La Shared Mobility, ossia la mobilità condivisa, non è solo un nuovo trend tecnologico, ma un vero e proprio cambiamento di intendere il mondo. É un fenomeno socio-economico che riguarda l’intero settore dei trasporti.
E al contrario di come si pensa non è un qualcosa che incide solo sul tipo di offerta. Ma anche sulla domanda.
Sì, perché consiste soprattutto in una generale trasformazione del comportamento degli individui che, pian piano, passano dal possesso all’uso. Cioè, all’accesso temporaneo ai servizi di mobilità, piuttosto che l’utilizzo del proprio mezzo di trasporto, fino ad arrivare a non possederlo affatto.
E si cominciano a vedere i reali cambiamenti apportati da questo fenomeno, principalmente grazie alla quantità di soluzioni offerte che stanno emergendo. La diffusione di servizi di mobilità, che utilizzano le piattaforme digitali per la condivisione di veicoli e/o tragitti, spesso realizzano servizi flessibili e scalabili che sfruttano le risorse latenti disponibili nel sistema dei trasporti.
Ma la rivoluzione riguarda anche ciò che già abbiamo.
Si evolve il modo in cui guardiamo i servizi condivisi di tipo tradizionale, quelli che ancora oggi chiamiamo trasporto pubblico. Questi tipi di servizio, dal treno all’autobus, si stanno trasformando e in breve non li vedremo più con gli stessi occhi.
Perché penseremo al trasporto come la scelta di spostarsi sempre e solo con il mezzo migliore rispetto all’esigenza che in quel momento si ha. Così saremo portati a “mischiare” più tipi di mobilità rispetto ad oggi, in cui il 90% degli spostamenti viene fatto ancora con il mezzo proprio.
Utilizzeremo svariati tipi di servizi di mobilità differenti: taxi, bus, metro, Carsharing, Ridesharing e tanti altri, solo in funzione delle esigenze, così come abbiamo imparato a fare con i nostri piani telefonici, scegliendo i pacchetti migliori per dati, sms, voce, ecc.
Ma il nostro futuro è molto più vicino.
La cosiddetta guida autonoma velocizzerà la diffusione dei modelli di consumo di servizi condivisi. Arriveremo ad annullare molte delle attuali differenze dei servizi di mobilità. La guida autonoma renderà tutto più economico e molto più facile da utilizzare.
Secondo Edwin M. Colella, uno degli ideatori di Sharemine, la piattaforma web per la creazione online di community di Carsharing o Ridesharing, è essenziale che tutti i servizi di trasporto siano complementari tra loro fino a creare un vero e proprio “ecosistema della mobilità”, capace di favorire la completa integrazione dei mezzi di trasporto tradizionali con quelli in condivisione (bici, auto, scooter, etc.). Le soluzioni tecnologiche per ottenere questo risultato sono già disponibili!
Negli ultimi 3 anni l’International Transport Forum ha effettuato una serie di simulazioni su tre città del mondo: Lisbona, Helsinki e Auckland. L’obiettivo era di verificare cosa accadrebbe se l’intero traffico di queste città venisse sostituito dai servizi di Shared Mobility.
Ecco i risultati.
A Lisbona sono stati fatti due studi in successione, uno nel 2015 e l’altro nel 2016. La città già parte in condizioni più che positive, la mobilità privata rappresenta solo il 35% degli spostamenti.
Nell’area del Comune vivono 565.000 abitanti in un’area di 84,6 km2. Avvengono 1, 2 milioni di spostamenti giornalieri, e circa 1,9 spostamenti al giorno pro capite. La Città metropolitana di Lisbona ha 2,8 milioni di persone in un’area di 3.000 km2, 18 comuni; 5 milioni di spostamenti di cui il 55% sono spostamenti pendolari.
La simulazione era semplice. Si prevedevano due scenari: una in cui i viaggiatori condividono la stessa auto simultaneamente, l’altra dove i viaggiatori condividono la stessa auto in modo sequenziale, prima un utente e poi l’altro.
Cosa è successo?
È emerso che, a parità di spostamenti realizzati, per qualità e tempo di viaggio, l’impiego di veicoli condivisi al posto degli attuali veicoli di proprietà (con o senza guida autonoma) comporterebbe una riduzione tra l’80 e il 90% del parco auto circolante.
Questi studi hanno portato ad una simulazione in cui tutti i servizi condivisi collaborano per massimizzare l’efficienza complessiva del sistema.
I risultati sono ancora più sorprendenti.
Una riduzione delle percorrenze dei veicoli con conseguente riduzione di consumi, emissioni, congestione, incidentalità, riduzione drastica del parco veicolare e spazio a disposizione per la città e chi vi abita. La congestione si riduce drasticamente, le emissioni di CO2 sono ridotte di un terzo e il parcheggio pubblico richiede il 95% di spazio in meno.
Capite bene di cosa stiamo parlando.
Stiamo dicendo che la flotta realmente necessaria sarebbe solo il 3% della flotta attualmente circolante.
Sebbene ogni veicolo in condivisione percorra circa dieci volte più chilometri di un veicolo attuale, il numero totale delle percorrenze si ridurrebbe nelle ore di punta di circa il 37%. A causa delle percorrenze per veicolo condiviso molto più lunghe, il ciclo di vita delle auto sarebbe molto più breve e ciò non è un male.
Anzi consente una penetrazione più rapida della diffusione di auto sempre più tecnologiche e efficienti, contribuendo ad accelerare la riduzione delle emissioni di CO2 causate dalla mobilità urbana attuale.
I vantaggi per i cittadini sono anche di tipo sociale ed economico, non solo ambientale.