di Igor G. Cantalini – Le automobili, queste fedeli compagne di asfalto e di smog, dominano ancora le nostre città come moderne divinità. In Europa, nel 2024, la produzione è un fiume in piena: 10 milioni di veicoli nuovi ogni anno. Un numero impressionante, una catena di montaggio che non sembra fermarsi mai. Sembra quasi che tutti abbiamo bisogno di una macchina nuova, brillante, tecnologica, pronta a sfrecciare sulle strade. Ma la realtà? Solo una piccola parte di queste auto vedrà davvero l’asfalto ogni giorno. Il resto passerà più tempo a fare muffa in garage o incastrata in qualche parcheggio impossibile.
Le vendite, per chi se lo stesse chiedendo, vanno benissimo. Il 2024 ha visto un’impennata del 12,6% rispetto all’anno precedente, con più di 4 milioni di veicoli venduti solo nei primi mesi. Ma qui sorge il primo quesito: se ne producono così tante e se ne vendono altrettante, dove finiscono tutte? Le nostre città sono già ingolfate di traffico, i parcheggi sembrano un miraggio. Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e chiederci: davvero abbiamo bisogno di così tante auto? O forse è l’industria dell’automobile che spinge affinché non ci sia via di scampo?
E qui viene fuori il trucco. Perché, e tenetevi forte, una macchina media in Europa viene usata solo per il 5% del suo tempo di vita. Il restante 95% lo passa ferma: in garage, nei parcheggi, o in fila nel traffico. Praticamente, un giocattolo costosissimo che gioca molto poco. E non è tutto. La durata media di un’auto in Europa? Circa 11 anni. Un ciclo di vita fatto di pagamenti, revisioni, bollo, assicurazione, e spese di manutenzione. Ma il tempo effettivo di guida, quello in cui l’auto fa ciò per cui è stata creata, è sorprendentemente basso.
Le auto, queste creature costose, passano più tempo a dormire nei garage che a viaggiare. Calcoliamo: circa 22 ore al giorno un’auto è ferma. Nel frattempo, milioni di macchine rimangono parcheggiate nelle nostre città, occupando spazio prezioso
La domanda che forse ci siamo posti tutti, almeno una volta, è: vale davvero la pena possedere un’auto? Forse, invece di acquistare un bolide da esibire solo per farci compagnia in garage, potremmo valutare opzioni più intelligenti e sostenibili, come il car sharing.
Il car sharing è come una vecchia fiamma ritrovata: non devi preoccuparti di bollo, assicurazione o revisione. Niente panico se senti uno strano rumore dal motore. Con una semplice app, prenoti la tua auto, la usi per il tempo che ti serve, e poi ciao. Il car sharing, infatti, permette un utilizzo più efficiente delle automobili, che vengono condivise e sfruttate davvero, riducendo la necessità di possederne una propria. E diciamocelo: è anche un bel sollievo non dover trovare parcheggio ogni sera o ricordarsi di portarla dal meccanico.
Però il car sharing ha ancora strada da fare. Anche se ormai sta prendendo piede in molte città europee, in alcune aree e province è ancora visto come una soluzione futuristica, lontana dalla realtà. E perché? Forse perché l’industria dell’automobile, con il suo potere e la sua influenza sui governi, non è così interessata a promuovere modelli di mobilità alternativi. Dopotutto, un’auto venduta è un guadagno sicuro, mentre il car sharing è una minaccia all’intero sistema economico che si regge sulle spalle delle automobili private.
E qui arriva la critica: l’industria dell’automobile, che negli ultimi decenni ha plasmato la politica e le scelte economiche di molti paesi, ha un peso che va ben oltre la semplice vendita di veicoli. Ci sono posti di lavoro, catene di fornitura, tasse e miliardi di euro che dipendono dalla produzione e vendita di automobili. Ma a che prezzo? Le nostre città sono soffocate dal traffico, i livelli di inquinamento salgono, e le emissioni delle automobili sono uno dei principali contributi al riscaldamento globale. Nonostante le promesse di auto elettriche e ibride, il sistema continua a fare leva sul vecchio, pesante modello della mobilità privata.
Forse, però, siamo a un bivio. Le giovani generazioni iniziano a vedere l’auto non più come uno status quo ma come un peso. E mentre le città si riempiono di alternative come biciclette, monopattini elettrici e app di ride-sharing, il futuro sembra promettere una vita meno legata alle chiavi di un’auto. Il car sharing, con il suo modello più flessibile, è una delle risposte a questo cambiamento di paradigma. Meno costi, meno preoccupazioni e più spazio per vivere le città in modo diverso.
Ma l’industria dell’automobile, questa vecchia macchina inarrestabile, continuerà a fare pressione. Finché governi e lobby resteranno così strettamente intrecciati, il cambiamento sarà lento. Però, guardando le strade congestionate e i parcheggi pieni delle nostre città, forse è arrivato il momento di ripensare davvero a come ci muoviamo e, soprattutto, a quanto ci costi davvero stare fermi.
L’AUTORE
Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, è laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su vari temi.