di Beppe Grillo e il suo filosofo – Quasi impercettibile, uno dei principali rischi del nostro tempo si è infiltrato tra noi: la capacità dei medici di prolungare la durata della vita senza però estendere la durata dell’abilità umana. Negli ultimi anni, le nascite e le morti sono diminuite costantemente, portando all’incremento dell’età media della popolazione. Incredibilmente, alcuni medici che ottengono questi risultati negli anziani cercano addirittura l’approvazione pubblica. Quando Papa Adriano VI morì poco dopo la sua elezione, i prelati romani si congratularono con il suo medico privato. Questo spirito, purtroppo, non persiste più.
Le conseguenze negative di questa svista nello sviluppo scientifico sono già chiare. Viviamo in un paese prevalentemente governato da ultrasettantenni, originariamente con una presenza più giovane, ma molti di loro si sono ormai rassegnati. Tra quelli rimasti, conosco molti da trenta o quarant’anni. Posso ricordare chiaramente il periodo in cui mostravano vitalità e iniziativa; c’era persino un momento in cui agire secondo le proprie convinzioni sembrava del tutto naturale. Ma la fisiologia prevale. Man mano che i tessuti si irrigidiscono, le abitudini diventano più ripetitive; ogni giorno compiamo gli stessi gesti (parlo da anziano), che si tratti di fare la barba, lavare i capelli o raccontare il solito aneddoto. Intellettualmente possiamo essere convinti della necessità del cambiamento, ma la realtà è che non siamo in grado di affrontarlo quando arriva. Il radicale invecchiato si trova così in una condizione triste: può essere felice solo rimanendo inefficace; non può smettere di fare ciò che ha sempre fatto, compresa l’esortazione al cambiamento, ma non può spingere per la sua effettiva realizzazione.
Un caso particolarmente triste è il segretario della Società per la Legalizzazione del Matrimonio con la Sorella della Moglie Defunta. In giovinezza, ottenne l’impiego con fervore. In cinquant’anni convinse il popolo britannico della necessità di questa riforma. Ma una volta approvato il provvedimento, la sua società divenne superflua e lui perse il lavoro. Da allora in poi, era solo un settantaduenne capace di sostenere con vigore un’istanza già ottenuta. (Non posso garantire gli eventi di cui sopra, ma è molto probabile che sia accaduto qualcosa del genere.)
La maggior parte degli anziani evita saggiamente il triste destino di accettare i cambiamenti che hanno sempre sostenuto. Fanno ogni sforzo per impedire che tali cambiamenti abbiano effettivamente luogo. Di conseguenza, ogni progresso nelle capacità mediche sembra destinato a rendere il mondo sempre più conservatore. Tra cento anni, è probabile che la maggioranza delle persone superi gli ottant’anni, conservando posti di potere e resistendo al desiderio di cedere il passo ai più giovani. Non nasceranno più persone come Isaac Barrow. Professore di matematica a Cambridge, tra i suoi allievi aveva Isaac Newton, che gli mostrò alcuni lavori sulle leggi gravitazionali, Barrow non fece una piega e gli cedette la sua cattedra.
Cosa possiamo fare? Jonathan Swift, prevedendo il pericolo, suggerì che a ottant’anni un individuo dovrebbe essere considerato sospetto di eccessiva longevità e privato di voto e proprietà. Benché ammirevole, tale suggerimento potrebbe essere politicamente impraticabile, dato il controllo che gli anziani esercitano sul potere. Propongo, tuttavia, che i medici sotto i sessanta si uniscano in una lega per la difesa della gioventù, cercando di ostacolare ricerche volte a prolungare la vita dei molto anziani. Con la minaccia di un tale movimento, gli anziani potrebbero essere spinti a cedere le proprie posizioni. Una volta privati del potere, potrebbero ricevere benevolenza e attenzioni: potremmo trasferirli in un’isola nei Mari del Sud, con sigari in abbondanza, dove giornali speciali, sotto stretta censura, rappresenterebbero un mondo decaduto, senza speranza di miglioramento. Questo potrebbe portare un po’ di felicità agli ultimi anni di queste vittime dell’avanzamento medico, senza permettere loro di opprimere i giovani o ostacolare l’adattamento del mondo alle nuove condizioni.
Foto tratta dal Film di Ron Howard “Cocoon” del 1985