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La fine del lavoro

beppegrillo.it - Febbraio 15, 2018

di Beppe Grillo – Nel 1995 Jeremy Rifkin, il noto economista americano, scrisse un libro emblematico dal titolo “La fine del Lavoro”, nel quale sostenne che presto le razionalizzazioni e le tecnologie dell’automazione avrebbero diminuito sempre più la forza lavoro necessaria alla produzione.

Ovviamente questo processo fa parte di un percorso storico che è iniziato tempo fa con le rivoluzioni industriali.

Durante la prima Rivoluzione industriale i primi macchinari agricoli trasformarono il lavoro nei campi, spostando una quantità enorme di persone dal settore primario a quello secondario. Nella seconda Rivoluzione vennero introdotti macchinari automatici nelle catene di montaggio delle fabbriche. Al tempo questa innovazione comportò un numero elevatissimo di esuberi che, però, furono assorbiti dal settore terziario.

Ora abbiamo una terza Rivoluzione, quella prodotta dalle tecnologie dell’informazione. Il fattore sconvolgente è sicuramente Internet, mai si era visto uno sviluppo cosi veloce e massivo. Tutto il sistema lavorativo è stato totalmente trasformato e non solo il lavoro, ma anche la nostra vita. Internet è il sistema pervasivo per eccellenza.

Questa terza rivoluzione ha ridotto notevolmente la forza lavoro necessaria. Inoltre il settore primario e secondario continuano ad essere automatizzati e presto lo saranno totalmente. Fa scalpore per esempio sapere che in Australia ci siano alcune fattorie, grandi come il Belgio (si, avete capito bene) in cui lavorano 3 persone in totale.

Cosa cambia da quello che abbiamo già vissuto? Cosa c’è allora di così differente?

La differenza è essenzialmente in due fattori.

La prima è che, a differenza di quanto accaduto in passato, i lavoratori che oggi perdono il loro posto di lavoro, escono totalmente dalla società. Non esiste un altro settore economico in grado di assorbirli. Non c’è un quaternario in cui possono spendersi.

Bill Gates nel 2015 disse ad un’intervista che: “lo sviluppo dei software per la sostituzione del lavoro umano prosegue ed è inarrestabile. Camerieri, infermieri, autisti non sono a rischio, ma sono lavori che nel giro di 10 anni non esisteranno più. La tecnologia nel tempo ridurrà la domanda di lavoro umano, in particolar modo per quanto attiene le mansioni più semplici. Fra 20 anni la domanda per una miriade di abilità umane sarà ridotta a zero. Credo che la popolazione non abbia coscienza di quello che sta accadendo”.

Questo vuol dire che i lavori che possono essere automatizzati semplicemente scompariranno, insieme a tutti i ruoli di mediazione.

La seconda differenza è che diminuendo il lavoro, si libera tempo per l’uomo, un tempo inesplorato; il tempo libero. La nostra società, le nostre città, il nostro sistema sociale è basato sul lavoro. Non siamo pronti e non stiamo facendo nulla per prepararci a questi cambiamenti.

Il mondo cambia ad una velocità incredibile e non accenna a diminuire, dobbiamo concepire oggi la forma di Stato che vogliamo domani.

Lo Stato deve cambiare il suo modo di intendere il lavoro, deve assumersi più responsabilità nella regolamentazione e nella ridistribuzione delle risorse.

Tanti cittadini si troveranno presto senza un compito, un senso della vita, e senza denaro per vivere.

Il nostro sistema si trova in una posizione di stallo, in contraddizione con se stesso. Perché tutto il sistema economico si basa sui redditi da lavoro. Quindi da una parte si devono ridurre i consumi e gli sprechi, a rischio ci sono le condizioni ambientali e la nostra salute. Dall’altra c’è  la necessità di aumentarli per far girare l’economia.

Abbiamo quindi una situazione paradossale, in cui il reddito è legato all’attività lavorativa, questa genera consumi e quindi altro lavoro. Se non c’è lavoro, non c’è consumo, non c’è produzione, non c’è la nostra società.

Dobbiamo superare questa visione, il lavoro di massa è finito, volge al termine. Dobbiamo immaginare un altro mondo, in cui esiste un reddito slegato dal lavoro.

La soluzione è davanti ai nostri occhi già nella maggior parte dei Paesi Europei, è il reddito di cittadinanza, non ha senso chiedersi se possa funzionare. Già funziona.

 

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