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La democrazia in Italia non esiste. C’è da dubitare che sia mai esistita, ma almeno una volta si salvavano le apparenze. Qualche referendum rispettato, come quelli sul divorzio e sull’aborto. Qualche processo su gente come Andreotti e Craxi, il primo condannato per mafia e prescritto, il secondo condannato e latitante. I cittadini votavano per un candidato e credevano di influire con la loro scelta sulle sorti del Paese. I partiti erano molti e quindi difficilmente controllabili. Gelli propugnava due soli partiti, uno lo specchio dell’altro, con accordi tra di loro. E’ scritto nero su bianco nel suo Piano di Rinascita Democratica. E’ quello che è avvenuto con il Pdl e il Pdmenoelle, in disaccordo apparente su tutto, ma d’accordo sui finanziamenti pubblici ai partiti, sulla Tav, sulle centrali nucleari, sull’immunità parlamentare, sul finanziamento ai giornali, sullo Scudo Fiscale, sul conflitto di interessi, sulla privatizzazione dell’acqua e NATURALMENTE sull’attuale legge elettorale che ti costringe a votare con una X per una merda calda o una un po’ più tiepida.
Le elezioni politiche sono incostituzionali, la legge porcata di Calderoli è incostituzionale, ma nessun partito ha mosso un dito per cambiarla. La volontà di 350.000 italiani che hanno firmato per Parlamento Pulito è ignorata. Ci vuole forse un giorno della collera anche in Italia per fare muovere il culo a Schifani e ai leader dei partiti?
Il Pdl e il Pdmenoelle hanno in apparenza un punto debole elettorale: le elezioni regionali e comunali nelle grandi città dove si può votare il candidato. Come controllare il voto senza cambiare la legge? Semplice. Ci si accorda sottobanco. Una regione a te, una a me. Un candidato forte contro uno debole. L’Emilia Romagna al Pdmenoelle, la Lombardia al Pdl. Sia Errani che Formigoni sono fuorilegge per aver superato i due mandati consecutivi, ma nessuno dei due partiti maggiori ha emesso un fiato. Per far vincere il candidato del Pdmenoelle a Torino venne candidato Buttiglione (non l’avrebbe votato neppure il cardinal Bertone) contro Chiamparino e oggi un tal Coppola contro Fassino che DEVE vincere. E’ un voto di scambio, regione per regione, comune per comune. Sono elezioni decise a tavolino. Se il Pdmenoelle avesse voluto vincere a Milano contro la Moratti non avrebbe candidato alle primarie l’avvocato Pisapia-portalovia e Boeri, l’architetto che ha lavorato con Ligresti.
I partiti si sono spartiti l’Italia, a parte forse i comuni sotto i 5.000 abitanti. Un’ulteriore prova è la reazione feroce del Pdmenoelle contro il MoVimento 5 Stelle dopo la mancata elezione della Bresso in Piemonte a favore di Cota, candidato per perdere. Cacciari non si trattenne: “E’ stato uno choc soprattutto il Piemonte… E a chi dobbiamo dire grazie di questo capolavoro? A quelle teste di c… dei grillini… gli darei fuoco a quelli lì, sono degli sciagurati, si rendono conto di cosa hanno combinato?” Lo sappiamo cosa abbiamo combinato. Vi abbiamo rotto il gioco dell’inciucio. E’ finita la festa, cari pdieliini e pidimeioellini. Dovrete abituarvi. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.