Il concetto dei limiti o confini planetari è stato introdotto nel 2009, limiti che circoscrivono uno spazio di sicurezza per l’umanità da non superare e che riguardano: clima, biodiversità, sostanze disperse nell’ambiente, cicli di azoto e fosforo, cambiamento d’uso dei territori, acque dolci, acidificazione degli oceani, aerosol atmosferici, ozono stratosferico.
Tutti sono attualmente pesantemente stravolti dalle attività umane.
Un team di oltre 30 ricercatori provenienti da dieci paesi diversi affermano, in uno studio pubblicato su Science Advances, che 6 dei 9 limiti planetari sono stati effettivamente superati, dal riscaldamento globale alla biosfera e alla deforestazione, dalle sostanze disperse nell’ambiente alla plastica ai cicli dell’azoto e dell’acqua dolce. “Possiamo pensare alla Terra come a un corpo umano e ai confini planetari come alla pressione sanguigna. Oltre 120/80 non indica un infarto certo ma ne aumenta il rischio e quindi si lavora per ridurre la pressione sanguigna. Il limite per la riduzione dell’ozono è stato superato negli anni ’90 ma, grazie alle iniziative globali, catalizzate dal Protocollo di Montreal, questo limite non viene più oltrepassato”, dichiara Katherine Richardson, principale autrice dello studio.
Oggi, il più noto dei nove limiti/confini planetari è il cambiamento climatico . Tuttavia, avvertono i ricercatori, purtroppo non dovrebbe essere l’unico limite planetario ad attirare la nostra attenzione. Se vogliamo garantire prosperità ed equità a tutti sulla Terra, dovremo rispettare tutti i limiti planetari.
Potrebbe essere ancora più importante prestare attenzione a ciò che accade ai margini di questi confini. Comprendere come i limiti planetari interagiscono tra loro. I ricercatori prendono ad esempio il limite “cambiamento climatico” e il limite “ integrità dellla biosfera ” . Secondo gli scienziati questi due limiti costituiscono due pilastri della stabilità del nostro Pianeta. E dimostrano che l’attenuazione del riscaldamento globale e la salvaguardia della biosfera devono andare di pari passo.
I ricercatori notano, tuttavia, che il mondo ne utilizza sempre più biomassa come alternativa alle risorse fossili come carbone, petrolio e gas. In tal modo, l’umanità sta cambiando l’uso del territorio. E si appropria di circa il 30% di energia che altrimenti rimarrebbero a disposizione della natura. Con la conseguenza molto probabile, di una perdita di biodiversità.
Per i ricercatori: “Un mondo che si sviluppa entro i limiti definiti dalla scienza è l’unico modo per affrontare la nostra situazione attuale, caratterizzata da rischi crescenti e potenzialmente catastrofici, su scala planetaria”. Con il loro lavoro i ricercatori vogliono offrire all’umanità una sorta di “guida all’azione” .
Resta da sperare che l’attenzione della comunità internazionale venga finalmente attirata sulla necessità di limitare i nostri impatti sul nostro Pianeta al fine di preservare e proteggere le condizioni che consentono agli esseri umani di prosperare.