Il mese di gennaio è in corso, e con esso torna il Dry January, un’iniziativa nata nel Regno Unito nel 2013 per promuovere un mese senza alcol. Ideato dalla charity Alcohol Change UK, il Dry January si è rapidamente diffuso in molti Paesi, Italia inclusa, come un’opportunità per “ripulire” il corpo dopo gli eccessi delle festività natalizie. Rinunciando all’alcol per un mese, molte persone sperimentano benefici come una migliore qualità del sonno, maggiore energia, risparmi economici e una maggiore consapevolezza delle proprie abitudini di consumo.
Dopo gli eccessi del periodo natalizio, si prevede che quasi un quarto degli europei, inclusi molti italiani, rinuncerà o almeno ridurrà il consumo di alcol questo mese. Molti risparmieranno denaro, alcuni perderanno peso, e un numero crescente continuerà a godersi la propria bevanda preferita, o almeno un’alternativa analcolica. Questo tema si intreccia anche con le recenti regolamentazioni introdotte dal governo Meloni nel nuovo Codice della Strada, che ha imposto norme più severe sugli alcol test per chi guida. Per gli altri automobilisti, il limite resta fissato a 0,5 grammi per litro, ma le pene per chi supera questa soglia sono state irrigidite, includendo sanzioni più pesanti e la confisca immediata del veicolo per i casi più gravi. Queste misure mirano a ridurre il numero di incidenti stradali legati all’alcol, che rappresentano ancora una significativa percentuale delle morti su strada in Italia.
Nel frattempo, gli astemi e i “sobri curiosi” non sono più limitati a bibite gassate, succhi di frutta o semplice acqua. Negli ultimi anni, il mercato delle bevande analcoliche, tra cui birra, vino e liquori, ha conosciuto una crescita straordinaria anche in Europa. Le vendite globali hanno raggiunto quasi 20 miliardi di dollari nel 2023, secondo Euromonitor, raddoppiando rispetto a cinque anni prima. In Italia, il mercato delle bevande analcoliche ha registrato una crescita del 15% nel 2023, superando di gran lunga l’aumento delle bevande alcoliche, che si è attestato intorno al 5%.
La domanda di bevande analcoliche non si limita al Dry January. Sempre più giovani italiani ed europei, attenti alla salute, scelgono di moderare o eliminare il consumo di alcol durante tutto l’anno. Secondo un recente sondaggio di Eurostat, la percentuale di giovani europei (18-34 anni) che consumano regolarmente alcol è scesa al 58%, rispetto al 70% di due decenni fa. Anche tra coloro che continuano a bere, cresce la tendenza a “zebra-stripe”, alternando bevande alcoliche e analcoliche. In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha iniziato a promuovere una maggiore consapevolezza sui rischi del consumo eccessivo di alcol, suggerendo etichette più dettagliate sugli effetti nocivi, inclusi quelli cancerogeni. Questa tendenza è stata recepita anche dai giganti dell’industria. Campari, ad esempio, ha lanciato versioni analcoliche dei suoi aperitivi classici, come lo Spritz e il Negroni, mentre Martini ha sviluppato una gamma di vini e vermouth analcolici.
Alcune sfide però rimangono. I consumatori italiani, noti per il loro apprezzamento della qualità, si lamentano spesso dei prezzi elevati di queste alternative. In media, un aperitivo analcolico può costare circa 30-35 euro a bottiglia, una cifra considerata alta per un prodotto privo di alcol. Secondo una ricerca condotta in Italia dall’Osservatorio Bevande, il 40% degli intervistati ritiene che le bevande analcoliche dovrebbero costare “significativamente meno” rispetto a quelle tradizionali. Anche la pressione sociale continua a essere un ostacolo. In un sondaggio europeo condotto da Heineken e dall’Università di Oxford, il 12% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi giudicato per aver scelto una bevanda analcolica. Tuttavia, i marchi stanno cercando di cambiare questa percezione. Heineken 0.0% è diventato sponsor ufficiale della Formula 1, mentre Peroni ha lanciato campagne mirate per la sua birra analcolica in Italia, posizionandola come una scelta moderna e salutare.
Non mancano esempi innovativi nel settore. In Gran Bretagna, il marchio Lucky Saint ha aperto un pub a Londra dedicato a birre alcoliche e analcoliche, attirando l’attenzione di consumatori curiosi. In Italia, alcuni produttori di vino, come Mionetto, stanno investendo in tecnologie avanzate per sviluppare vini senza alcol che mantengano il gusto originale. Tuttavia, produrre vini analcolici di qualità rimane una sfida tecnica. Mentre la birra analcolica rappresenta circa il 90% delle vendite in questo settore, il vino e i liquori analcolici rimangono molto indietro, con il vino che rappresenta solo il 7% del mercato globale.
Nonostante queste difficoltà, il mercato delle bevande analcoliche è destinato a crescere ulteriormente in Europa e in Italia. Con il consumo globale di alcol che ha raggiunto 1,8 trilioni di dollari nel 2023, le alternative senza alcol rappresentano una piccola ma redditizia nicchia. Secondo Nielsen, oltre il 90% degli europei che acquistano bevande analcoliche consuma ancora bevande alcoliche, dimostrando che le due categorie possono coesistere. E con margini di profitto più alti grazie a tassazioni inferiori, i marchi di bevande analcoliche hanno tutto l’interesse a continuare a innovare, per conquistare anche i consumatori più tradizionalisti.