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Chi era l’uomo dell’ Agenda Rossa?

beppegrillo.it - Luglio 19, 2012

Fonte: Fotogramma proveniente da un video accluso all’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla strage di Via D’Amelio

Articolo di Nicola Biondo, giornalista e scrittore

“Vent’anni fa un uomo di mezza età si aggirava in via D’Amelio tra i corpi straziati di Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta nell’inferno di lamiere, fuoco e sangue. A chi gli chiedeva chi fosse rispondeva: “Servizi”. Oggi la Procura di Caltanissetta è convinta di averlo individuato. L’uomo compare in due fotogrammi – che pubblichiamo – agli atti dell’inchiesta: da mesi sono sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori. Ha un’età apparente tra i 40 e i 50 anni, fortemente stempiato, vestito elegantemente – completo spezzato, giacca blu e pantalone chiaro. La procura siciliana che indaga sulle stragi del 1992 ne ha individuato il volto e sta provando a dargli un nome e un cognome. Nelle settimane scorse è stata anche realizzata una perizia antropometrica sulla base di queste foto per stabilirne l’altezza e i parametri fisici. L’ipotesi investigativa è che si tratti di un fiduciario dei servizi, un contractor slegato da un’ufficiale appartenenza agli apparati di sicurezza.
Chi è quest’uomo e perché si trovava in via D’Amelio pochi attimi dopo lo scoppio della bomba? Oggi quel viso è un tassello fondamentale per ricostruire i passaggi più oscuri dell’eccidio a partire dalla scomparsa dell’agenda rossa del giudice, il diario di bordo dei suoi ultimi 56 giorni dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone. In quell’agenda Borsellino avrebbe anche lasciato tracce della sua conoscenza della trattativa Stato-mafia e di chi – come riferito dalla moglie Agnese – all’interno delle istituzioni lo avrebbe tradito. All’individuazione del misterioso personaggio i magistrati del pool nisseno diretto da Sergio Lari sono arrivati incastrando una enorme mole di dati, montando e rimontando un gigantesco puzzle composto di foto, video, rapporti di polizia, vecchie e nuove testimonianze.
Tra queste ci sono quelle di un poliziotto arrivato in Via D’Amelio pochissimi minuti dopo la strage e di un carabiniere di scorta del giudice Ayala. Dice il primo: “Ricordo di aver notato una persona, in abiti civili, alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell’auto (di Borsellino, ndr)… Non riesco a ricordare se mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l’ho visto con la borsa in mano… Di sicuro ho chiesto chi fosse per essere interessato alla borsa del giudice, e lui mi ha risposto di appartenere ai Servizi”.
Il poliziotto è stato recentemente risentito, il suo verbale è top secret.
Anche nei ricordi dell’appuntato Rosario Farinella membro della scorta di Ayala arrivato in via D’Amelio poco dopo le 17 del 19 luglio 1992 compare un uomo in abiti civili a cui viene consegnata la borsa del giudice: “Aperta la macchina del giudice, ho preso la sua borsa. Dopo 5-7 minuti Ayala chiamò un uomo in abiti civili che mi indicò come ufficiale o funzionario di polizia. Questi prese la borsa senza aprirla e si è allontanato”.
Tra le tante versioni date da Ayala una colpisce gli investigatori. “Un uomo senza divisa mi diede la borsa” – dice il giudice – “Io la passai al carabiniere in uniforme”. Quell’uomo senza divisa è la stessa persona che si definisce appartenente ai “servizi”?
Solo negli ultimi mesi gli investigatori sono riusciti ad attribuire nomi e cognomi ad alcune persone inquadrate nei filmati girati sul luogo della strage rimaste non identificate o che si muovono con fare sospetto. Tra queste appunto il sedicente uomo dei servizi.
C’è un particolare fondamentale che l’indagine odierna sottolinea: nessuno dei testimoni riconosce nell’ufficiale dei CC Giovanni Arcangioli, fotografato con la borsa del giudice in mano, l’uomo in abiti civili che in pochi minuti agisce come un fantasma sul teatro della strage.
Le indagini, ancora in corso, ridisegnano il ruolo avuto da Giovanni Arcangioli, indagato e poi prosciolto dall’accusa di aver sottratto la borsa del magistrato palermitano.
Nella nuova ricostruzione la borsa del giudice sembra essere passata due volte di mano: la prima volta sarebbe finita nella mani di una persona non identificata per poi essere riposta nella macchina del giudice. E’ la stessa persona che si definisce appartenente ai “servizi”? E’ in questi pochi secondi che sarebbe avvenuto il furto dell’agenda rossa. In un secondo passaggio la borsa, ormai svuotata, sarebbe finita nella mani di Arcangioli. Oltre ad Arcangioli i magistrati stanno valutando se riascoltare alcuni dei protagonisti di quei minuti cruciali tra le 16.59 e le 17.30 quando l’agenda rossa scomparve. A partire proprio da Ayala, il suo agente di scorta Farinella e un oscuro manovale dei servizi, poi finito a lavorare con lo stesso giudice, Roberto Campesi. Anche lui senza alcun motivo ebbe accesso sul teatro della strage nei minuti immediatamente successivi.
Oggi Arcangioli sembra apparire come una sorta di capro espiatorio per coprire altre responsabilità. Responsabilità che l’ufficiale potrebbe in parte conoscere e che oggi potrebbe finalmente chiarire. La procura nissena vorrebbe risentirlo sulla scorta di quanto ha dichiarato il suo legale, Diego Perugini, che parla di “presenze sul luogo della strage di soggetti che all’epoca dei fatti, avevano un rilevante ruolo istituzionale ma che non appaiono in alcun atto di indagine alla cui luce, anzi, se ne dovrebbe dedurre, che non fossero presenti sul luogo”. A chi ci si riferisce?
Di certo il nuovo filone d’inchiesta e l’individuazione di quel misterioso personaggio segnalato tra la macchina del giudice e interessato alla sua borsa conferma che alla strage concorsero entità esterne.”
Nicola Biondo

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