(4:09)
Roberta Radici è morta in un ospedale in attesa di un trapianto di fegato. Il suo nome non dirà molto a chi segue la televisione o legge i giornali. Era la vedova di un falegname, Aldo Bianzino, morto in carcere, la cui colpa era coltivare piantine di canapa indiana nell’orto. Roberta partecipò al V2Day, vidi suo figlio. Roberta pianse di gioia per la partecipazione alla sua tragedia di una piazza San Carlo piena all’inverosimile. Forse la sua malattia è stata accelerata dallo stress, dal dispiacere. Alla fine di dicembre nel 2007 scrivevo nel blog:
“Qualcuno bussa alla tua porta. E’ lo Stato. Ti porta via dalla tua famiglia. Da tuo figlio di 14 anni. Ti accusa di aver coltivato delle piantine di canapa indiana nell’orto di casa. Ti mette in cella. Ti uccide. Non è l’Argentina dei colonnelli e neppure l’Unione Sovietica di Stalin. E’ l’Italia di Mastella e di Amato. Aldo Bianzino è stato assassinato in carcere. Ucciso due volte. Prima dai suoi carnefici e poi dai media che lo hanno ignorato. La vedova di Aldo si chiama Roberta Radici. Nell’intervista che ci ha rilasciato ha detto: “Non so cosa pensare dello Stato. Cosa pensare della giustizia.”
La famiglia Bianzino era composta da Aldo, la moglie Roberta, il figlio Rudra e la nonna, morta poco dopo Aldo. Non era una famiglia benestante.
Rudra ora è solo. Deve sostenere le spese per il processo penale contro i carcerieri di Aldo e studiare, prepararsi a un futuro. Lancio insieme a Jacopo Fo e al Meetup di Perugia una sottoscrizione per Rudra. Il blog seguirà il processo Bianzino fino alla fine, come ha fatto per i processi Rasman e Aldrovandi. Un filo rosso di vergogna per le istituzioni unisce tra loro queste morti di innocenti.
Non lasciamo solo questo ragazzino. Facciamolo per noi, prima ancora che per lui.
Potete versare i vostri contibuti sul conto corrente aperto presso Banca Etica, IBAN: IT61R0501812100000000128988 BIC: CCRTIT2T84A intestato a: “PER RUDRA BIANZINO”.