In Italia vivono 60 milioni di abitanti, 136 milioni di polli, 8.7 milioni di suini, 6.1 milioni di bovini, 73.5 milioni di conigli e 25.2 milioni di tacchini. Come possono convivere tutti sullo stesso territorio? Negli ultimi 150 anni, grazie al progresso scientifico l’uomo si è emancipato da condizioni igienico-sanitarie disastrose, causa principale di malattie e mortalità prematura. Negli animali, invece, questo progresso ha coinciso con una vera e propria involuzione. Gli allevamenti intensivi, ai quali oggi vengono sottoposti, causano loro atroci sofferenze e soprattutto raddoppiano il rischio di nascita di superbatteri, quelli resistenti agli antibiotici.
Oggi in Italia e in Europa pochi metri quadrati di stalle ospitano fino a centinaia di animali. L’eccessiva densità e vicinanza fa impennare la possibilità di sviluppare le malattie. Ecco perché l’uso di antibiotici negli allevamenti è così diffuso: il 71% degli antibiotici venduti in Italia viene somministrato agli animali da allevamento, secondo i dati di un rapporto ECDC/ EFSA/ EMA del 2015.
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Il problema è serio ed è stato affrontato al Parlamento europeo in un rapporto assegnato al Movimento 5 Stelle. Il portavoce Piernicola Pedicini è in prima linea nel disciplinare l’uso e l’abuso degli antibiotici. Dopo l’approvazione del suo rapporto, il Parlamento europeo è ritornato sul tema discutendo un rapporto legislativo, approvato giovedì 10 marzo con i voti favorevoli del Movimento 5 Stelle, sui prodotti medicinali veterinari.
I principi contenuti in questo nuovo rapporto sono importantissimi: chi somministra antibiotici agli animali, ad esempio, deve rispettare adesso norme severe sul rispetto della diversità genetica degli allevamenti, sulle interazioni sociali e la gerarchie tra animali, sulla densità di allevamento, l’isolamento degli animali malati dal resto del gruppo, la suddivisione fisica per i polli e le pecore e degli animali più piccoli in gruppi più piccoli. Inoltre, è stato approvato il divieto assoluto della somministrazione degli antibiotici di ultima frontiera (cefalosporine di quarta generazione, fluorochinoloni) negli animali. Bisogna evitare in ogni modo che venga sviluppata una resistenza antibiotica negli animali perché questa sarebbe un pericolo concreto e immediato per la salute umana.
Il Movimento 5 Stella ha presentato emendamenti per aprire il mercato dei prodotti veterinari: occorre impedire che il monopolista farmaceutico faccia quello che vuole imponendo il proprio prezzo in virtù della protezione offertagli dalle leggi sul diritto di autore. Il gioco dell’industria è quello di sfruttare determinate sostanze il più a lungo possibile senza dedicarsi in maniera sana alla ricerca. Ecco perché è stata proposta l’estensione a 10 anni del periodo in cui un’industria può sfruttare in via esclusiva un nuovo farmaco. La maggioranza del Parlamento europeo ha, invece, accettato la proposta della relatrice che fissa questa estensione a 18 anni. Per il Movimento 5 Stella questo limite va contro le regole della concorrenza e frenano le piccole e medie imprese che producono medicinali generici.
Il testo adesso verrà discusso dal Consiglio europeo. Le lobby ritorneranno alla carica. Il Movimento 5 Stelle vigilerà in fase di Trilogo (il negoziato fra le Istituzioni europee – Commissione, Parlamento e Consiglio – previsto per l’approvazione). La posta in gioco è troppo alta.