di Gunter Pauli – Oggi ci sono in funzione 443 centrali nucleari in 30 paesi. In tutto producono 375 GW di energia.
La Cina sta costruendo 27 nuovi impianti, la Russia 11. Gli Stati Uniti sono il primo paese produttore di energia nucleare con 104 impianti, molto più della Francia (58) e del Giappone (50 togliendo le 4 centrali dismesse di Fukushima).
Di queste, circa 212 centrali hanno più di 30 anni e non esiste una scienza assoluta sulla durata di funzionamento di queste centrali nucleari. Il problema è che la maggior parte delle centrali si vogliono costruire nel Terzo Mondo, dove i canoni di sicurezza non sono il massimo.
Il relativo declino del nucleare era stato scolpito nella pietra ben prima del disastro di Fukushima. La Lituania e l’Italia hanno deciso di abbandonare del tutto il nucleare, mentre la Finlandia lamenta il fatto che l’impianto da 1,6 GW costruito dalle industrie francesi (AREVA) e tedesche (Siemens) sia in ritardo di 5 anni e presenti un superamento dei costi del 70%.
Solo i ritardi impongono ai consumatori una fattura annua supplementare di 1,3 miliardi di euro, senza prevedere l’aumento dei costi di capitale. L’ultimo impianto ordinato da Georgia Power nel 2010 è costato 17 miliardi di dollari. Il costo dell’investimento al chilo Wattora (kWh) prima dell’11 marzo 2011 era stimato a $7.000, ma con le misure di sicurezza supplementari che sono state imposte, hanno aumentato il costo a 10.000 dollari per kWh.
Quello che non si conteggia mai nei costi sono tutti i sussidi, i vantaggi in termini di ammortamento, la protezione assicurativa, il sostegno finanziario e lo smaltimento delle scorie. L’energia nucleare non solo distrugge il Pianeta, ma non è nemmeno competitiva.
Non sorprende quindi che, nonostante le massicce sovvenzioni e la protezione giuridica la capacità installata per le energie rinnovabili abbia superato a livello mondiale il nucleare.
Ora la domanda è: dove troverà il mondo tutta l’energia rinnovabile e a prezzi accessibili?
L’innovazione.
La Blue Economy ci propone di utilizzare ciò che abbiamo e di studiare la competitività di ogni innovazione senza aspettarci sovvenzioni. Quindi: ci sono soluzioni per le energie rinnovabili che siano veramente accessibili?
Negli ultimi mesi ho presentato un portafoglio di tecnologie attraverso il programma Blue Economy Innovations. Queste scoperte non hanno ricevuto molta attenzione probabilmente perché richiedono un know-how complesso. Tuttavia, queste nuove fonti di calore ed elettricità ridisegnerà e rafforzerà l’attuale panorama delle energie rinnovabili.
Le tre innovazioni sono:
- turbine eoliche verticali collocate all’interno di pali di trasmissione ad alta tensione esistenti
- la riprogettazione degli impianti esistenti di trattamento delle acque reflue urbane per combinare il trattamento delle acque con i rifiuti solidi urbani organici al fine di produrre biogas;
- la generazione combinata di calore ed elettricità con un sistema fotovoltaico bifacciale collocati in un contenitore riciclato, senza parti in movimento.
Se vogliamo seriamente impegnarci in una strategia per le energie rinnovabili senza l’avvertimento di rischi incalcolabili legati al nucleare, dobbiamo andare oltre l’attuale mix di energia solare, eolica, idroelettrica e rifiuti.
Mentre queste quattro energie hanno guidato le energie rinnovabili negli ultimi trent’anni, dobbiamo cogliere ulteriori opportunità che sono immediate e meno costose. È qui che entra in gioco un approccio creativo all’uso di impianti esistenti come i tralicci.
L’ovvio vantaggio aggiuntivo è la creazione di posti di lavoro.
E le tre tecnologie prese in considerazione sono solo alcune dell’ampio portafoglio di potenziali scoperte. Immaginate se tutte le ferrovie e le autostrade fossero dotate della tecnologia eolica? Immaginate se tutti i principali impianti di trattamento delle acque reflue delle aziende alimentari industriali avessero una strategia per il biogas? Immaginate se metà delle famiglie sostituisse il riscaldamento elettrico ad acqua con termo sifoni luminescenti, riducendo il consumo domestico del 15%?
Ora non sarebbe difficile trovare una soluzione globale che permetta l’uscita dal nucleare attraverso una strategia win-win, semplice, ampliando i benefici per tutti, riducendo il rischio e abbracciando le innovazioni che già ci sono e sono mature per l’attuazione.