
L’uso dei social media è diventato un’abitudine quotidiana per miliardi di persone nel mondo. Per molti, la giornata inizia e si conclude con uno scroll su Instagram, Facebook o TikTok. Ma quali effetti ha questa esposizione costante sulla nostra mente e sul nostro corpo? Una recente ricerca pubblicata su Computers in Human Behavior ha analizzato gli effetti fisiologici dell’uso di Instagram e della sua cessazione, con risultati sorprendenti.
Lo studio ha monitorato 54 utenti tra i 18 e i 30 anni, registrando parametri come la frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea. Durante l’uso di Instagram, i partecipanti hanno mostrato una riduzione della frequenza cardiaca e un aumento della conduttanza cutanea, segnali che indicano uno stato di elevato coinvolgimento e gratificazione. Questo fenomeno, noto come arousal appetitivo, è simile a quello che proviamo guardando un film emozionante o giocando a un videogioco avvincente. Il cervello attiva il sistema della ricompensa, che ci spinge a ripetere esperienze piacevoli. Tuttavia, quando si interrompe l’uso, il corpo reagisce diversamente: la frequenza cardiaca aumenta, la conduttanza cutanea cresce ulteriormente e i partecipanti hanno riferito un aumento di stress, ansia e desiderio di tornare a usare il social. Questo suggerisce che Instagram non solo cattura profondamente la nostra attenzione, ma la sua cessazione improvvisa genera una sorta di “vuoto”, come se venisse a mancare uno stimolo gratificante.
Questi effetti sollevano interrogativi sulla natura dell’uso dei social media e sulla loro possibile somiglianza con le dipendenze comportamentali. Sebbene non esista una diagnosi ufficiale di “dipendenza da social media”, molti esperti parlano di uso problematico, caratterizzato da perdita di controllo, impatto negativo sulla vita quotidiana e sintomi simili a quelli delle dipendenze da sostanze o dal gioco d’azzardo. I social media sono progettati per massimizzare il tempo di permanenza degli utenti, sfruttando algoritmi che stimolano il nostro sistema di gratificazione con notifiche, like e contenuti selezionati su misura. Questo circolo di rinforzo spiega perché è così difficile “staccarsi” e perché la cessazione dell’uso genera stress e tensione.
In Italia, il fenomeno dei social media ha raggiunto livelli senza precedenti. Secondo il rapporto Digital 2024 di We Are Social e Hootsuite, l’85% della popolazione italiana utilizza i social media, con una media di quasi due ore al giorno trascorse sulle piattaforme. Le app più utilizzate sono WhatsApp (90,3%), Facebook (77,5%), Instagram (73,5%) e TikTok (40,8%). Tuttavia, il tempo medio trascorso su TikTok è il più alto: oltre 32 ore al mese, superando Facebook (16 ore e 37 minuti) e YouTube (18 ore e 15 minuti).
L’impatto di questi numeri si riflette anche sul benessere psicologico. Uno studio interno di Facebook, reso noto dal Wall Street Journal, ha rivelato che Instagram può aggravare i problemi psicologici negli adolescenti, in particolare a causa del confronto sociale esasperato. Il 32% delle ragazze intervistate ha dichiarato che l’uso della piattaforma ha peggiorato la loro percezione del proprio corpo. Anche in Italia, il 24% dei giovani tra i 14 e i 19 anni ha dichiarato di sentirsi ansioso o stressato a causa dei social, secondo un’indagine di Save the Children.
L’uso problematico dei social non si limita solo agli adolescenti. La nomofobia, ovvero l’ansia da separazione dallo smartphone, è sempre più diffusa anche tra gli adulti. Uno studio dell’Università di Milano-Bicocca ha rilevato che il 65% degli italiani controlla il telefono entro cinque minuti dal risveglio, e il 40% prova ansia quando non ha accesso ai social o alle notifiche. Il fenomeno del doomscrolling, ovvero la tendenza a scorrere compulsivamente contenuti negativi sui social, è un altro aspetto preoccupante: secondo l’Ordine degli Psicologi Italiani, il 53% degli utenti ha sviluppato abitudini di consumo problematiche legate ai contenuti online.
Nonostante tutto, i social media non sono solo fonte di dipendenza e stress. Sono strumenti potenti per informarsi, connettersi e mobilitare comunità. Il 32% degli italiani dichiara di informarsi principalmente attraverso i social, rendendoli un canale fondamentale per la divulgazione e il dibattito pubblico. Inoltre, le piattaforme rappresentano un’opportunità economica e professionale: il 25,1% degli utenti italiani scopre nuovi prodotti attraverso la pubblicità sui social, trasformandoli in strumenti essenziali per il marketing e il commercio digitale. Alla luce di questi dati, è evidente che i social media sono diventati una parte ineludibile della nostra quotidianità, ma il loro impatto psicofisiologico non può essere ignorato. Lo studio su Instagram dimostra che anche brevi periodi di esposizione ai social possono influenzare profondamente il nostro stato emotivo e fisiologico. La sfida, dunque, è trovare un equilibrio tra l’uso consapevole e il rischio di sovraesposizione. La regolamentazione dei tempi di utilizzo, la consapevolezza dei meccanismi di dipendenza digitale e la promozione di alternative offline possono rappresentare soluzioni per un rapporto più sano con queste tecnologie.