Di seguito la traduzione dal tedesco di Stefano Porreca dell’articolo di Daniel Ylbersztajn-Lewandowski , pubblicato su Taz.de.
La Conway Hall, situata nel quartiere londinese di Bloomsbury, è associata alla tradizione dei liberi pensatori inglesi. Non c’è dunque da meravigliarsi che qui giovedì sera si siano riuniti i sostenitori del giornalista detenuto da cinque anni nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh Julian Assange.
Tra un mese, il 20 e il 21 febbraio, il team di avvocati del fondatore di WikiLeaks, davanti all’High court, forse per l’ultima volta in Gran Bretagna, proverà a opporsi alla sua estradizione negli Stati Uniti.
Assange, nei trascorsi procedimenti, in una prima fase ha riportato la vittoria, ma ne è uscito sempre perdente. Al momento è previsto che il governo britannico dia il via libera all’estradizione in base al trattato con gli Usa. Se dovesse fallire anche a febbraio, Assange potrà ancora presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Di fronte a un centinaio di presenti, sul palco, accanto all’ex dirigente sindacale Len McCluskey, nonché alla moglie di Assange, Stella, siedono anche Jeremy Corbyn e il deputato laburista, alla guida del Socialist campaign group, Richard Burgon. E poi c’è qualcuno che, come osserva nel suo intervento, ha poco in comune con gli altri: il deputato conservatore ed ex segretario di Stato per l’uscita dall’Unione europea David Davis.
Ridurre al silenzio
L’evento ha inizio con la proiezione del video trapelato sull’Apache statunitense da cui, a Baghdad nel 2007, gli uomini dell’equipaggio sparano ai civili. Dopodiché diversi interventi ricordano il valore di interesse pubblico di queste informazioni. E come lo scopo dell’estradizione di Assange sia di ridurre al silenzio i giornalisti di tutto il mondo.
Tra i presenti è al tory David Davis che gli ambienti governativi potrebbero prestare ascolto. “Tutti, indipendentemente dal colore, dalla fede politica, dalle origini o dalla religione, meritano un processo equo, una giustizia imparziale, e non una privazione arbitraria della libertà”, esordisce riferendosi al suo passato impegno speso a favore dei prigionieri di Guantanamo Bay.
Poi si sofferma a parlare di Assange: negli Stati Uniti non ha alcuna probabilità di essere assolto. La stessa promessa di sottoporlo a un buon trattamento non è credibile. Già molte volte ha sperimentato come promesse simili, subito dopo l’arrivo negli Usa, vengano disattese. Ottenere giustizia per Assange è possibile solo in Gran Bretagna dove la magistratura ha già in diverse occasioni assolto persone accusate di aver rivelato informazioni riservate perché di pubblico interesse.
Ben oltre ogni margine di tolleranza
E a irritare un conservatore britannico è soprattutto il fatto che: “Sembra come se una potenza imperialista stesse dando degli ordini a una colonia”. L’accordo di estradizione con gli USA, oltretutto, è stato approvato dal parlamento britannico solo perché proibisce l’espulsione nei casi politici; proprio come in quello di Assange.
“L’estradizione di Assange”, prosegue, “danneggia pesantemente il giornalismo d’inchiesta in tutto il mondo e ha come risultato una stampa britannica censurata dagli Stati Uniti. Quel che Assange ha passato negli ultimi tredici anni supera di gran lunga ogni margine di tolleranza”.
Davis conclude il suo intervento citando il noto giudice della Supreme court Lord Sumption: “La libertà di parola include il diritto di pubblicare informazioni, anche se sono controverse, scomode o imbarazzanti per le autorità o altre persone”. Chi crede in una società e una stampa libere, in una giustizia equa dev’essere persuaso che Assange sarebbe dovuto tornare libero da molto tempo.
Intervistato da taz al termine dell’evento, Davis dichiara che, per impedire l’estradizione negli Stati Uniti di Assange, il governo federale dovrebbe rivolgersi direttamente al segretario di Stato per gli Affari esteri, Lord David Cameron.