Articolo tratto dal Uno studio molto citato della Oxford University ha stimato che in 20 anni, la metà di oggi esistente nei lavori degli Stati Uniti scomparirà.
Un articolo sul sito della BBC, con possibilità di indicare la propria professione, riporta la probabilità che questa professione tra 20 anni esista ancora.
Al posto di questi lavori ci saranno dei computer sia come robot fisici che come software invisibili. A differenza di prima, questa volta anche i ben qualificati saranno colpiti. In Svizzera, saranno interessati circa 100.000 posti di lavoro. Anche con l’invenzione della macchina a vapore nel 1712 le macchine hanno sostituito persone. Ma finora, abbastanza nuovi posti di lavoro sono stati creati sempre altrove. Sulla scia della rivoluzione digitale ora ci sono due correnti di pensiero che litigano sulle previsioni, ossia che anche stavolta succederà che altri posti di lavoro si creeranno altrove, oppure se il rapido aumento della produttività tramite computer porterà ai nostri figli una disoccupazione di massa.
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Erik Brynjolfsson, economista del MIT, pensa che entrambi gli scenari siano realistici. Quale dei due si verificherà, dipenderà dalle decisioni che politici, imprenditori e lavoratori prendono oggi.
La disoccupazione di massa è una minaccia. Ma già dal 1970 viene ammonito che i computer portano via posti di lavoro. Fino ad oggi, questo non è accaduto. Ma il progresso sempre più rapido potrebbe presto cambiare questa situazione.
Da 50 anni, la potenza dei computer raddoppia ogni 18 mesi circa. Questa legge descritta dal co-fondatore di Intel, Gordon Moore, nel 1965, vale ancora oggi. Capire le conseguenze di questo sviluppo esponenziale va oltre la nostra immaginazione. È come se si mettesse sulla prima casella di una scacchiera un chicco di grano e lo si raddoppiasse su ogni campo successivo. Dopo 64 campi si avrebbe una tale quantità di grano che il suo trasporto richiederebbe 100 miliardi di camion. Nella potenza dei chip per computer nel 2006 è stato raggiunto la metà della scacchiera. Però la vera impennata dei numeri si ha solo nella seconda metà. Oggi si sentono le prime avvisaglie. Gli smartphones esistono solo dal 2007. Veicoli a giuda autonoma viaggiano già in California. E l’intelligenza artificiale vede un tale progresso che il fisico Stephen Hawking e l’imprenditore Elon Musk un anno fa hanno messo in guardia dal pericolo che si rischi di perdere il controllo. “Arriva un momento, in quello che non era più una guida affidabile è, per quello che viene“, Brynjolfsson scrive nel bestseller “The Second Machine Age“. In passato le macchine sostituivano la forza muscolare, oggi invece le capacità mentali.
Ultimamente i computer sono in grado solo di svolgere non solo compiti ripetitivi e semplici, ma sempre più complessi. Essi riconoscono modelli meglio degli esseri umani. Le aziende che non digitalizzano tutti i processi sono destinate a chiudere. Ciò desta preoccupazioni.
La rivoluzione industriale digitale minaccia tramite diversi driver i posti di lavoro:
Colleghi Robot: Baxter di Rethink Robotics o Yumi di ABB stanno lavorando a stretto contatto con le persone. Questo aumenta la produttività di ogni singolo – anche nelle PMI.
Analisi dei dati: il computer Watson di IBM riconosce e capisce il linguaggio e le immagini. In questo modo rende insiemi di dati non strutturati – quali e-mail, studi, dati sanitari, testi scritti in documenti Word – facilmente accessibili. Quindi può sostituire gli agenti di call center o i consulenti per gli investimenti. Watson aiuta già oggi i medici che fanno i raggi X a valutare le mammografie. Il riassicuratore Swiss Re utilizza come prima azienda svizzera Watson. Egli deve calcolare i rischi e valutare i danni.
Supercomputer: IBM ha presentato di recente in un video il supercomputer Celia. Un dirigente di una società elettrica è da solo di fronte ad una parete di video interattivo. Un uragano si sta avvicinando. Il direttore chiede a Celia, quali impiantio saranno colpiti maggiormente. Pochi secondi dopo, Celia ha ordinato gli impianto in base di dati meteorologici per probabilità di danno. “Quali sono le possibili contromisure?” Celia suggerisce le opzioni e le relative motivazioni. Il gestore sceglie una, e Celia invia gli ordini. Un team di diverse persone avrebbe impiegato diversi giorni per lo stesso risultato. IBM sta collaborando con la compagnia petrolifera Repsol ad un progetto pilota.
Machine Learning: i computer oggi sono in grado di imparare. Sono capaci di derivare delle regole da input non strutturati e quindi non hanno più bisogno di essere programmati (unassisted learning). Dal momento che molte persone stanno lavorando ai PC, questo potrebbe essere addestrato con tutti gli input ed output lavorativi. Ed alla fine avrà imparato abbastanza per essere talmente bravo da svolgere esso stesso l’80% delle attività. La gente servirà solo per il restante 20%. Google Translate è stato riempito con testi multilingua e si è insegnato da solo come tradurli. Per la comprensione della maggior parte dei testi questo è più che sufficiente. I traduttori fisici ormai ricevono solo i testi più impegnativi.
Outsourcing: Oggi le aziende trasferiscono le attività più semplici a fornitori di servizi specializzati in Europa orientale e in Asia. Se questi compiti saranno automatizzati, queste aziende devono cercare di acquisire attività più complesse. Come risultato, anche lavori ben pagati saranno suscettibili di migrare sempre più verso paesi a basso costo.
Interfacce: L’applicazione Uber ha creato un’interfaccia informatica tra clienti e tassisti. Il principio è pensabile anche all’interno delle aziende. L’amministratore delegato inserisce un ordine in un app, e dipendenti interni o esterni ricevono questo rodine elettronicamente. Il middle management diventa superfluo.
Sostituzione: I lavori che si basano su rapporti interpersonali, su un buon servizio clienti o sulla creatività continueranno ad essere sostituito solo in misura minima da un computer. Tuttavia, essi potrebbero essere sostituiti da un servizio online. Per esempio un robot non può fare il consulente di viaggio, ma oggi la maggior parte dei clienti prenota online.
Nel processo di automazione il lavoro viene sostituito dal capitale. Brynjolfsson ritiene che questo porterà a conflitti. Professioni come tassisti o venditori fino ad oggi erano i lavori salvagente per i poco qualificati. Ma questa volta saranno colpiti anche i ben addestrati. Il salario mediano si abbassa negli Stati Uniti già da decenni. Questa evoluzione potrebbe essere accelerata. Il fatto che l’automazione aprirà ulteriormente la forbice del divario tra ricchi e poveri, lo crede anche Martin Ford, autore di “Rise of the Robots“, che è stato appena premiato dal “Financial Times” e McKinsey come Business Book of the Year. Sia Ford come Brynjolfsson propongono un reddito di base incondizionato per attenuare gli effetti negativi dellautomazione. Perché il declino della classe media crea un nuovo problema: se milioni di consumatori andranno a mancare, nessuno comprerà più i prodotti creati dai robot.