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Gli smartphone sono un siero della verità digitale

beppegrillo.it - Maggio 4, 2020

Il dispositivo che utilizziamo per comunicare può influenzare il modo in cui riveliamo le nostre informazioni personali. Secondo uno studio della University of Pennsylvania gli smartphone alterano ciò che le persone sono disposte a rivelare di sé agli altri.

Secondo il team di ricerca le persone sono più disposte a rivelare informazioni personali online usando il proprio smartphone rispetto ai computer desktop, ovvero rivelare emozioni negative o argomentare su problemi personali e di vita privata.

Allo stesso modo, quando gli utenti ricevono un messaggio online che richiede loro informazioni personali (come il numero di telefono e il reddito), sono più propensi a fornire queste informazioni quando la richiesta arriva sul loro smartphone rispetto al computer desktop o pc portatile.

Ma perché gli smartphone hanno questo effetto sul comportamento? Il Prof. Melumad, che ha condotto la ricerca, spiega che “Scrivere sul proprio smartphone spesso abbassa le barriere nella rivelazione di alcuni tipi di informazioni sensibili per due motivi: uno derivante dalle caratteristiche uniche della forma dei telefoni e l’altro dalle associazioni emotive che gli utenti hanno con il loro dispositivo”. In primo luogo, una delle caratteristiche più distintive dei telefoni è la dimensione ridotta, che rende la visualizzazione e la creazione di contenuti in genere più difficile rispetto ai computer desktop. A causa di questa difficoltà, quando si scrive o si risponde su uno smartphone, una persona tende a concentrarsi strettamente sul completamento del compito e a diventare meno consapevole dei fattori esterni che normalmente inibiscono l’autodenuncia, come le preoccupazioni su ciò che gli altri potrebbero fare con le informazioni date. Gli utenti di smartphone conoscono bene questo effetto: quando usano il telefono in luoghi pubblici, spesso si fissano così intensamente sul contenuto che stanno vedendo da diventare ignari di ciò che accade intorno a loro.

La seconda ragione per cui le persone divulgano informazioni personali con più facilità con uno smartphone risiede nel sentimento di comodità e familiarità che le persone associano al loro telefono. Melumad aggiunge: “Poiché i nostri smartphone sono sempre con noi e svolgono così tante funzioni vitali nella nostra vita, spesso sono visti come “cuccioli per adulti” perchè portano conforto ai loro proprietari”. L’effetto a valle di questi sentimenti si manifesta quando le persone sono più disposte a rivelare i propri sentimenti a un amico intimo rispetto a uno sconosciuto o ad aprirsi a un terapeuta in un ambiente confortevole piuttosto che in un ambiente non accogliente. Come dice Meyer, “Allo stesso modo, quando scriviamo sul nostro telefono, siamo in una “comfort zone”, in una zona sicura, confortevole. Di conseguenza, siamo più disposti ad aprirci”.

I dati a sostegno di questo studio sono numerosi e comprendono l’analisi di migliaia di post sui social media e recensioni online, risposte ad annunci sul web e studi di laboratorio controllati: 369.161 Tweets e 10.185, recensioni di ristoranti pubblicate su TripAdvisor.com, alcune pubblicate su PC e altre su smartphone.

Utilizzando sia strumenti automatizzati di elaborazione i ricercatori hanno trovato prove solide che i contenuti generati dagli smartphone sono effettivamente più auto-divulgativi. Forse ancora più convincente è la prova di un’analisi di 19.962 annunci web “call to action”, in cui si chiede ai consumatori di fornire informazioni private. Sistematicamente i dati personali sono stati più elevati per gli annunci mirati agli smartphone rispetto ai PC.

A questo link lo studio completo:

https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/0022242920912732

 

 

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