“La competizione per i talenti tra i paesi si svolge sullo sfondo del cambiamento climatico. E i paesi con una popolazione in crescita ne usciranno più forti. La prossima fase della civiltà umana è mobile oltre che sostenibile. La migrazione è un diritto umano“. Parag Khanna
di Beppe Grillo – Oltre un miliardo di persone in tutto il mondo non hanno alcun tipo di documento, il che rende difficile l’accesso a molte delle istituzioni sociali che il mondo sviluppato dà per scontate. Secondo le Nazioni Unite, oltre l’80% dei circa 65 milioni di rifugiati non dispone di alcun documento ufficiale che dimostri la propria identità, poiché il più delle volte sono documenti distrutti durante i bombardamenti, catastrofi climatiche o persi durante il viaggio per emigrare.
A fronte di questa drammatica realtà, dal 2016, il Worl Food Program delle Nazioni Unite (WFP), ha lanciato un progetto chiamato Building Blocks per esaminare come, grazie alla blockchain e la biometria avanzata, si possa offrire ai profughi documenti di identità che possano essere archiviati nel cloud, e che consentano loro di ricostruire vite e carriere, sia quando tornano a casa che nei paesi in cui giungono o chiedono asilo.
Building Blocks è presente nel campo giordano di Zaatari, dove vivono da anni 80.0000 rifugiati siriani. Nel campo non si usano contanti o carte di credito per acquistare generi alimentari, gli ospiti pagano con gli occhi, attraverso una scansione dell’iride, con un dispositivo che poggia sulla blockchain.
I rifugiati vengono dapprima registrati nel database biometrico online delle Nazioni Unite, con scansioni dell’iride, impronte digitali, cartelle cliniche e foto. Quando il dispositivo esegue la scansione dell’occhio di un cliente, si collega alla banca dati online, quindi, detrae il prezzo dei generi alimentari dagli aiuti monetari del WFP.
Il WFP inizialmente ha introdotto questi scanner dell’iride per risparmiare denaro. Il WFP normalmente spende 1,3 miliardi di dollari in buoni cartacei per aiutare i rifugiati ad acquistare generi alimentari. Questo sistema elimina fino al 98% delle commissioni bancarie. Ma il dispositivo del WFP è servito anche per un altro scopo. Ha stabilito un registro delle transazioni quotidiane che funge da modello per l’identità di una persona.
Senza un documento d’identità è quasi impossibile accedere agli istituti finanziari, frequentare la scuola e andare dal medico. Quelle che normalmente sono attività quotidiane, come acquistare generi alimentari, sono ancora più complicate per le persone che non esistono nei registri pubblici.
Diverse organizzazioni stanno già lavorando su alcuni aspetti di questa idea. In Finlandia, una startup blockchain chiamata MONI collabora dal 2015 con il Servizio di immigrazione finlandese, offrendo a ogni rifugiato nel paese una MasterCard prepagata, supportata da un numero di identità digitale memorizzato su una blockchain. Anche senza il passaporto necessario per aprire un conto bancario finlandese, un conto MONI consente ai profughi di ricevere benefici direttamente dal governo. Il sistema consente inoltre ai profughi di ottenere prestiti.
Al centro di tali sistemi c’è un concetto noto come “identità auto-sovrana”, reso popolare nel 2016 da Christopher Allen, un tecnologo americano, che ha definito i principi per una prova digitale di esistenza di proprietà dell’individuo. In questo sistema, l’identità sarebbe portabile e non dipenderebbe da alcuno Stato o autorità centrale, proprio perché poggerebbe sulla Blockchain.
Il mondo si sta rapidamente avvicinando al picco dell’umanità. Entro il 2035, potremmo raggiungere una popolazione totale di nove miliardi di persone, uomini, donne e giovani che ormai decidono con i piedi, in base alla stabilità politica, l’istruzione, le tasse, la cultura e il clima.
Man mano che il mondo digitale diventa sempre più importante, presenta anche una nuova opportunità: offre la possibilità di ridefinire i moderni concetti di identità. Potrebbe consentirci di rimettere l’identità sotto il nostro controllo. Immaginate un documento digitale universale che contiene dati come curriculum vitae, dati bancari, transazioni di acquisti, informazioni sanitarie, dati utili sulla carriera lavorativa e la storia della persona, che possa ricostruire la provenienza, tutelando così anche i diritti di chi emigra. Non un semplice pezzo di carta per varcare i confini, ma qualcosa che possa finalmente far sentire ogni essere umano “cittadino del mondo”.