Lo dicevano già i nostri vecchi: “Chi più spende, meno spende!”. E allora cosa aspettate a comprare anche voi uno yacht da 60 metri con bandiera delle isole Cayman? Detassato alla fonte!
“Caro Beppe, lItalia è un paese ingiusto. Il Governo chiede sacrifici a milioni di dipendenti pubblici, la Lega propone di tassare i venditori ambulanti. E sotto i nostri occhi, viene consumata unevasione fiscale da oltre mezzo miliardo di euro. Basta andare al mare per vederla, basta camminare nei porticcioli turistici: oltre la metà degli yacht oltre i 24 metri batte bandiera dei paradisi fiscali. Sono i furbetti dello yacht, che spesso intestano le loro barche a società con sede alle Cayman e alle isole Vergini. E tutto permesso dalla legge, almeno sulla carta. Basta creare una società di noleggio, va bene anche in Italia, ma è molto meglio nei paradisi fiscali così la Guardia di Finanza e lAgenzia delle Entrate impazziscono. Ma se vai a vedere, pochi, pochissimi noleggiano le barche. Gli altri fanno contratti fittizi con fratelli e cugini. Risultato: così non si paga lIva sullacquisto, sul combustibile, sulle riparazioni, sul posto barca. Cè chi riesce a scaricare lo champagne e il caviale facendoli risultare spese legate allattività di noleggio. I conti sono presto fatti: i Paperoni italiani risparmiano quasi il venti per cento della spesa dacquisto. Per uno yacht di 60 metri vuol dire sottrarre al fisco anche dieci, quindici milioni di euro. E soltanto linizio: ogni pieno di gasolio sono 120mila litri. I comuni mortali lo pagano più di un euro, gli evasori nemmeno la metà: senza Iva e accise vuol dire 60.000 euro risparmiati a botta. Il prezzo di una barca per una persona normale. Che dire poi dei contratti dellequipaggio? Anche questi sono regolati dalle leggi delle Cayman. Un bel vantaggio per gli armatori, un pessimo affare per i marinai che restano senza tutele. Ogni anno, per la Finanza e lAgenzia delle Entrate, i furbetti dello yacht risparmiano da 150mila a 500mila euro ciascuno. Cè perfino chi, registrando contratti di noleggio gonfiati, costituisce fondi neri alle Cayman, magari per pagare le mazzette ai politici. Ne abbiamo scritto sui nostri giornali, ma da chi governa non è arrivata una riga di risposta. Forse, però, Berlusconi era troppo occupato a godersi il sole su uno degli yacht della sua flotta. Del resto sono loro che hanno votato una direttiva paradossale: lo sconto sullIva per chi ha fatto un contratto di leasing è direttamente proporzionale alle dimensioni della barca. Insomma, più è grande la barca, meno si paga. Questa non è unassurda battaglia contro gli yacht e chi se li può permettere. Fatti loro. No, è in gioco una questione elementare: la legge anche quella fiscale deve essere uguale per tutti. Allora oggi tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare, come diceva Giorgio Gaber. A guardare centinaia di Paperoni italiani che schiaffano in faccia a noi e alla crisi le bandierine colorate dellevasione. Ma
perché tutti insieme, quando incontriamo uno yacht con la bandiera delle Cayman, delle Virgin Islands o di Guernesey, non chiediamo a chi sorseggia un calice di champagne sul ponte di mostrarci latto di proprietà della sua nave? Vediamo se almeno, sotto labbronzatura, diventa un poco rosso.” Ferruccio Sansa, Marco Preve
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