellarea dellex Falck.
…Per arrivare alla Metro C di Roma…
Ma siccome il cerchio degli sperperi sulle grandi opere in giro per lItalia deve immancabilmente chiudersi, non possiamo che tornare sul sistema Incalza e sulla stessa Ccc, che finisce nello scandalo della metro C di Roma. Il consorzio di imprese General contractor dellopera raggruppa, infatti, la grande coop emiliana assieme ad Astaldi, Vianini e Ansaldo. Risultato? Linfrastruttura che dovrebbe dare una svolta alla mobilità capitolina viene aggiudicata a un costo iniziale di 2,7 miliardi (al massimo ribasso), poi parte il walzer delle 45 varianti e la spesa lievita alla fine, prevedibilmente, intorno ai sei miliardi. E il sistema Incalza che nel sottosuolo dellUrbe dà il meglio di sé, il trionfo della rete malata di coop, imprese, burocrazia corrotta, appalti pilotati, consulenze mirate e assunzioni decise a tavolino. Con gli ex Ds in posizione preminente.
…Passando per la TAV di Firenze
Lo stesso Incalza era addirittura finito nelle indagini del Tav di Firenze: lombra della camorra sullo smaltimento dei rifiuti di cantiere, i materiali scadenti per la costruzione della galleria e i soliti dubbi sulle coop rosse, in questo caso la Coopsette, Ergon e Coestra (queste ultime facenti capo a Consorzio Etruria). Lesponente Pd illustre per cui scattano le manette, stavolta, risponde al nome di Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria e presidente dellItalferr (società di progettazione del gruppo Ferrovie), accusata di abuso di ufficio, corruzione e associazione a delinquere.
La COOP sono loro
La lista degli scandali piccoli e grandi potrebbe anche continuare. Tirando le somme, però, Confcooperative affilia oltre 20mila soggetti, contro i 14mila di Legacoop. Ma le rosse hanno quasi nove milioni di soci, il triplo delle bianche. Tutte le sigle raccolgono poi circa un milione di lavoratori. Il fatturato di Legacoop sfiora gli 80 miliardi contro i 62 miliardi di Confcooperative. Assieme fanno poco meno di un decimo del Pil italiano: un segmento delleconomia troppo importante per finire ingoiato nel pozzo nero del malaffare.” M5S Parlamento
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ARTICOLO: Grandi Opere: Tutti In Galera