(0:23)
Domenica pomeriggio, ospite da amici. Germania – Inghilterra. Il calcio, lo so, l’ho detto io, bisogna odiarlo, ma ogni tanto, una volta ogni quattro anni, si può fare uno strappo alla regola. Tutti in poltrona, birra, panini e rutto libero. La partita non viene trasmessa. La RAI non ha comprato ogni partita del Mondiale come ha sempre fatto. Chi vuole seguirle tutte deve pagare. È un altro tassello della realtà condivisa che scompare, che diventa mercato, come ogni desiderio umano, bisogno, aspetto della nostra vita. Da ragazzo, a luglio, seguivo il torneo di Wimbledon in televisione. Tutti i pomeriggi. Poi è scomparso, inghiottito dalle televisioni a pagamento. Sono rimasto a Rosewall, Rod Laver e Borg. Dopo, il buio. So dai giornali che Federer ha perso ai quarti e Capello è andato via di melone per la sconfitta. Lo so, l’ho letto, ma non li ho visti. La realtà sta diventando a pagamento. In alcuni casi, come gli eventi sportivi, anche a pagamenti multipli: canone e pay tv. È un lento esproprio della realtà, anche quella minima, dei piccoli piaceri. Della battuta al bar che non puoi più fare.
Il mercato si introduce in ogni spazio quotidiano. Trasforma la realtà in merce. Per vivere bisogna pagare il biglietto. Viviamo in una realtà capitalisticamente modificata che ha superato l’era della creazione dei bisogni e si è spinta oltre. L’uomo stesso è ora la merce più pregiata. Il capitale è investito sulla sua necessità di vivere, di esistere, dalla culla alla tomba. In circonvallazione ci sono enormi cartelli con la scritta. “Funerale tutto compreso a 1950 euro“. Un affare, conviene prenotarsi la morte, il costo della vita cresce ogni giorno.
Il mondo si divide in mondo a pagamento o gratuito. La tecnica è quella di rendere miserabile quello che ci spetta per diritto naturale come le spiagge o la scuola, e promuovere il mondo a pagamento. L’erba a pagamento è sempre più verde. I raccordi autostradali saranno a pagamento. Li abbiamo già pagati con le nostre tasse, ma ci convinceranno che erano gratuiti fino ad ora per gentile concessione, che è giusto introdurre il pedaggio. Che non bisogna rubare allo Stato-Mercato. Mi sento come se per vivere la prossima ora dovessi inserire un gettone in una macchinetta. E’ questione di tempo, arriveremo anche alla vita a punti.