Il rapporto Employment Outlook 2023 dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) avverte che i lavoratori altamente qualificati rischiano di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale.
Sulla base di interviste a 5.000 lavoratori dei paesi 38 paesi OCSE, in 2.000 aziende nei settori finanziario e manifatturiero, l’organizzazione ha anche rilevato i timori causati dall’IA. Circa il 30% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di essere “preoccupato” per il suo sviluppo, mentre il 19% ha affermato di essere “molto preoccupato” e di ritenere che il proprio posto di lavoro sia minacciato.
Ma questa previsione è già quasi obsoleta, secondo Stefano Scarpetta, direttore della ricerca dell’OCSE: “Abbiamo condotto questo studio prima che ChatGPT andasse online. Potrebbero essere interessati più posti di lavoro del previsto, e l’impatto sul mondo del lavoro potrebbe essere anche più diffuso di quanto pensassimo”.
A marzo, la Goldman Sachs ha pubblicato una stima secondo cui 300 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo potrebbero essere sostituiti dall’intelligenza artificiale nei prossimi anni. Si tratta principalmente di lavori d’ufficio e compiti amministrativi, al contrario di lavori nelle costruzioni e manutenzioni.
I lavori a più alto rischio sono stati definiti come quelli che utilizzano più di 25 delle 100 competenze e abilità che gli esperti di intelligenza artificiale ritengono possano essere facilmente automatizzate.
Secondo il rapporto, i settori della finanza, medicina e dell’ambito legale che spesso richiedono molti anni di istruzione e le cui funzioni principali si basano sull’esperienza accumulata per prendere decisioni, potranno trovarsi improvvisamente a rischio di automazione da parte dell’IA. Il Regno Unito, il Lussemburgo e la Svezia avevano le quote più basse di occupazione nelle occupazioni a più alto rischio, con gli Stati Uniti anche all’estremità inferiore della scala, mentre Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca avevano le quote più alte, con la Germania e l’Italia anche nella parte alta della classifica.
Nonostante l’ansia per l’avvento dell’intelligenza artificiale, due terzi dei lavoratori che già ci lavorano hanno affermato che l’automazione ha reso il proprio lavoro meno pericoloso o noioso. “Il modo in cui l’IA avrà un impatto finale sui lavoratori sul posto di lavoro e se i benefici supereranno i rischi dipenderà dalle azioni politiche che intraprenderemo”, ha dichiarato il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann in una conferenza stampa. “I governi devono aiutare i lavoratori a prepararsi ai cambiamenti e a trarre vantaggio dalle opportunità che l’IA porterà”.
“Il salario minimo e la contrattazione collettiva potrebbero contribuire ad allentare la pressione che l’intelligenza artificiale sta già esercitando, garantendo che i diritti dei lavoratori non siano compromessi” ha affermato l’OCSE, e lo ribadiamo noi.
A questo link è possibile leggere il rapporto completo