Cè una new entry nella lista di Parlamento Pulito.
In realtà è vecchia, ma star dietro a tutti i condannati in via definitiva presenti in Parlamento non è facile.
Si chiama Rocco Salini.
Marco Travaglio ne ha dato una descrizione in un pezzo di BANANAS sullUnità lo scorso settembre che mi ha inviato.
Mi si chiede sempre per chi votare.
Vorrei suggerirvi invece per chi non votare:
per tutti quei partiti che avranno nelle loro liste elettorali un condannato in via definitiva.
La lista ormai la sapete.
Salini & tabacchi di Marco Travaglio
Perché forse non tutti sanno chi è il suo ultimo acquisto (di Mastella ndr).
Rocco Salini da Teramo era il presidente dc della giunta regionale abruzzese, arrestata in blocco (presidente e 10 assessori) nel ’92 per uso disinvolto di 450 miliardi di fondi europei. Gli assessori furono assolti dall’abuso d’ufficio, anche perché nel frattempo era stato per metà depenalizzato. Ma l’ex presidente Salini no: lui aveva anche il falso ideologico, e si eran dimenticati di depenalizzarlo: così fu condannato in Cassazione a un anno e 4 mesi.
Ora, siccome la legge proibisce ai pregiudicati di fare i consiglieri comunali, provinciali e regionali, ebbe una grande idea: entrare in Parlamento (la legge, fatta dai parlamentari, non proibisce ai pregiudicati di fare i parlamentari).
Si rivolse a Forza Italia e la pratica andò a buon fine.
Nel 2001 il condannato Salini entrò trionfalmente a Montecitorio con la sua bella casacca azzurra. Ma vatti a fidare degli amici: nella lista dei ministri il suo nome non c’era, e neppure in quella ben più nutrita dei sottosegretari. Posti di sottogoverno? Nemmeno.
Solo una misera presidenza della commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, dalla quale si dimise sdegnosamente quasi subito. Spazientito dalla snervante attesa, ai primi del 2005 fondò una lista tutta sua, il Terzo Polo, per le regionali in Abruzzo. Contro la sinistra e contro la destra.
Bellachioma, messo in allarme dai forzisti abruzzesi per il pericolo mortale di perdere, oltre ai suoi, pure i voti di Salini, provvide immantinente al recupero in extremis. E aggiunse una poltrona (la novantaduesima) al suo già accogliente governo.
L’11 marzo Salini giurò da solo come sottosegretario alla Salute: si era sempre definito “un medico di campagna”, non avrebbe stonato troppo. Intanto il Terzo Polo spariva dalle liste e i suoi presunti voti marciavano compatti con quelli della Cdl. Non troppi, a giudicare dai risultati: nonostante il fondamentale apporto, il centrodestra perse pure l’Abruzzo. Il Presidente Imprenditore, molto attento al rapporto qualità-prezzo, s’accorse del bidone.
E il 22 aprile, compilando la lista del Bellachioma-bis, cancellò il nome di Salini. Tornato forzista semplice, dopo aver riassaporato per ben 41 giorni le delizie della poltrona, Salini prese cappello: “Che ineleganza, lo trovo scorretto anche dal punto di vista umano ed etico. Ho chiamato Bondi, ma era da Berlusconi. Ora sto cercando Letta. Mi devono spiegare perché”. Ma quelli, quando vedevano il suo numero sul display, mettevano giù. Così il sottosegretario usa e getta riprese a transumare. A “guardarsi intorno”, come si dice in questi casi. E, come direbbe Metastasio, “ovunque il guardo io giro, Mastella io ti vedo“. Così, dopo un comprensibile tormento interiore durato alcuni secondi e dopo trattative particolarmente accurate con Clemente vista la “sola” appena patita, raggiunse l’accordo.
Trasloco armi e bagagli nell’Udeur. Ora i maligni sospettano che, in cambio, abbia avuto la garanzia di un collegio sicuro. Ma son cose inimmaginabili, nel partito della questione morale.”