“Alcuni di noi hanno deciso di guadare il fiume, e noi occidentali autoproclamati “guide” dell’Umanità abbiamo scelto di guadare nel punto più stretto, quello che ti fa vedere l’altra sponda così vicina da illuderti di poter avere tutto e subito, come se si potesse passare di là con un balzo, o comunque senza bagnarsi… o quasi. Il nostro miraggio è così seducente da farci rimuovere una verità fondamentale: nel punto più stretto la corrente è più impetuosa. Qualsiasi animale capirebbe che si può solo annegare, che nessuno arriverà mai all’altra sponda. Ma noi occidentali siamo i più furbi, i più bravi a camminare sui cadaveri di chi annega, e all’inizio eravamo anche bravi a far sì che ad annegare fossero quasi sempre e quasi solo “gli altri”. Poi, più procedevamo, più necessitavamo di cadaveri, e così noi che siamo i più furbi abbiamo inventato la globalizzazione: un modo per costringere, con le buone o con le cattive, tutti gli altri a guadare e a farlo nel punto scelto da noi. Ma la globalizzazione non guarda in faccia a nessuno, e così, ora, io non so più chi sia il mio prossimo e ho buone ragioni per temere che sia disposto a tutto pur di salire sul cadavere del suo prossimo e fare un altro passo prima di annegare miseramente a sua volta. Qualsiasi animale tornerebbe indietro e, se proprio volesse guadare, lo farebbe molto più a valle. Noi invece no. Noi che siamo i più furbi ci inebetiamo nel nostro delirio drogato, ed eccoci qua: il mio prossimo ed io ci sorbiamo una cocacola stando seduti sul nostro cumulo di cadaveri sempre più pericolante, e guardiamo annoiati in tivù artificiosi esercizi dialettici fra i fan di un certo Marchionne e quelli di una certa FIOM…”. Leopoldo
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