
Due giorni fa, nel silenzio più totale, un uomo di 83 anni, Carlo Salsi, a Modena, ha compiuto un gesto disperato: ha ucciso la moglie, gravemente malata di demenza, e il figlio, affetto da una grave forma di autismo e costretto in carrozzina. Ma Carlo Salsi non era un mostro, era un uomo schiacciato da una vita di solitudine, di fatica, di abbandono. Pochi giorni prima aveva scoperto di essere malato anche lui e la paura di non poter più prendersi cura della sua famiglia, di lasciarli soli nel peggiore dei modi, lo ha spinto a scegliere la tragedia.
In Italia le persone con disabilità sono circa 3 milioni. I caregiver familiari, cioè coloro che li assistono ogni giorno, spesso senza tutele e senza diritti, sono più di 7 milioni, il 60% donne. Più di 1,48 milioni di persone convivono con una demenza, e si stima che saranno 2,3 milioni entro il 2050. L’Alzheimer, da solo, colpisce 600.000 italiani. Dietro questi numeri ci sono vite reali: madri, padri, figli che lentamente svaniscono, e familiari che, giorno dopo giorno, muoiono con loro, senza aiuti veri.
L’unico aiuto esistente, l’indennità di accompagnamento di 527 euro al mese, viene assegnato alla persona disabile, non al caregiver e serve a coprire, a fatica, le necessità basilari del malato, medicine, assistenza, spostamenti. Chi si prende cura ogni giorno, invece, non riceve nulla. Nessun riconoscimento economico, nessuna tutela reale. Lo Stato offre bonus a pioggia, complicati da ottenere e diversi da regione a regione. Nel 2024 sono stati stanziati 25 milioni per il “Fondo caregiver”, briciole rispetto all’enormità del problema. L’Assegno di Inclusione è una lotteria burocratica riservata a pochi, con criteri spesso insensati.
E nel frattempo, chi assiste un disabile grave o un malato di Alzheimer continua a lavorare e a combattere in silenzio.
Perché quindi non immaginiamo di realizzare un “Reddito di Cura” per i Caregiver?
Un sostegno stabile, un reddito vero, garantito, a chi assiste ogni giorno un familiare gravemente disabile o affetto da malattie neurodegenerative. Un reddito indipendente dall’ISEE, una sorta di reddito universale, sufficiente a permettere a chi cura, di vivere senza essere schiacciato anche dal bisogno economico.
Un Reddito di Cura per i Caregiver non sarebbe solo un aiuto, ma un primo riconoscimento istituzionale del valore umano e sociale della cura, un primo passo verso un modello di welfare più giusto ed evoluto, in cui nessuno sia lasciato indietro. Significherebbe aprire la strada a una società futura in cui il diritto alla dignità e all’esistenza sia garantito a tutti, a partire da chi ogni giorno sostiene con amore la parte più fragile della nostra comunità. Ma attenzione, non basta erogare un sostegno economico per assolversi: lo Stato deve garantire, accanto al reddito, anche servizi reali, assistenza concreta e diritti pieni, in modo che nessuno venga lasciato solo di fronte al peso della cura. Solo così questa misura potrebbe realmente migliorare la vita di chi assiste un proprio caro, senza relegare il caregiver a un ruolo ancora più isolato e invisibile.
Se vogliamo evitare che tragedie come quella di Modena diventino la normalità, dobbiamo iniziare da qui, parlarne ed avere il coraggio di cambiare davvero, senza voltarci dall’altra parte.
Perchè, ricordate, se uno Stato non tutela i più fragili, ha rinnegato la sua missione, la più importante.