di Gabriele Gattozzi – Finora – come italiani – ci siamo gloriati del prestigio di esprimere il presidente della Banca Centrale Europea (BCE), ma dopo le recenti esternazioni del nostro banchiere europeo, si sono succedute una serie di reazioni – da una parte e dall’altra – che però dimostrano una scarsa conoscenza del funzionamento e della missione della BCE, che a questo punto vale la pena ricordare brevemente.
Mario Draghi è sì il presidente della BCE ma l’organo decisionale è il Comitato Esecutivo (costituito, oltre che da Draghi, da un portoghese, un francese, un lussemburghese* e due tedeschi) che a sua volta fa parte del Consiglio Direttivo in cui siedono i governatori delle banche centrali dei 19 Paesi dell’area Euro. Non si è lontani dal vero se si afferma che “l’azionista di riferimento” della BCE è ovviamente la Bundesbank e la sede della BCE è guarda caso a Francoforte sul Meno.
Forse non tutti sanno che una delle principali missioni della BCE – che deriva dalla più grande preoccupazione della banca centrale tedesca fin dai tempi in cui si chiamava ancora Reichsbank ed era presieduta da Hjalmar Schacht (uno dei pochissimi che fu lasciato al suo posto anche dopo l’avvento del nazionalsocialismo) – è il controllo dell’inflazione. Ciò deriva dall’inflazione che si ebbe in Germania durante la crisi del 1929 che portò il prezzo del burro a vari miliardi di marchi al kg (e sappiamo quanto sia importante il burro nella dieta teutonica). Quindi l’inflazione come nemico pubblico numero uno della Reichsbank prima, della Bundesbank poi e della BCE ora. Non a caso infatti l’articolo 127, paragrafo 1, del Trattato costitutivo sancisce che “L’obiettivo principale del Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC è sinonimo di BCE, nda) è il mantenimento della stabilità dei prezzi.”
Lo strumento monetario per il mantenimento della stabilità dei prezzi è il tasso di interesse, che per molti anni è stato prossimo allo zero – addirittura negativo in alcuni momenti per la Germania – ma che non potrà restare tale ancora per molto. Parimenti anche l’inflazione è stata per molti anni prossima allo zero e in alcuni casi addirittura negativa (in questi casi si parla di deflazione) ma gli indicatori dell’ultimo anno mostrano che essa è in aumento, e anche in modo consistente (media UE +1,6%). L’altra principale recente azione della BCE è stata il cosiddetto “quantitative easing” (alleggerimento quantitativo), ossia la concessione di crediti al sistema finanziario finalizzati in massima parte all’acquisto di titoli del debito pubblico. Ma anche questo strumento abbiamo compreso che non potrà durare all’infinito.
Ora, sulla base di queste brevi considerazioni non vedo perché accanirsi o glorificare il “nostro” Mario Draghi, quando egli semplicemente assolve con non chalance il suo compito di banchiere centrale che presiede un organo collegiale ad assoluta maggioranza franco-tedesca. Fino a poco tempo fa abbiamo spesso sentito dire “Draghi ha salvato l’euro” o addirittura “Draghi salverà l’Europa”, mentre adesso ascoltiamo che “affosserà il nostro Paese”. Il problema serio – quello sì – è che i tassi di interesse cominciano a crescere, idem l’inflazione e il quantitive easing finirà a breve. Morale della favola: fine della ricreazione.
Si esagerava prima, si esagera adesso. In medio stat virtus.
* Questo piccolo staterello europeo – che, se ancora non fosse chiaro, rappresenta il vertice, il perno, il fulcro dell’asse franco tedesco – con solo mezzo milione di abitanti esprime il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Junker, ed ha addirittura un membro (su solo 6 totali) nel comitato esecutivo della BCE.
L’AUTORE
Gabriele Gattozzi (1969) – Dottore in Scienze Politiche
www.gattozzi.net