“Due anni fa Lea Garofalo spariva nel nulla. Scomparsa, dissolta, inghiottita dalla nebbia fitta che la notte fra il 24 e il 25 novembre 2009 avvolgeva la Brianza. L’ultima passeggiata con sua figlia Denise risale al tardo pomeriggio, fra le vetrine accese di Corso Sempione, in pieno centro a Milano. Raccolta nel suo giubbotto che le fasciava i fianchi, la collaboratrice di giustizia senza più protezione camminava pigra verso il suo ultimo tramonto. Non poteva immaginare che qualche ora più tardi 50 litri di acido avrebbero divorato il suo corpo, tessuto dopo tessuto. A due anni di distanza la storia di Lea Garofalo ha ancora il gusto amaro della sconfitta sociale. Una sconfitta che abbatte le barriere territoriali. Una sconfitta dell’Italia intera, non solo del Sud. Perché quella di Lea è sì una storia tremendamente meridionale, incubata nelle stradine di Petilia Policastro, a qualche chilometro da Crotone. Ma è anche una storia che sfocia ed esplode al Nord, nella Lombardia dei Suv e delle industrie. Oggi il processo nei confronti dei presunti assassini di Lea rischia di saltare a causa del cambio di presidente della Corte d’Assise del tribunale di Milano. Gli imputati posso tornare liberi, nel prossimo luglio, per decorrenza dei termini.
E’ così amara questa coincidenza. Questa notizia giunge proprio nell’anniversario della morte di una donna che credeva di potersi rifare una vita, di far crescere sua figlia lontana dalla ‘ndrangheta. Aveva fiducia, Lea. Ce la mise tutta. Poi fu l’indicibile”. Biagio Simonetta