Parmalat è stato il crack finanziario più grande della storia. Che io labbia detto per primo, io che faccio il comico, dovrebbe far pensare al clima di omertà in cui, da tempo, è immerso il nostro Paese.
Ricevo e pubblico, sperando di fare un servizio, la lettera ricevuta dallavvocatessa Anna Campilii di Parma che difende un gruppo di piccoli risparmiatori.
Sul concordato Parmalat si potrà votare fra il 28 giugno e il 26 agosto.
Gli obbligazionisti dovranno votare tramite le banche che detengono i titoli. Il decreto del Tribunale lo dice infatti in modo chiaro: «I titolari dei prestiti obbligazionari dovranno votare per il solo tramite dei rispettivi intermediari aderenti ai sistemi di clearing presso i quali ciascun obbligazionista detiene il conto titoli». Gli altri creditori di Parmalat ammessi nominativamente, invece, voteranno tramite alcune schede predefinite.
I risparmiatori hanno convenienza a votare NO al concordato Parmalat perché solo in tal caso la procedura si convertirebbe nel fallimento e proseguirebbero le azioni intraprese dal commissario straordinario Enrico Bondi contro Bank of America e contro City Group (e altre banche), finalizzate al recupero di oltre 20 MD di dollari, recupero idoneo a sanare tutto il passivo Parmalat (che ammonta a 14 MD di euro).
Se invece venisse approvato il concordato (anche con il silenzio-assenso), esiste il pericolo che le suddette banche diventino socie di riferimento e votino una transazione delle cause a prezzo vile, con evidente danno dei piccoli risparmiatori.
Esiste una alternativa, sdegnosamente respinta dalle banche venditrici dei bond: esse si riprendano i bond al prezzo di vendita e poi saranno libere di votare come vogliono.
Occorre votare no con comunicazione scritta da conservare con il timbro di ricevuta della banca.
Avv. Anna Campilii, legale di alcuni piccoli risparmiatori.