Nel dicembre 2024 è uscito Beast Games, un nuovo show disponibile su Amazon Prime Video, creato dal celebre youtuber MrBeast, pseudonimo di Jimmy Donaldson. MrBeast è una figura di riferimento nel mondo digitale, con oltre 320 milioni di iscritti sui suoi canali e un modello di business che mescola spettacolarità e sfide estreme. Nel 2021 è stato lo youtuber più pagato al mondo, con guadagni stimati da Forbes in circa 54 milioni di dollari. Con un giro d’affari che include iniziative come MrBeast Burger e Feastables, il suo patrimonio netto è stato stimato vicino al miliardo di dollari nel 2024.
Nello stesso periodo, Netflix ha rilasciato la tanto attesa seconda stagione di Squid Game, una serie che aveva già catturato l’attenzione globale nel 2021. Il confronto viene naturale. La serie sudcoreana utilizzava il gioco come metafora della disperazione e della disuguaglianza economica. Era una critica feroce a un sistema che spinge i più deboli a competere fino allo stremo per sopravvivere. Beast Games, invece, trasforma quella distopia in realtà, togliendo ogni intento critico e celebrando apertamente la competizione e il denaro come obiettivo primario.
Uno dei punti più controversi di Beast Games è il budget: 14 milioni di dollari spesi per costruire un’intera città artificiale, Beast City, progettata come set per le sfide. Questo investimento straordinario ha garantito allo show un’estetica unica e una spettacolarità senza precedenti, ma non senza ombre. Alcune fonti hanno riportato accuse di condizioni lavorative difficili, con ritmi estenuanti e pressioni elevate per rispettare i tempi di costruzione e registrazione, gettando un’ombra sulle ambizioni del progetto.
Lo show ha attirato un numero impressionante di spettatori, rendendolo uno dei programmi più visti su Amazon Prime Video nella sua settimana di lancio. Si stima che i primi episodi abbiano raggiunto decine di milioni di visualizzazioni in tutto il mondo, confermando Beast Games come un successo commerciale senza precedenti nel panorama dei game show.
Questa cifra impressionante, che garantisce spettacolarità allo show, suscita però interrogativi morali. In un mondo segnato da crisi umanitarie sempre più gravi, da guerre e disuguaglianze, destinare una somma simile a uno spettacolo televisivo appare quasi offensivo. È impossibile non pensare a quello che sta avvenendo in Palestina, dove ogni giorno si muore per mancanza di risorse basilari, o a milioni di persone nel mondo che vivono in condizioni di estrema povertà. Con quei soldi si sarebbero potuti costruire scuole, ospedali o finanziare progetti pilota sul reddito universale come avviene già da tempo nel mondo. Invece, sono stati usati per intrattenere.
L’enorme successo di Beast Games non è casuale. Lo show risponde perfettamente ai valori dominanti della nostra epoca: la centralità del denaro, il mito della competizione e l’ossessione per la spettacolarità. Ci siamo abituati a misurare il valore di una persona in base a quanto possiede e a quanti sacrifici è disposto a fare per “arrivare”. La narrativa dello show è chiara: tutto è permesso, purché ci sia un premio finale. Il messaggio che ne alimenta è l’idea che la ricchezza giustifichi qualsiasi cosa, anche lo sfruttamento dell’umanità stessa come intrattenimento.
E noi, come pubblico, accettiamo questo sistema. Guardiamo, ci “emozioniamo”, tifiamo, senza fermarci a riflettere su ciò che significa davvero. Ci lasciamo incantare dalle luci dello spettacolo, dimenticandoci che il mondo reale, quello al di fuori dello schermo, è ben più complesso e ingiusto.
Con un budget e una piattaforma di tale portata, Beast Games avrebbe potuto essere qualcosa di più. Avrebbe potuto sensibilizzare, aprire un dibattito, portare alla luce le disuguaglianze globali e offrire soluzioni. Beast Games è, senza dubbio, un fenomeno culturale e commerciale. Ma è anche un simbolo delle contraddizioni del nostro tempo.
Non è solo uno show. È un riflesso di noi stessi.