di Valentina Petricciuolo – Il 18 febbraio scorso la Green European Foundation (GEF) ha pubblicato il rapporto European Green Perspectives on Basic Income (Prospettive Europee Verdi sul Reddito di Base).
La GEF è una fondazione di livello europeo (o Eurofondazione) che opera e conduce ricerche ed analisi su temi di interesse trasversale ed è finanziata direttamente dal Parlamento Europeo.
Una delle analisi condotte negli ultimi due anni dalla fondazione è stato il progetto Reddito di base per tutti i cittadini dell’UE? E questo rapporto – European Green Perspectives on Basic Income – ne è il risultato.
Il rapporto contiene, in particolare, le prefazioni di Susanne Rieger, Presidente della fondazione, e di Ville Ylikahri, Segretario Generale della sezione finlandese della fondazione, i quali delineano l’obiettivo del progetto: “comprendere il potenziale della introduzione di un reddito di base universale relativamente alla occupazione, al riconoscimento del lavoro al di là del lavoro retribuito e alla parità di genere sul lavoro”.
Il rapporto è composto da 9 articoli di approfondimento di diversi autori di tutta Europa, attivisti, accademici e personaggi politici, che affrontano temi relativi al reddito di base: dall’esperimento pilota condotto a Barcellona, al referendum della Svizzera del 2016. Dalla differenza tra reddito di base e reddito minimo, a cosa abbiamo imparato dai progetti pilota effettuati in vari paesi. Dal dibattito attualmente in corso in Germania, Serbia e Grecia sull’introduzione di un reddito di base –-, alla domanda se il reddito di base sia una misura “femminista”.
L’obiettivo era di allargare il dibattito sulla introduzione del reddito di base universale in Europa, un dibattito che riguarda le principali problematiche che la nostra società si trova oggi a dover affrontare.
Ad esempio, come fare in modo che le persone possano vivere dignitosamente senza dover dipendere da lavori spesso umilianti o stressanti. O, ancora, come assicurare una rete di sicurezza sociale per tutti e, nello stesso tempo, progettare un sistema che sia anche semplice da gestire? La risposta potrebbe essere proprio l’introduzione di un reddito di base universale. Ma come farlo in ambito europeo, con sistemi politici e differenze culturali e sociali così marcate tra paese e paese?
Leggere il rapporto aiuterà a dare una risposta a queste domande a tutti coloro che intendono approfondire il tema da un punto di vista più tecnico.
L’introduzione del rapporto, invece, dal titolo Dodici domande e risposte sul reddito di base universale, è di Natalie Bennet, già leader del Green Party di Inghilterra e Galles, ed ha lo scopo di approcciare l’argomento dalla prospettiva della persona comune. In un linguaggio più immediato e semplice da comprendere anche per i “non addetti ai lavori”. Un linguaggio che la stessa Bennet ha usato proprio per rispondere alle domande che si è sentita rivolgere nel corso dei suoi incontri sul territorio inglese e gallese con gli attivisti.
Ed è forse questa la parte più interessante del documento perché rispondere alle obiezioni più comuni fatte dalle persone è il primo passo per fare breccia in una opinione pubblica poco propensa ad una misura così radicale.
Vediamo quali sono le domande e, soprattutto, le risposte che la Bennet dà alle fatidiche 12 domande:
1 – MA LE PERSONE NON SE NE STARANNO A POLTRIRE SUL DIVANO (!) SENZA FARE NULLA?
La risposta che dà la Bennet è che, in realtà, ci sono tantissime attività che rendono la vita migliore per sé stessi e per la comunità e che non rientrano nella categoria del “lavoro salariato”: l’assistenza agli anziani e ai disabili, il volontariato, fare da allenatore a squadre locali o semplicemente leggere ai bambini. In realtà succede che in Gran Bretagna fare tutte queste cose non conviene se si riceve un sussidio perché, in questo caso, le persone devono essere disponibili e pronte a lavorare in ogni momento. E se poi qualcuno davvero si impigrisce sulla poltrona, questo succede perché è il sistema stesso che lo ha emarginato, lo ha scoraggiato e reso vulnerabile e depresso.
2 – PERCHE’ DARE SOLDI ANCHE AI RICCHI?
Il sistema di tassazione progressiva, in realtà, rende questa misura poco efficace per i ricchi mentre lo è per i poveri. Il beneficio che ne avrebbero i ricchi nel ricevere il reddito universale sarebbe compensato da una tassazione più alta. Inoltre, si eviterebbe di sostenere gli ingenti costi amministrativi necessari a fare i controlli sul reddito e sul patrimonio dei singoli. E’ bene sottolineare, infatti, che il reddito di base viene dato a livello individuale e non familiare anche per rendere il singolo autonomo e libero da abusi e ricatti che nascono proprio in seno alla famiglia.
3 – COME E’ POSSIBILE SOSTENERE IL COSTO DI UN REDDITO DI BASE UNIVERSALE?
La risposta, in questo caso, è giocoforza generica ma, in linea di massima, i costi verrebbero coperti, da un lato, dal risparmio derivante dalla eliminazione della maggior parte degli altri sussidi e benefici e, dall’altro, da una maggiore tassazione sui redditi più elevati.
4 – NON SAREBBE MEGLIO EROGARE DIRETTAMENTE SERVIZI DI ASSISTENZA E BENI DI PRIMA NECESSITA’ A CHI NE HA BISOGNO?
Ad esclusione dei servizi di base che uno Stato deve sempre fornire ai suoi cittadini, in particolare l’assistenza sanitaria e l’educazione scolastica, che continuerebbero ad essere garantiti, non ha molto senso che il sistema pubblico si faccia carico di fornire direttamente anche beni e servizi come ad esempio cibo, trasporto o la connessione telefonica perché questo implicherebbe un livello di centralizzazione e di controllo che nessuno davvero auspica.
5 – COSA SUCCEDEREBBE AI SUSSIDI CHE VENGONO DATI OGGI AI DISABILI E AI LORO PARENTI?
Nella proposta fatta dai Verdi dell’Inghilterra e del Galles, e in ragione del fatto che la società in realtà discrimina i disabili per il semplice fatto che questi hanno più difficoltà a trovare un lavoro, la proposta è quella di mantenere tutti i sussidi e di aggiungere a questi il reddito di base universale. Anche ai bambini verrebbe dato un reddito, pari alla metà di quello assegnato agli adulti, visto che si suppone che i bambini vivano con i loro genitori. In caso di genitore single, ci sarebbe un pagamento extra.
6 – IN QUALI LUOGHI È STATO SPERIMENTATO IL REDDITO DI BASE UNIVERSALE? E PERCHÈ NON CI SONO PIU’ PROGETTI PILOTA DA CUI TRARRE INSEGNAMENTO?
Alcuni esperimenti sono stati condotti in paesi in via di sviluppo, come in India e in Namibia. Ma sono i progetti pilota fatti nei paesi sviluppati che sono più significativi per noi. Il primo caso, e forse quello più importante, è quello del Canada, dove, in una piccola cittadina della regione del Manitoba, negli anni ’70, fu dato il reddito di base. I dati raccolti all’epoca, dopo che l’esperimento venne fermato da un governo di destra, erano finiti nel “dimenticatoio” ma, recentemente, si è scoperto che l’esperimento aveva avuto un impatto molto positivo sulla popolazione e che solo i bambini e gli adolescenti e le mamme di bambini piccoli avevano diminuito le ore lavorate, per ragioni più che evidenti. Non certo per “stare sul divano”. Altri casi interessanti sono stati quelli dell’esperimento condotto dagli indiani d’America Cherokee in USA che hanno deciso di assegnarsi un reddito dai proventi del casinò aperto nella loro riserva. L’esperimento condotto nel 2017 e 2018 in Finlandia è stato interrotto per ragioni politiche dal governo che è salito al potere, così come è successo anche in Canada, in Ontario, l’anno scorso. Sono in fase di realizzazione altri progetti pilota in Scozia, Germania, Paesi Bassi (Utrecht) e Spagna (Barcellona).
7 – CON UN REDDITO DI BASE COSA SUCCEDERA’ AL TASSO DI INFLAZIONE?
La maggior parte dei redditi, a parte le entrate di coloro che guadagnano poco e i poveri, non aumenteranno in maniera così significativa. Quello che aumenterà sarà la sicurezza, la libertà dalla paura e dalle preoccupazioni. E questo non è come creare denaro dal nulla o trasferirlo dall’estero. La redistribuzione del denaro potrebbe avere un impatto in un paese con grosse diseguaglianze a livello regionale, e piccoli aumenti nel costo degli affitti e nei prezzi delle case in aree dove sono già molto bassi, genererebbe benessere in aree già molto povere, ma con effetti modesti sul livello di inflazione.
8 – LA GENTE SI RIFIUTERA’ DI FARE LAVORI UMILI E FATICOSI?
Prendiamo il caso di chi lavora nelle strutture fognarie e fa un mestiere per definizione poco piacevole. In questi casi, probabilmente, basterà pagare queste persone di più, ciò che è giusto per il lavoro che fanno, se non addirittura di più di quanto viene pagato chi lavora in banca! E in questo modo, forse, le persone finalmente si rifiuteranno di lavorare in quegli orrendi call centers dove sono costretti a fare telefonate inutili per ore ed ore, stressati dal dover raggiungere obiettivi impossibili. Questo sì che potrebbe migliorare davvero le nostre vite.
9 – SE I PIU’ DEBOLI E VULNERABILI NON SARANNO COSTRETTI A CONTATTARE I SERVIZI SOCIALI PERCHÈ AVRANNO A DISPOSIZIONE UN REDDITO, RESTERANNO SENZA L’AIUTO NECESSARIO?
La domanda è stata posta dagli stessi assistenti sociali che temevano di essere “rimpiazzati” dal reddito di base. In realtà, le stesse persone che avevano fatto questa domanda, ammisero anche di impiegare il 70% del loro tempo ad aiutare le persone a compilare in maniera corretta i moduli e preparare i certificati necessari per ottenere i benefici sociali. Con il reddito di base questo non sarebbe più necessario e permetterebbe agli assistenti sociali di fare il loro vero mestiere, quello di aiutare le persone.
10 – SE FOSSI COSTRETTO A DIRE QUALCOSA CHE VA CONTRO IL REDDITO DI BASE, COSA DIRESTI?
E’ fondamentale il livello sul quale viene fissato il reddito di base perché altrimenti potrebbe essere manipolato da chi ha interesse a mantenere bassi i salari. Il reddito di base deve essere sufficiente a coprire le spese indispensabili alla sopravvivenza. Così come deve essere determinato il salario minimo proprio al fine di evitare ogni forma di sfruttamento da parte dei datori di lavoro e permettere alle persone di scegliere ciò che davvero vogliono fare nella vita.
11 – IL REDDITO DI BASE E’ LA SOLUZIONE PER TUTTI I NOSTRI PROBLEMI?
No di certo. Pochissime persone arrivano a sostenerlo, e coloro che argomentano contro il reddito di base e affermano che “non risolverà tutti i nostri problemi”, sprecano il loro fiato.
12 – PERCHE’ IL REDDITO DI BASE E’ UNA POLITICA “VERDE”?
Uno dei principi fondatori del movimento ambientalista è quello di una economia e di una protezione dell’ambiente che sono due facce della stessa medaglia. E il reddito di base universale ne è la prova. La paura di trovarsi in difficoltà economica e di diventare poveri è una delle principali cause della affannosa ricerca di sempre maggiore ricchezza finanziaria. Se fossimo liberi da questa paura sicuramente molte persone si ritroverebbero più inclini a spendere più tempo con la famiglia e gli amici, di avere una vita varia e articolata, bilanciata. La ricerca, infatti, ha dimostrato che oltre un certo livello, avere più denaro non ci fa essere più felici. Un reddito di base universale può aiutare in questo senso.
E’ possibile scaricare il rapporto in inglese qui.
L’AUTORE
Valentina Petricciuolo – Laurea in Economia, specializzazione in commercio internazionale e promozione delle imprese italiane all’estero. Responsabile dello sviluppo e supporto delle aziende australiane in Italia presso il Consolato Generale di Milano. Trade Relations Officer per UK Trade and Investment presso l’Ambasciata Britannica a Roma. Crowdfunder e micro Business Angel attiva sulle piattaforme europee e statunitensi. Attualmente funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (Agenzia ICE) di Roma e responsabile, dal 2005 al 2010, del Desk Attrazione Investimenti esteri della sede di New York. Master in trasferimento tecnologico e open innovation del Politecnico di Milano (2014) e membro dal 2014 al 2017 del panel europeo dei valutatori di progetti Proof of Concept per la valorizzazione della ricerca scientifica dello European Research Council. Autrice del blog La Curiosità è la Bussola su innovazione, imprenditorialità, valorizzazione della ricerca scientifica, crowdfunding, nuove dinamiche del lavoro, reddito di base universale, crescita personale e libertà finanziaria, blockchain e criptovalute. http://valentinapetricciuolo.it