“Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità.” Julian Assange
di Niccolò Morelli – Come reagiremmo se un giornalista libero e indipendente finisse incarcerato a vita accanto a terroristi, stupratori e serial killer in una prigione di massima sicurezza, solo per aver avuto il coraggio di rendere pubblici i crimini di guerra di un Paese?
Cosa direbbe la stampa “libera” occidentale, se a voler tappare la bocca a quel giornalista fosse la Cina di Xi Jinping, la Korea del Nord di Kim Jongun o la Russia di Putin?
Probabilmente si organizzerebbero cortei e manifestazioni, i salotti televisivi traboccherebbero di giornalisti e attivisti indignati e pronti a difendere la libertà di stampa. Le prime pagine dei quotidiani nazionali e le aperture dei tg sarebbero occupate per settimane da quella vicenda e i profili social dei politici conterebbero decine di post e prese di posizione contro i dittatori che cercano di zittire un giornalista libero.
Ora, proviamo a fare un giro sulle bacheche dei nostri politici, degli influencer dalla lacrima facile e dei giornalisti che non perdono occasione per ergersi a paladini della democrazia. Troveremo tonnellate di opinioni sulla guerra in Ucraina, sulla rielezione di Macron, sui Maneskin e sui furbetti del Reddito di cittadinanza. Difficilmente troveremo oggi prese di posizione in difesa di un eroe moderno come Julian Assange, un uomo che ha fatto cadere la maschera di ipocrisia dell’Occidente mostrando nero su bianco le bugie e gli interessi economici con i quali si sono giustificate per anni guerre di invasione mascherate da missioni di pace.
Possibile che nessuno si chieda come mai la stampa internazionale e soprattutto quella italiana non tratti minimamente questo argomento? Possibile che i responsabili dei crimini di guerra rivelati da Assange siano ancora tutti a piede libero, qualcuno addirittura occupando poltrone importantissime, mentre chi ha denunciato al mondo quei massacri è destinato a marcire in prigione per il resto della propria vita?
La verità è che su questa vicenda non troveremo nemmeno un trafiletto di solidarietà perché il “cattivo” di questa storia non è un dittatore o un tiranno lontano. Sono i cari e vecchi amici Stati Uniti, gli alleati di cui siamo stati complici e per i quali siamo disposti anche disconoscere i nostri principi democratici, e tanto basta al nostro debolissimo e asservitissimo giornalismo per nascondere sotto un tappeto di omertà uno scandalo che meriterebbe approfondimenti e “speciali” ad ogni ora del giorno e della notte.
Assange verrà estradato negli Stati Uniti, e questo equivale ad una condanna a morte poiché non c’è nessuna differenza tra l’avvelenare un giornalista scomodo o lasciarlo marcire in una cella di isolamento per il resto dei suoi giorni.
Questo non ci rende poi tanto diversi dai regimi autoritari ai quali facciamo finta di non assomigliare.
Pensiamoci la prossima volta che, definendoci “occidentali”, ci sentiremo fieri di esserlo.
L’AUTORE
Niccolò Morelli, classe 1993, nasce ad Empoli ma vive tra le colline toscane di Vinci, il paese che dette i natali al genio di Leonardo. Nel 2018 si laurea in Scienze Politiche all’Università di Firenze e due anni dopo consegue il diploma di Master in Scienze del lavoro, frequentato per metà all’Université catholique de Louvain in Belgio, con una tesi dal titolo “Digitalizzazione e robotizzazione: verso un futuro senza lavoro?”.