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Uno Stato con il vizio del gioco d’azzardo

beppegrillo.it - Marzo 27, 2023

di Marco Croatti – Lo scorso 16 febbraio, a 469 giorni dall’ultima vincita, è stato centrato un 6 al SuperEnalotto da 371 milioni di euro. Il jackpot più alto al mondo.

Non capita spesso di poter vantare un primato mondiale ed allora è doveroso evidenziarlo con orgoglio: nell’azzardo lo Stato italiano è il migliore di tutti nello spennare i suoi cittadini.

L’Italia è il paese d’Europa in cui si spende di più per il gioco d’azzardo con una raccolta che è passata dai 47,5 miliardi del 2008 agli oltre 131 miliardi del 2022 ed entrate per la fiscalità relative ai giochi che sono state pari a 10,3 miliardi nel solo 2022. Risorse che lo Stato è felice di incassare e che fanno capire perché l’azzardo sia favorito in ogni modo.

La vincita record al SuperEnalotto è stata celebrata da tutte le prime pagine di giornali e testate on line, dalle aperture dei TG. Con una narrazione, come sempre, suadente e subdola: “giocando pochissimi euro, in questo caso 5, si può cambiare la propria vita per sempre!”. Un messaggio a reti unificate. E chi è più sedotto da questo canto delle sirene? Chi è più in difficoltà, chi sopporta quotidianamente più stenti e privazioni. Chi giorno dopo giorno lotta per sbarcare il lunario.

Ce lo spiegano gli studi di Milton Friedman e Leonard J. Savage: la “curva della funzione di utilità” varia da individuo a individuo e spiega perché un individuo manifesti maggiore propensione al rischio in termini di denaro, quanto meno ricchezza egli possegga. Questo significa che oggi, con la grave crisi economica che stiamo vivendo, l’esposizione al rischio di gioco d’azzardo, capillarmente diffuso, può comportare effetti di esclusione sociale di portata incalcolabile e comunque molto drammatici. Non c’è naturalmente alcuna componente ludica, si è spinti solo dal miraggio della vincita impossibile.

Il superenalotto è uno dei tanti giochi in cui incassa sempre chi organizza, in questo caso lo Stato, il concessionario e chi vende le schedine. Chiamiamola con il suo nome: una truffa legalizzata. Per renderla più appetibile deve esserci un montepremi enorme, con una cifra inimmaginabile. E come si riesce ad avere un jackpot da 370 milioni di euro? Si struttura il gioco in modo che venga accumulata una percentuale ad ogni estrazione e la fetta di torta più grossa vada a finire proprio alla combinazione più difficile da realizzare che quindi accantona rapidamente molti soldi. La possibilità di indovinare la sestina vincente è infatti di 1 su 622 milioni e nessuno potrebbe riuscirci perfino per centinaia di estrazioni. Ai 6, ovvero alla categoria di giocate con i sei numeri della combinazione base, va il 17,4 per cento del totale raccolto, ai 5+1 il 13 per cento, ai 5 il 4,2 del totale, così come ai 4. Ai 3 va il 12,8 per cento del montepremi totale. Alle vincite immediate va l’8,4 per cento del totale. L’obiettivo untuoso è creare la montagna di soldi che tutti desiderano vincere, anche i giocatori non abituali.

Ora, dobbiamo porci una domanda semplice: è moralmente accettabile che lo Stato costruisca un artificio di questo tipo per spingere i suoi cittadini verso l’azzardo? Tutto questo non ha implicazioni che riguardano anche il cuore della nostra democrazia?

L’azzardo mette a repentaglio valori importanti per la persona, per la società, per lo Stato di diritto. Induce “ad alterare nelle persone quei convincimenti e quelle scelte che riguardano la sfera pubblica per eccellenza, cioè l’esercizio della cittadinanza politica”. Come ci spiega il prof. Maurizio Fiasco, esperto di riferimento della Consulta nazionale antiusura che parla dello Stato come di un “debitore patologico” che cerca denaro da qualunque fonte per tappare le falle in bilancio. Così come il giocatore “si vuole rifare”, anche la pubblica amministrazione scivola nella rincorsa delle perdite.

Su questo tema tutti i partiti non solo hanno chiuso gli occhi, ma spesso sono stati al fianco delle lobby dell’azzardo. Con una eccezione: quella rappresentata dal M5S, l’unica forza politica che negli ultimi anni ha davvero agito contro l’azzardopatia.

Il divieto di pubblicità introdotto nel 2019 con il decreto dignità va proprio nella direzione di tentare di ‘allontanare’ dai cittadini le sirene dell’azzardo. Calcolare gli incassi faraonici dello Stato è semplice. Molto più difficile capire quanto siano alti i costi sociali dell’azzardopatia. Quanto dolore, quanta disperazione, quante famiglie e vite distrutte.

È una battaglia che nel Paese deve proseguire e rafforzarsi ma l’avvento della destra desta preoccupazione per alcuni segnali inequivocabili che le forze politiche di maggioranza stanno inviando. Pare evidente il tentativo di spegnere i riflettori da un dramma che coinvolge milioni di nostri cittadini e l’obiettivo politico di allentare alcune delle leggi che limitano gli affari delle lobby dell’azzardo.

Serve attenzione massima, feroce, su questo tema; non solo per difendere alcune delle misure introdotte dal governo Conte ma anche per proseguire e rilanciare la lotta all’azzardopatia.

Il prossimo obiettivo, su cui sarebbe importante trovare collaborazione da parte di senatori di tutti gli schieramenti politici, è proprio quello di rinunciare alla leadership mondiale in fatto di jackpot. Deve essere introdotto un limite che impedisca che si raggiungano montepremi con cifre così mostruose, non possiamo consentire che sia proprio lo Stato ad attrarre i cittadini  verso l’azzardo.

L’AUTORE

Marco Croatti – Classe ’72. Appartenente al gruppo MoVimento 5 Stelle, membro del Senato della Repubblica e della 6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro) e segretario d’aula in Senato. Coordinatore regionale M5S Emilia-Romagna.

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