Il riso aumenta. La soia aumenta. Il grano aumenta. La popolazione mondiale aumenta. Il costo del petrolio aumenta. La fame nel mondo aumenta. Il costo dell’acqua aumenta. Il buco nell’ozono aumenta. L’effetto serra aumenta. Lo scioglimento dei ghiacciai aumenta. La scomparsa dei poli accelera. Il trasporto di merci inutili accelera. La costruzione di strade, autostrade, superstrade, parcheggi, viadotti, ponti accelera. La trasformazione degli oceani in spazzatura accelera. La scomparsa delle specie accelera. Il cemento accelera (sta fermo, ma accelera). L’inquinamento dell’aria accelera. L’asteroide Apophis si avvicina alla Terra e accelera anche lui. Io vorrei andare piano. Consumare poco. Pensare lento. Usare sempre le scarpe. Non sarò diventato un no global? Sono responsabile della diminuzione del Pil mondiale? Della recessione americana e dell’inflazione cinese? Dei mutui a tasso variabile e del precariato? Della globalizzazione e della scarsa competitività del sistema? Lo sento, è colpa mia. Chi non produce è perduto. Chi vive per produrre fa perdere tutti gli altri. Dove schierarsi? Deciderò con comodo, sdraiato su un prato, mentre guardo le nuvole.
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