di Gianluca Riccio – A quanto pare, i “nuovi Dei” della Silicon Valley stanno avendo qualche problema. Leggo qua e là di molti fallimenti e licenziamenti dal comparto social a quello delle piattaforme per criptovalute, passando per altri titoli tecnologici. Tempi durissimi per i dipendenti, ma niente affatto morbidi per i leader Big Tech e la loro visione.
La visione. Quella che per anni ci ha portati a considerare “genio visionario” chiunque portasse un prodotto sul mercato, che fallisse o riuscisse nell’intento (e a qualunque costo facesse l’una e l’altra cosa). Think different, giusto? Basta avere un sogno e la volontà di lavorare sodo e tutto è possibile, giusto? O no?
Cosa significa “avere una visione”, allora? Se la visione è quella che ti permette di vedere attraverso la nebbia dell’incertezza e di guadagnare miliardi di dollari mentre tutti gli altri perdono i loro, forse i miliardari del settore tecnologico l’hanno un po’ perduta.
O forse la visione è un’altra.
La copertura minuto per minuto di tutto dei rovesci di Twitter, o i livelli globali di interesse per il crollo di FTX vanno ben oltre la semplice curiosità o l’interesse diretto. L’attenzione per chi passa dall’altare alla polvere è la stessa di sempre, dalla notte dei tempi. Lo stesso meccanismo di deificazione e poi di lapidazione: ma è solo questione di “ossessione popolare”?
Cosa muove i “grossi calibri” della tecnologia, oltre alla ricerca della crescita? È facile presumere che il denaro sia tutto ciò che motiva gente come Zuckerberg, Musk e Bezos: in realtà, se si inizia a esaminare la mentalità di questi uomini, viene fuori che il denaro è solo una parte della visione.
Vogliamo parlare di altruismo effettivo…
Qualche settimana fa, il secondo exchange mondiale di criptovalute FTX ha annunciato di essere improvvisamente (?) a corto di 8 miliardi di dollari e di voler dichiarare bancarotta. Tra le prime schermaglie di una battaglia che potrebbe annunciarsi lunga, o dolorosa, in tribunale, emergono i principi guida personali del CEO di FTX, il millennial Sam Bankman-Fried. Sam sarebbe stato spinto verso le criptovalute e il loro mondo dalla sua visione di un mondo basato sull’altruismo effettivo.
Cos’è? L’altruismo effettivo è una filosofia e un movimento che sostiene l’uso dell’evidenza e della ragione per determinare i modi più efficaci per migliorare il mondo. Traduco: più guadagni, più puoi donare. Traduco ancora: è utilitarismo con un “profumo” di divinità.
Dopo lo spettacolare crollo della sua azienda, anche questa “dottrina” non se la passa bene. È difficile credere di essere capaci o in diritto di prendere decisioni per l’umanità quando non riesci neanche a tenere al sicuro i soldi dei tuoi clienti.
…O di pronatalismo
La scorsa settimana una giornalista di Insider, Julia Black, ha lanciato il suo “j’accuse” verso i miliardari di Silicon Valley, impegnati a suo dire in un vero e proprio programma eugenetico attraverso un movimento chiamato “pronatalismo”.
Il pronatalismo sarebbe una sorta di ideologia incentrata sull’invertire il calo delle nascite nei paesi europei, ed evitare il collasso della società. E starebbe prendendo piede nei “ricchi circoli di finanzieri, tecnocrati e venture capitalist”. Musk ha sostenuto pubblicamente le idee pronataliste. E starebbe facendo la sua parte anche privatamente, con almeno 10 figli noti. La Black vede in questa filosofia una certa tendenza alla ricerca dell’immortalità (citofonare Altos Labs, l’azienda di Bezos che quell’immortalità la sta inseguendo davvero).
Una visione che, per diventare realtà, deve controllare totalmente lo scenario. Un po’ come la visione di “trasparenza radicale”, sulla quale sarebbe stata fondata Meta di Zuckerberg. La convinzione che condividere qualsiasi aspetto della nostra vita si tradurrà in un bene sociale: il metaverso, la sua naturale conseguenza, porterebbe non i social nelle nostre vite (come lo sono già ora) ma noi a vivere in una certa misura direttamente in un social.
I 9,4 miliardi di perdite che Meta ha collezionato si possono considerare una risposta a questa visione?
La caduta degli Dei
La Silicon Valley e i suoi avamposti missionari, in sintesi, non sono guidati solo dalla ricerca della crescita, che è un mezzo per un fine. La ragion d’essere sottostante che lega insieme questi vari titani della tecnologia è il loro fervore nel mettere in atto la propria “visione teologica personale”, al presunto servizio del resto del mondo.
Non dovevamo considerare questi monoliti aziendali come delle normali imprese. Non dovevamo permettere loro di ottenere monopoli quasi totali, perchè non stanno solo lottando per la nostra attenzione, i nostri soldi o i nostri dati. Stanno lottando per il diritto di plasmare la forma delle nostre società e delle nostre vite.
Per questo è così importante quando una “visione” barcolla, o crolla. Per questo serve capire se gli “apprendisti stregoni” di qualche anno fa ora sono aspiranti Dei che stanno tornando ad una dimensione più umana, o stanno prendendo la rincorsa per saltare ancora più avanti.
Verso la loro visione.
L’AUTORE
Gianluca Riccio, classe 1975, è direttore creativo di un’agenzia pubblicitaria, copywriter, giornalista e divulgatore. Fa parte della World Future Society, associazione internazionale di futurologia e di H+, Network dei Transumanisti Italiani. Dal 2006 dirige Futuroprossimo.it, una risorsa italiana sul futuro.