Per molti fece scalpore l’annuncio del fondatore di Tesla Elon Musk, un anno fa: la sua azienda non avrebbe più accettato Bitcoin, a causa del suo massiccio consumo di energia e della forte dipendenza dai combustibili fossili. Non aveva torto.
Il processo di mining (estrazione) per convalidare una singola transazione Bitcoin lascia un’impronta di carbonio maggiore di quasi 1,8 miliardi di transazioni Visa e le prove suggeriscono che oltre il 70% del consumo energetico globale di Bitcoin è generato da fonti non rinnovabili come il carbone. Poiché la capitalizzazione di mercato di Bitcoin è cresciuta da 70 miliardi di dollari a oltre 1 trilione tra novembre 2018 e novembre 2021, il suo consumo energetico globale annuo è quadruplicato, a oltre 200 terawattora (TWh).
La crescita esplosiva di Bitcoin e di altre criptovalute, nonchè le soluzioni basate su blockchain hanno evidenziato quindi un problema importante: il crescente consumo di energia dato dalla tecnologia e il suo impatto sul nostro clima stanno minacciando i progressi compiuti negli ultimi anni verso la decarbonizzazione.
Ecco perché oltre 250 aziende private nel mondo si sono unite e hanno dato il via al Crypto Climate Accord, un accordo che vuole decarbonizzare l’industria crittografica globale dando la priorità al clima e supportando la transizione dell’intera industria crittografica verso emissioni nette di gas serra a zero entro il 2040.
Aziende e cittadini che abbracciano i settori cripto e finanziario, tecnologico, ONG, energia e clima hanno aderito al Crypto Climate Accord come sostenitori, coinvolti nella consulenza, sviluppo e scalabilità di soluzioni a sostegno dell’accordo.
Così come si legge sul sito, il Crypto Climate Accord vuole fornire all’industria delle criptovalute una “cassetta degli attrezzi open source” di soluzioni tecnologiche per decarbonizzare e dimostrare i progressi (sul sito CryptoClimate.org sono presenti alcune soluzioni proposte).
Sebbene l’impatto ambientale negativo di Bitcoin sia stato appena menzionato alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow lo scorso novembre, rimane una questione chiave per gli utenti di criptovalute e i responsabili politici. Affinché la tecnologia crypto possa essere adottata ampiamente e a lungo termine, ci dovremmo impegnare seriamente a ridurne il suo consumo di energia. Questo accordo è un buon inizio.