Ecco l’idea che c’è dietro. Costruire città galleggianti, completamente autonome, in cui fondare un nuovo tipo di società, di civiltà.
Da dove nasce quest’idea?
Il nostro pianeta sta soffrendo di gravi problemi ambientali: inondazioni costiere, dovute a forti tempeste causate in parte dall’inquinamento atmosferico e dalla diminuzione delle risorse naturali; inquinamento, malattie, disordini sociali, ecc.
Ma i mari possono essere la patria di una nuova razza di pionieri. Piattaforme petrolifere e navi da crociera già abitano le acque, ora è il momento di fare il prossimo passo verso vere e proprie civiltà oceaniche.
L’idea quindi è costruire città su piattaforme galleggianti nell’oceano. Questi sono i concetti base del seasteading.
Il Seasteading può essere visionario, ma ha già iniziato a dimostrare l’adagio che la fantascienza di ieri è di fatto la scienza di domani.
Il progetto è portato avanti dal Seasteading Institute, un gruppo senza scopo di lucro che lavora per rendere le società galleggianti una realtà. Sono convinti che l’umanità debba iniziare a guardare agli oceani per trovare soluzioni innovative ai problemi più pressanti del mondo: innalzamento del livello del mare, sovrappopolazione, malgoverno e altro ancora.
Queste isole dovranno rappresentare un nuovo modo di convivere, una sorta di nuovo nuovo mondo. Un terza opportunità che permetterà alla prossima generazione di pionieri di sperimentare pacificamente nuove idee di governo. I risultati potranno poi ispirare un cambiamento nei governi di tutto il mondo.
Si tratta di una visione audace e probabilmente ci vorranno decenni per realizzarsi pienamente.
Il tutto si bassa sul progetto Floating City, attraverso il quale si stanno elaborando piani pratici per la prima seastead del mondo, progettata intorno alle esigenze degli attuali potenziali residenti, e si trova all’interno di una nazione “ospite”, più precisamente nelle sue acque territoriali.
Cosa cambierà?
Il costo della vita sull’oceano deve essere abbastanza basso e le opportunità commerciali abbastanza promettenti, in modo che vi sia un incentivo economico per le persone a vivere su queste isole.
Attualmente, l’elevato costo dell’ingegneria degli oceani aperti costituisce una grande barriera all’ingresso e ostacola l’imprenditorialità nelle acque internazionali.
Questo ha portato a cercare una nazione ospitante, pur rimanendo fedeli all’obiettivo di ottenere l’autonomia politica per gli esperimenti governativi. Pertanto, il loro piano prevede di negoziare con la nazione ospitante la massima autonomia in cambio dei benefici economici e sociali. Ciò si spera possa generare città galleggianti di tutto il mondo.
Il governo della Polinesia francese ha trovato un accordo con l’organizzazione Seasteading Institute per la futura realizzazione di una serie di isole artificiali galleggianti, che saranno costruite entro il 2020. Sorgeranno a largo di Tahiti e il progetto sarà in parte finanziato da Peter Thiel, il fondatore di PayPal, che metterà a disposizione 50 milioni di dollari.
Non ci resta che aspettare il prototito di queste isole artificiali.