
di Igor G. Cantalini
Una volta erano le acciaierie a cambiare il destino di un territorio. Portavano lavoro, certo, ma anche fumi tossici e tumori. Interi quartieri sacrificati in nome dello sviluppo industriale. Oggi quelle ciminiere in alcune zone hanno fatto spazio ad altro, ma qualcosa di molto simile sta accadendo di nuovo, ed è più silenzioso, più tecnologico e molto più invisibile. È la nuova era dell’intelligenza artificiale. E le sue fabbriche, i grandi data center, si comportano in modo sorprendentemente simile.
A Memphis, Tennessee, Elon Musk ha costruito un colosso, un supercomputer chiamato appunto Colossus, alimentato da 100.000 GPU Nvidia, progettato per addestrare e far funzionare Grok, la sua intelligenza artificiale generativa integrata direttamente nella piattaforma X, per stare al passo con i suoi competitor (ChatGpt, Gemini etc…). Opera nell’ex fabbrica Electrolux, in un quartiere degradato e già sofferente. xAI ha installato 35 turbine a gas metano, molte senza le autorizzazioni previste dal Clean Air Act, bruciando combustibile per alimentare il calcolo e producendo 1.200-2.000 tonnellate di ossidi di azoto all’anno, nelle aree più esposte ai rischi ambientali della città.
Le comunità locali, come Boxtown e Westwood, vivono da anni con livelli cronici di malattie respiratorie e casi di asma. Alcuni residenti mostrano inalatori e documenti clinici come prova. Studi indipendenti stimano che la zona presenta un rischio di cancro oltre quattro volte superiore ai limiti EPA, specialmente per i vicini del centro dati.
Attivisti manifestano chiedendo di negare l’autorizzazione per le turbine a metano di xAI.
xAI ha difeso l’installazione definendola “temporanea”, con una deroga che consente esenzione dai permessi se le turbine fossero rimovibili entro 364 giorni. Immagini satellitari termiche rivelano che almeno 24-35 unità sono rimaste operative ben oltre quel limite, invalidando l’interpretazione delle autorità locali.
Colossus è stato annunciato a giugno 2024 e attivato in settembre, in soli 122 giorni con un tasso di realizzazione straordinario. L’assenza totale di consultazione pubblica, l’assenza di studi di impatto e la mancanza di trasparenza hanno alimentato rabbia e opposizione di cittadini ed attivisti. La NAACP, supportata dal Southern Environmental Law Center, ha annunciato un’azione legale per violazione del Clean Air Act, basata su questi abusi.
Un’immagine termica del data center xAI.
Naturalmente non è solo Musk l’unico ad agire in questo senso. Anche gli altri colossi dell’IA (OpenAi, Google, Microsoft e Meta) sono forti consumatori di energia, con impatti ambientali importanti. Secondo l’International Energy Agency (IEA), il consumo energetico globale dei data center, in larga parte spinto dall’IA, dovrebbe più che raddoppiare entro il 2030, raggiungendo circa 945 TWh, un consumo che rivaleggia con quello del Giappone. Goldman Sachs stima che la domanda energica mondiale dei data center aumenterà del 50 % entro il 2027 e fino al 165 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 2023.
In Italia, notizia di qualche giorno fa, Eni e Khazna costruiranno un campus IA da 500 MW in Lombardia, alimentato da gas con cattura della CO₂. Il progetto è presentato come più sostenibile…ma, come sempre, le domande restano: chi controllerà l’energia dell’IA? E quali territori saranno scelti questa volta come nuove “zone di sacrificio”?
L’AUTORE
Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, laureato in Scienze della Comunicazione, ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su vari temi.