di Saverio Pipitone – Tra crisi economica, conflitti sociali e desideri di libertà, dei giovani contadini, sia uomini che donne, negli anni Settanta occuparono delle terre pubbliche incolte e abbandonate sulle colline veronesi della Grola in località Sant’Ambrogio di Valpolicella, per recuperarle ad uso produttivo, nel rispetto dell’ambiente e del territorio, con la costituzione della cooperativa agricola Ottomarzo.
Dopo avere ottenuto la locazione dei terreni, ebbero necessità di una sede di lavoro, ma sprovvisti di soldi o accesso bancario per acquistare in loco un rudere da ristrutturare, si rivolsero alla Mutua per l’Autogestione o Mag di Verona, che era nata in quegli anni per fornire consulenza alle imprese sociali e, per aiutarli, reperì le risorse dagli associati, aggiungendo nel proprio statuto la raccolta di risparmio, sulla linea delle ottocentesche Società di Mutuo Soccorso di operai e artigiani che, tramite l’autotassazione, sostenevano economicamente i membri bisognosi.
Da tale esperimento di credito alternativo e finanza solidale, sorsero altre Mutue di Autogestione e adesso quelle attive sono Mag Verona, Mag2 Milano, Mag4 Torino, Mag6 Reggio Emilia, Mag Venezia, Mag Firenze e Mag delle Calabrie, ciascuna con diversità originarie e peculiarità localiste.
Senza scopo di lucro, in forma cooperativa e improntate alla trasparenza, associano da un centinaio a un migliaio di risparmiatori o “obiettori monetari”, sia persone fisiche che giuridiche, da cui raccolgono denaro per concederlo all’utilizzatore del prestito con un progetto d’impresa o comunitario, specialmente di piccola entità e radicato nel territorio, nella reciproca conoscenza, responsabilità e fiducia. La garanzia richiesta è incentrata sulla tipologia dell’iniziativa che è sottoposta ad una scrupolosa analisi per valutare la qualità o eticità dell’intervento, l’utilità sociale ed ambientale e la capacità di guadagno, con l’equilibrio delle differenti dimensioni.
In generale delle rilevanti attività finanziate o progetti sostenuti dalle Mag negli ultimi anni sono: cooperative di inserimento svantaggiati per varie mansioni, dal riciclo rifiuti all’assemblaggio di componenti meccanici, fino ai servizi cimiteriali ed igienici pubblici e gestione parcheggi; libera professione femminile di mediatrici interculturali, educatrici e psicologhe; imprese di donne per conduzione di asili nido e di alloggi temporanei per famiglie di pazienti ospedalieri; produzione di birra artigianale con lavoratori disabili fisici o mentali; pizzeria biologica con forno a legna itinerante e per vendita in confezione a gruppi di acquisto solidali, negozi naturali ed e-shop sostenibili; ristorante ambulante di pesce fritto; pub letterario; bottega di largo consumo a km0; laboratorio di smielatura con relativa didattica; opificio musicale con lezioni per ragazzi e bambini; centro olistico per benessere personale e consapevolezza ecologica; biocostruzioni con legno, argilla, paglia e canapa; smaltimento degli scarti e utilizzo di stoviglie lavabili nelle sagre; rimboschimento di zone degradate; recupero di edifici dismessi da adibire a luoghi ricreativi; rigenerazione di spazi di comunità o welfare di prossimità per ridurre solitudini e creare relazioni; formazione di precari o disoccupati per avviare autonome aziende; corsi di educazione finanziaria; sportelli di consulto per nuovi stili di vita; soluzioni ecologiche di trasporto metropolitano; iniziative di coabitazione; implementazione di distretti equosolidali; tanto altro…
Le Mag in Italia posero le basi per la nascita alla fine degli anni Novanta di Banca Etica, che oggi a livello nazionale conta quasi 45.000 soci, organizzati in circoscrizioni locali e gruppi di iniziativa territoriale per partecipare attivamente alle scelte o piani di governo e all’attività sociale.
Ha circa 95.000 clienti e gestisce le risorse finanziarie con un minimo etico inviolabile: persona, giustizia, ambiente. Nel 2019 ha erogato oltre 220 milioni di Euro in crediti a organizzazioni e imprese, generando diversi impatti positivi, sulla scia degli obiettivi dell’Agenda 2030, tra i quali: 9.800 nuovi posti di lavoro, anche per soggetti fragili e donne, 5.000 ettari coltivati a biologico con 18.000 tonnellate di cibo prodotto, 6 MW di impianti ad energia rinnovabile installati, 4.900 tonnellate di emissioni di anidride carbonica evitate, 291.000 tonnellate di rifiuti riciclati e recuperati, 38.000 servizi individuali socio-assistenziali, 8.300 accoglienze dignitose di migranti, 474 alloggi Social Housing per nuclei familiari, 4.100 eventi culturali, 107.000 formati da corsi di istruzione, 58.000 avvicinati allo sport.
Nella finanza etica, il credito in tutte le forme è un diritto umano e il risparmiatore o investitore ha la possibilità di darlo alla collettività per contrastare i problemi sociali ed ambientali, con un ruolo di attore, per un rendimento che, invece di accumulo monetario, è di appagamento nel contribuire a cambiare in meglio le cose.
Le realtà di finanza etica, così come quelle dell’equosolidale, nonostante il proposito di fare rete fra loro e con altri, sono però rimaste nella nicchia e fuori dalla moltitudine, talvolta per mancanza di energie e risorse.
Nel documento “Dopo il CoronaVirus. La cultura politica del Movimento Cinque Stelle” – questionario e ricerca del sociologo Domenico De Masi – la finanza etica, l’economia solidale, il consumo critico e il commercio equo sono alcune delle idee e pratiche di trasformazione su cui orientarsi e il movimento potrebbe offrirgli manforte per amplificarle, nella condivisione di competenze, valori e differenze, agendo insieme per il bene comune.
Nel ripercorrere e analizzare le formazioni storiche di reciproco aiuto in Europa, dalle città medievali alle unioni o club dell’età moderna, il libertario Petr Kropotkin giunse alla conclusione che: «Nella pratica del mutuo appoggio, che risale fino ai più lontani principi dell’evoluzione, troviamo così la sorgente positiva e sicura delle nostre concezioni etiche; e possiamo affermare che del progresso morale dell’uomo, il grande fattore fu il mutuo appoggio e non la lotta. E anche ai giorni nostri, è in una più larga estensione di esso che vediamo la migliore garanzia di una più alta evoluzione della nostra specie».
L’AUTORE
Saverio Pipitone – Giornalista pubblicista e redattore economico-finanziario. Autore di articoli di varie tematiche, dalla critica economico sociale alla storia, dall’ecologia al consumismo. Oltre a Pesticidi a tavola, ha scritto i libri Shock Shopping La malattia che ci consuma (Arianna Editrice) e Forno a Microonde? No Grazie (Macro Edizioni). Blog: saveriopipitone.blogspot.com