“Renzi cerca la vendetta contro la Corte dei Conti che lo ha condannato in primo grado per danno erariale. Al sindaco Renzi, abituato ad essere ripreso e condannato dalla Corte dei conti per le sue allegre gestioni di spese di rappresentanza e soldi del bilancio degli enti locali, non gli pare vero di potersi rivalere ora che è al Governo. I suoi colleghi, Marino (sindaco di Roma) e De Magistris (sindaco di Napoli) devono, in questi, giorni, prendere atto delle criticità dei loro bilanci: nel caso di Roma conclamate già politicamente e a rischio di accertamento tecnico da parte della Magistratura contabile, nellaltro già accertate dalla Corte dei conti.
I giudici contabili, infatti, possono con le loro pronunce intervenire determinando il commissariamento degli enti locali i cui bilanci sono ormai decotti (art. 243-bis e ss. del Dlgs. 267/2000 e art. 6 del Dlgs. 149/2011)
Così, capitanando un bel nugolo di sindaci e amministratori spreconi, cosa decide di fare questa allegra combriccola, una volta al potere? Intervenire per Decreto per modificare, in corsa, le regole che sanciscono i poteri di controllo della Corte sugli enti locali, ponendo nel nulla, tra laltro, pronunciamenti già intervenuti (clamoroso il dissesto già dichiarato del comune di Napoli, ai sensi dellart. 243-quater, comma 7, del Dlgs. 267/2000).
Il decreto in questione è il d.l. 6 marzo 2014, n.16 del 28 febbraio scorso ed approvato oggi, blindato dal voto di fiducia, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche, meglio noto come Salva Roma ter. Un atto, il primo del Governo Renzi, che, invece di salvare i Comuni e i cittadini di Roma e di Napoli dalle fallimentari amministrazioni di Marino e de Magistris, fa di tutto per salvare gli stessi Marino e De Magistris dal commissariamento, e lo fa allargando le maglie del controllo contabile della Corte dei Conti che viene aggirato da una legge creata ad arte.
Ci sono squilibri di bilancio che, normalmente, potrebbero portare al dissesto? I piani di riequilibrio risultano inadeguati? Il governo risolve il problema indebolendo i poteri della Corte dei conti! In particolare, nel capitolo disposizioni per gli enti locali in difficoltà finanziarie, al comma 2 dellarticolo 3, viene infatti deciso che “per lesercizio 2014 gli enti locali che abbiano presentato, nel 2013, piani di riequilibrio finanziario che non sono poi stati approvati dalla Corte dei Conti, hanno la facoltà di presentare un nuovo piano entro 120 giorni dal diniego della Corte dei Conti a condizione che sia avvenuto un miglioramento, inteso sia come aumento dell’avanzo di amministrazione che come diminuzione del disavanzo di amministrazione, registrato nell’ultimo rendiconto approvato.
Per la serie, Caro Sindaco, il tuo comune è al dissesto e per legge rischi lineleggibilità per i prossimi dieci anni? Ritenta, sarai più fortunato!. O, meglio, come se, alla fine dei 90 minuti di una partita di calcio, la Federazione andasse dalla squadra perdente dicendogli: dai, ti do altri 45 minuti di tempo per recuperare!, costringendo arbitro e giocatori a tornare in campo.
Sì, perché, in questo modo la Corte dei Conti, che aveva già espresso il proprio giudizio negativo sul piano di riequilibrio finanziario di un ente locale o territoriale, si ritroverà, dopo appena tre mesi, a doversi esprimere nuovamente sullo stesso piano, sotto la pressione politica di un Governo/legislatore che, a braccetto con lamministratore locale inadempiente, spinge allapprovazione forzosa di un piano già bocciato. Gli amministratori fallimentari rimarranno in carica, senza perciò dover restituire i soldi percepiti per il piano di riequilibrio (già respinto) ed evitando soprattutto un probabile commissariamento, con il conseguente doloroso stop alla gestione politico-clientelare di assunzioni, appalti e municipalizzate varie…
Infine, per essere sicuri che, in futuro, la Corte non li privi della possibilità di tergiversare con finti piani di risanamento, lo stesso decreto prevede allart. 3, comma 2-bis, lettera a) la possibilità di presentare tali piani anche laddove la Corte ha ormai accertato il disastro delle finanze dellente locale e ha già mandato le pratiche al Prefetto per il commissariamento. In pratica, mentre fino a ieri la Corte poteva fischiare il calcio di rigore e costringere il comune a fare bene i conti, pena il dissesto, ora gli enti locali possono contare su un guardalinee che in extremis metta in fuorigioco non i giocatori, ma lo stesso arbitro. E chi ha fatto falli da espulsione, come al solito, la passerà liscia, evitando la sanzione dellineleggibilità!
Renzie, non potendo contare sui voti dei cittadini, tenta di consolidare la propria poltrona garantendosi la servile e dimessa soggezione dei cattivi amministratori locali che i partiti hanno seminato in tutta Italia”.
Alfonso Bonafede, M5S Camera