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I soldi perduti dei contribuenti italiani- Marco Cobianchi

beppegrillo.it - Ottobre 7, 2011
I soldi perduti dei contribuenti italiani
(11:00)

Siamo in default, ma allo stesso tempo siamo il Paese più ricco del mondo. Potenzialmente. Se venissero recuperati i soldi di sprechi, evasioni, corruzioni, attività criminali il bilancio dello Stato disporrebbe approssimativamente di 500 miliardi di euro in più all’anno. Significa che, senza chiedere alcun sacrificio ai cittadini, il debito pubblico sarebbe azzerato in 4 anni. Nessuno ha i nostri numeri. Il problema è quindi prima politico che economico. Marco Cobianchi è un giornalista economico. Ha fatto un viaggio nell’Italia dei soldi di Stato regalati come caramelle a aziende inesistenti o in procinto di fallire. Una voragine su cui non esistono controlli.

Intervista a Marco Cobianchi, giornalista e autore del libro “Mani Bucate“:

Sussidi pubblici inneficaci (espandi | comprimi)
Saluto gli amici del blog di Beppe Grillo, mi presento, sono Marco Cobianchi e sono un giornalista, lavoro a Panorama e mi occupo di economia ho appena pubblicato un libro che si intitola “Mani bucate” è la prima inchiesta che è stata realizzata in Italia sull’incredibile mondo degli aiuti di Stato alle imprese private, soldi che, dalle casse dello Stato, finiscono alle casse delle imprese.Non ci sarebbe nulla di male teoricamente, perché tutti i paesi del mondo aiutano con soldi pubblici le proprie imprese, però noi lo facciamo nel modo peggiore, perché finanziamo tutto, tutti ovunque per qualsiasi motivo, non c’è nessuna strategia, non investiamo assolutamente in innovazione, diamo soldi a fondo perduto, sgravi fiscali, incentivi di qualsiasi tipo a un’azienda che va bene, ma anche a un’azienda che va male, a un’altra che si deve strutturare, a due aziende che si devono fondere, oppure a un’altra che deve esportare di più. Non c’è nessuna strategia nell’uso dei soldi pubblici in Italia, né nell’uso dei fondi europei, né nell’uso dei fondi italiani e questo ha diverse conseguenze. La più importante è che i nostri aiuti pubblici alle imprese private, sono perfettamente inutili. Io per fare questo libro ho impiegato circa due anni e ho letto decine di migliaia di pagine di rapporti, di centri studi, studi della Banca d’Italia, di economisti della Corte dei Conti, magistrati e alla fine ho trovato forse la frase tra le centinaia che ho letto, la frase che meglio spiega il in motivo per il quale i soldi pubblici dati alle imprese private in Italia non servono a niente, è di Mario Draghi. Il Governatore della Banca d’Italia che dal primo novembre sarà governatore della Banca centrale europea, in un convegno tenuto a Via Nazionale nel 2009, di cui praticamente nessun giornale ha parlato, ha detto: “I sussidi alle imprese sono generalmente inefficaci, si incentivano spesso investimenti che sarebbero stati effettuati comunque, si introducono distorsioni di varia natura, penalizzando frequentemente imprenditori più capaci, non è pertanto dai sussidi che può venire uno sviluppo durevole delle attività produttive”. Un mese dopo aver pronunciato questa frase ha aggiunto: “Un’indicazione statistica fondamentale è che è più proficuo investire le risorse pubbliche nell’effettiva applicazione delle leggi, piuttosto che nell’erogazione di sussidi”. Credo che questa frase sia la pietra tombale sulla politica dei sussidi alle imprese private, Mario Draghi dice che non servono assolutamente a nulla. Ho cercato di raccontare il maggior numero possibile di casi esemplificativi, i casi più eclatanti, più incredibili, in cui i soldi pubblici sono andati alla criminalità, a imprenditori che dopo tre anni averli ricevuti hanno chiuso l’impresa e i soldi sono spariti, sono andati addirittura a delle famiglie ricchissime che abitano e vivono in altre parti del pianeta, a imprenditori che non avevano nessuna speranza di sopravvivere, a imprenditori che dicevano che avrebbero investito un certo numero di dipendenti, ne hanno assunti la metà, ma i soldi li hanno presi lo stesso ed è questo il motivo per cui Draghi dice che questi soldi non sono serviti a niente.

FIAT, 121 milioni di sussidi pubblici (espandi | comprimi)
Tra le centinaia di casi che racconto in “Mani bucate”, uno mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, si tratta della Stm un’azienda italo-francese che ha ricevuto in un solo anno circa 1 miliardo e 124 milioni di Euro di sussidi pubblici, metà dei quali circa dall’Italia, e metà circa dalla Francia. Questi soldi sono serviti per cambiare il business della Stm,prima produceva memorie flash e questi soldi sono serviti per costruire insieme a altre due multinazionali dei pannelli fotovoltaici. Altri casi che mi hanno fatto sobbalzare sono i soldi alla FIAT, pensate che tra il 1999 e il 2000 la FIAT ha presentato all’Unione Europea ben otto richieste di aiuti pubblici, ognuno dei quali per decine di milioni di Euro. Alla fine la partita con l’Unione Europea è finita 5 a 3. 5 volte la FIAT ha vinto la partita con l’Unione Europea e 3 volte no. Uno di questi 5 casi in cui la FIAT ha vinto la sua partita con l’Unione Europea, si tratta della richiesta di aiuto per lo stabilimento FIAT di Foggia. L’Unione Europea ha cercato di capire meglio, di sapere perché la FIAT aveva bisogno di 121 milioni di Euro, la FIAT ha un certo punto rispose che aveva bisogno a Foggia fa più caldo che in Polonia dove voleva trasferire la produzione, inoltre a Foggia c’è più assenteismo e quindi il caldo e l’assenteismo hanno permesso alla FIAT nel 2000 di ottenere 121 milioni di Euro per lo stabilimento di Foggia, ma questo è soltanto uno delle centinaia di casi di aiuti pubblici che il Lingotto di Torino ha ottenuto nel corso del tempo e, soprattutto, racconto i finanziamenti alla ricerca e sviluppo che ha ottenuto la FIAT, di cui non si è mai parlato, solo l’ultima annotazione sulla FIAT, la stagione di Marchionne, amministratore delegato dal punto di vista dei sussidi pubblici, non è poi così diversa dalla stagione di Romiti.
Quante sono le imprese sussidiate? Nessuno lo sa, così come nessuno sa quanti soldi vanno alle imprese, perché lo Stato non è in grado di controllare, di verificare i soldi che concede alle aziende private, sotto le forme più diverse. La stima che faccio dei soldi pubblici dati alle imprese è di circa 30 miliardi l’anno, questa cifra riguarda sia i fondi europei che i fondi italiani che i 6 miliardi per le aziende che producono energia elettrica e che riceveranno 6 miliardi nel 2011, in totale una stima, secondo me addirittura conservativa, mi porta a ritenere che i soldi dati alle imprese siano all’incirca i 30 miliardi l’anno e quante sono queste imprese? Nessuno lo sa, c’è solo un numero ufficiale di 840 mila, sono le aziende che hanno ricevuto solo i fondi europei che sono però, attenzione, una parte addirittura trascurabile dell’intero ammontare di aiuti pubblici alle aziende private. 840 mila sono le aziende sussidiate tra il 2003 e il 2008, vuole dire che ogni anno con fondi europei 140 mila aziende italiane ricevono soldi. Una massa così incredibile di aziende che ricevono soldi dallo Stato, ovviamente pone un problema dei controlli. Qui regna il caos totale, perfino la Corte dei Conti che ha cercato di capirne di più su quest’argomento, ha dovuto arrendersi e ha parlato di una congerie di dati, provenienti dai vari Ministeri che suggeriscono questi fondi, che rendono impossibile sapere a chi vanno i soldi, quanti soldi di fondi pubblici italiani o europei e soprattutto come vengono usati e quali sono i risultati.


Lo Stato finanzia la mafia (espandi | comprimi)
I controlli non esistono, l’Olaf che è un organismo europeo che dovrebbe controllare le irregolarità, dice che nel solo 2009 sono state le irregolarità italiane 1491 e hanno coinvolto capitali per 422,9 milioni di Euro, la possibilità di recuperare questi soldi è praticamente inesistente perché secondo l’Olaf gli stati membri, cioè gli stati europei perseguono solo il 7% dei casi sospetti. Significa che questi 1491 casi, sono in realtà il 7% di tutte le irregolarità che sono state compiute in Italia. Significa che il l7% di 422 milioni fa 29,7; questo 7% si riferisce solo a un anno, solo al 2009, ma se noi moltiplichiamo questa cifra per il periodo di programmazione dei fondi europei che è 7 anni, significa che in 7 anni 2,75 miliardi di Euro sono stati dati alle imprese private in modo irregolare .
Non avrei neanche io immaginato che perfino il settore finanziario ha ottenuto soldi pubblici, ci sono tre interventi serviti per sussidiare le banche e la borsa, soltanto uno di questi interventi è costato alle casse dello Stato 2 miliardi e 700 milioni di €. Si trattava di sgravi fiscali a favore delle banche che si fondevano tra di loro, quei 2,7 miliardi sono stati poi dopo diversi anni restituiti su ordine dell’Europa, mentre non sono ancora stati restituiti per intero i soldi che in una decina di aziende hanno risparmiato per quotarsi in borsa nel 2004, perché in quell’anno lo Stato ha deciso di dare sgravi fiscali alle aziende che andavano in borsa, la UE ha condannato l’Italia ma quelle aziende che si sono quotate, io faccio i nomi, hanno restituito appena il 25% dei soldi che dovevano ridare allo Stato.
Leggendo i rapporti dell’antimafia ma anche quelli della Corte dei Conti, si scopre che i sussidi pubblici alle imprese private, finiscono alla mafia, significa che lo Stato usando i soldi pubblici, le tasse dei cittadini, finanzia la mafia, finanzia la criminalità organizzata. Inizio il capitolo sulla mafia che è stato uno dei più dolorosi che ho scritto, raccontando di una strage che è accaduta nel 2006 in un paesino vicino a Brescia, vennero sgozzati un uomo, la sua compagna e il figlio di 17 anni. Vennero sgozzati perché lui aveva fatto uno sgarro a una famiglia mafiosa, la quale voleva i soldi pubblici. In Calabria la criminalità organizzata si è inserita, lo dice l’antimafia, nel business dell’eolico e del fotovoltaico. C’era un progetto a Pompei, si chiamava Pompei TecWorld era un progetto per un enorme parco divertimenti che poi non venne mai costruito, ottenne soldi ovviamente, e secondo la Commissione parlamentare antimafia era un’enorme lavanderia di soldi sporchi della criminalità .
Si può uscire da questo inferno degli aiuti pubblici alle imprese? Secondo me sì! Primo: seguire il Consiglio di Mario Draghi, usare i soldi per applicare le leggi e non per pagare le aziende; secondo: far gestire almeno una parte dei soldi pubblici a esponenti o a associazioni della società civile, non vedrei nulla di male, d’altra parte alcune esperienze ci sono già, di imprenditori che possano gestire almeno una parte di quei soldi, in modo anche da rompere il legame tremendo tra politica e affari, tra politici che danno soldi alle imprese e imprese che fanno campagne elettorali per i politici. Un’ultima ricetta potrebbe essere quella di ribaltare il paradigma dell’economia in base al quale è l’offerta che crea la domanda, proviamo a immaginare che sia invece la domanda che crea l’offerta e in altre parole, proviamo a lasciare un po’ più di soldi nelle tasche dei cittadini che comprano quello che vogliono, non sussidiato!

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